Avevo deciso di tenere un diario quotidiano del terremoto. L’ho fatto per alcuni giorni, per qualche settimana, poi una mattina mentre correvo sul mio solito giro in campagna, quello che molti di voi hanno percorso domenica 6 gennaio, mi sono ricreduto. Al rientro verso il centro del paese, mi sono fermato ad osservare le vie del centro con due occhi appoggiati ad una recinzione e la voglia di vedere al di là di quel metallo. Era difficile continuare a fare la cronaca di un dolore aperto. Non potendo penetrare la zona rossa ho chiuso per un istante il mondo fuori e mi sono immerso nel ricordo del 6 gennaio 2012, quando via Matteotti era viva, piena di gente in festa, colma di maratoneti. Portare la maratona nel mio paese d’adozione era stata una scommessa. Una voglia di libertà che sconfinava tra lo scetticismo dei campi e la curiosità del borgo. Eppure tutti si erano stretti intorno al progetto che insieme a Monica, Gianfranco e Claudio avevamo germinato così su due piedi. Ed il 6 gennaio 2012 Crevalcore era diventato un paese di maratoneti. Chi l’avrebbe mai detto… Quella mattina nelle mie orecchie c’erano ancora le vostre voci. Negli occhi chiusi, i vostri sorrisi. E nella mente l’idea che la mia vita e quella delle persone care era stata per un istante preda di sconforto e terrore. Minata da scosse continue e dalla nebbia di un pericolo a cui non sapevamo e non potevamo dare risposta ed avere difesa. Ad un tratto si è avvicinata una signora anziana, con lo sguardo ferito dalla sofferenza e gli occhi spenti di chi sta abbandonando la speranza. Mi ha fissato per qualche istante, poi le sue parole hanno rotto il frastuono di quel silenzio: “E adesso dove andiamo…Non ho più una casa”. Ricordo l’ago che mi ha trafitto la gola, ma più di ogni altra cosa ricordo il suono della sua voce: lontana.
“A correre”, le ho risposto. Erano parole insensate, le mie, profondamente banali e perfino scortesi, al limite del blasfemo. Avrei meritato una replica dura, secca e cattiva. Uno sputo sulla faccia. Ma solo quelle mi sono venute, perché forse in cuor mio volevo scappare, andarmene da quell’angolo di dolore che non ero capace di alleviare. Lei mia ha sorriso e la sua mano ha carezzato la mia pelle, riscaldandola. Così come sanno fare solo gli angeli.
“Fatela anche quest’anno quella corsa” ha detto, “è stata una bella giornata, ne abbiamo bisogno”.
Domenica 6 Gennaio 2013 ognuno di voi ha restituito quella calda carezza alla mia compaesana, e con lei a tutta la nostra terra. Ogni passo della vostra corsa ha lasciato un’impronta nel fango, nell’asfalto e nel cuore del mio paese. Se potessi esprimere la gioia che ho provato domenica sera avrei di che illuminare il cielo per un millennio. Vi ho guardato correre, ridere, qualcuno perfino piangere. Ho letto i vostri sorrisi amari e quelli vivi. Vi ho visto mangiare, bere e parlare di cose belle e di cose buone. E mi sono detto che per l’ennesima volta avevo ragione io: l’amore vince sempre. L’amore ricostruisce le case, ripulisce le spiagge, riunisce le perdite. La corsa è amore, in tutte le sue espressioni, in tutte le sue forme. Domenica 6 Gennaio voi ne siete stati l’esempio vivente.
GRAZIE DI CUORE A TUTTE LE PERSONE CHE CREDONO ANCORA CHE L’AMORE, L’AMICIZIA E LE BUONE PAROLE SIANO L’ANTIDOTO ALLE GUERRE, ALLA CATTIVERIA E AL TERREMOTO. CREVALCORE VI ABBRACCIA COL CUORE, MARATONETI.
“A correre”, le ho risposto. Erano parole insensate, le mie, profondamente banali e perfino scortesi, al limite del blasfemo. Avrei meritato una replica dura, secca e cattiva. Uno sputo sulla faccia. Ma solo quelle mi sono venute, perché forse in cuor mio volevo scappare, andarmene da quell’angolo di dolore che non ero capace di alleviare. Lei mia ha sorriso e la sua mano ha carezzato la mia pelle, riscaldandola. Così come sanno fare solo gli angeli.
“Fatela anche quest’anno quella corsa” ha detto, “è stata una bella giornata, ne abbiamo bisogno”.
Domenica 6 Gennaio 2013 ognuno di voi ha restituito quella calda carezza alla mia compaesana, e con lei a tutta la nostra terra. Ogni passo della vostra corsa ha lasciato un’impronta nel fango, nell’asfalto e nel cuore del mio paese. Se potessi esprimere la gioia che ho provato domenica sera avrei di che illuminare il cielo per un millennio. Vi ho guardato correre, ridere, qualcuno perfino piangere. Ho letto i vostri sorrisi amari e quelli vivi. Vi ho visto mangiare, bere e parlare di cose belle e di cose buone. E mi sono detto che per l’ennesima volta avevo ragione io: l’amore vince sempre. L’amore ricostruisce le case, ripulisce le spiagge, riunisce le perdite. La corsa è amore, in tutte le sue espressioni, in tutte le sue forme. Domenica 6 Gennaio voi ne siete stati l’esempio vivente.
GRAZIE DI CUORE A TUTTE LE PERSONE CHE CREDONO ANCORA CHE L’AMORE, L’AMICIZIA E LE BUONE PAROLE SIANO L’ANTIDOTO ALLE GUERRE, ALLA CATTIVERIA E AL TERREMOTO. CREVALCORE VI ABBRACCIA COL CUORE, MARATONETI.