Certamente la Maratona di San Silvestro a Calderara di Reno non sarà tra le più affascinanti del panorama podistico, ma per molti rappresenta ormai una classica di fine anno. Tanto che chi vi partecipa e scambia qualche battuta si accorge subito che molti stanno ripetendo un’esperienza già vissuta in passato in questa località della provincia bolognese. Per il fatto di farci vivere questa avventura vanno ringraziati gli organizzatori ed in particolare il signor Gozzi, che ci accoglie ogni anno nella solita ed utile palestra con simpatia e cordialità insieme ai suoi collaboratori. Una gara che ha la sua particolarità nello svilupparsi in un circuito, ovvero un tipo di gara che scoraggia molti per il timore di una sofferenza psicologica superiore a quella che si può provare per altre maratone. Ma che al tempo stesso a molti non dispiace affatto, trovando dei punti di riferimento non riscontrabili nei classici tracciati in linea. Nel corso degli anni il circuito si è “accorciato” ed “allungato”, aumentando o diminuendo inevitabilmente il numero di giri da compiere, con partenza ed arrivo al centro sportivo Pederzini. Nell’ultima edizione, di questi giorni, come lo era stato già nel 2012, il circuito misurava 5507 metri rispetto ai 3475 metri del 2011. Si potrà discutere quale sia più adatto e quale più piacevole. Ed è normale che sia così. Sinceramente, correndo senza pensieri e senza guardare il cronometro quest’ultima edizione, non ho avuto dubbi che quello più corto è più gradevole. Non riuscendo tra l’altro a capire il motivo per cui si sia scelto di allungare il tracciato con una rotonda quanto mai trafficata, un paio di strade ed un antipatico sottopasso di cui non si avvertiva la mancanza. A dettare la scelta ci sarà pur stato qualche motivo, ma se un parere si può esprimere, dico: “Ridateci il vecchio circuito”. Quando una cosa la sia ama, è poi spontaneo esporre critiche nell’intento di fornire uno stimolo a migliorare. In verità, quasi tutto ha funzionato, ritenendo che di tempo ne è passato da quando venne data la partenza con i podisti non allineati e costretti ad avviarsi alla spicciolata. Ritenendo che, giustamente, si è fatto tesoro di qualche errore del passato. Ma si consenta di pensare che in alcuni aspetti in quest’ultima edizione si poteva fare meglio. Non si corre per avere il pacco gara, anche se poi, dopo aver tagliato il traguardo, ognuno gradisce riceverlo. Però, non si può evitare di manifestare la delusione per aver trovato dentro il pacco una modestissima giacca antipioggia che per molti sarà inutilizzabile in quanto di taglia improponibile (per tutti una XXL). Non potrà essere né un ricordo (pur se c’è la scritta della maratona), né un capo di cui usufruirne. Sì, sotto questo aspetto si poteva fare molto, molto meglio.