Ancora una volta quest'anno la carica è stata data dagli AC-DC. Prima della partenza del 47° "Giro dei Tre Monti", infatti, Hell's Bells ha risuonato all'interno dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari, per ricostruire l'arrivo in seconda posizione dell'imolese Gianluca Galeati al terribile Tor de Geants. Un omaggio gradito dai 4.675 concorrenti, dei quali 805 agonisti, pronti a sgommare verso i tradizionali km 15,3 della gara coordinata dall'Atl. Sacmi Avis e guidata da Leo Zanuccoli.
Il percorso ricalca fedelmente quello del Mondiale di ciclismo datato 1968, dove primeggiò Vittorio Adorni. Il chiassoso serpentone multicromatico dalla pit lane si è frazionato verso la Tosa e le Acque Minerali, lanciando in testa magrebini e centroafricani (che dal 2003 non conoscono sconfitte), con un unico viso pallido, Alessandro Brancato.
All’uscita dall’impianto, la prima salita crea un frazionamento ed in testa rimangono Jaouad Zain, Ezekiel Meli e Jean Marie Uwajeneza, ma il marocchino mette tutti alla frusta già nella seconda, creando un divario già al gpm, collocato sul Monte Frassineto (252 m. slm), circa a metà dei km 15,3 previsti.
Allo scollinamento Zain ci arriva dopo 25’12”, con un margine risicato nei confronti del keniano Meli, recordman del percorso (44’40”), mentre il ruandese si allontana. Nella discesa si poteva presupporre un riaggancio, ma Zain gestisce il distacco ed ogni volta che Meli si avvicina, spinge sull’acceleratore, creando frustrazione all’avversario.
Nulla cambia perciò sin sul rettilineo d’arrivo, laureando per la seconda volta a distanza di 5 anni, Zain, che torna nella “sua” Terni siglando un dignitoso 47’14” e dopo 18” arriva anche Meli, con l’amaro in bocca. Ad 1’08” giunge il ruandese Uwajeneza , seguito da Kipchirchir (a 1’43”), Hajjy (a 1’50”) e finalmente il siciliano Brancato (a 2’46”), che nella lista degli italiani precede Barizza (9°, a 4’21”), Ercoli (12° a 5’31”) e Manuel Biagiotti (13°, a 5’44”), primo romagnolo, mentre la leadership imolese resta salda nella mani di Roberto Pelliconi (15°, a 6’).
La prova in rosa metteva di fronte le esperte azzurre Ivana Iozzia, Gloria Marconi e Laura Giordano all’emergente keniana Faith Kimutai, per sancire la loro recente supremazia, che negli ultimi 10 ha visto solo 2 trionfi stranieri, ma col record della Jepkurgat (52’25”).
La Iozzia, che nel 2015 ha vestito 2 maglie azzurre di Corsa in montagna, per riconfermasi dopo 12 mesi decide di spremere le avversarie sul suo terreno preferito, la salita, quindi aggredisce da leonessa la prima parte senza tirare il fiato. Alle sue spalle, prima restano Marconi e Kimutai, poi solo la fiorentina, la quale ha scelto una tattica più attendista, come la Giordano, veterana del percorso con 4 ori in bacheca, che a sua volta rinviene sull’africana prima del gpm. In discesa anche la Iozzia, come Zain, controlla la rimonta delle 2 inseguitrici italiane, tagliando il traguardo in 56’19”, con un margine risicato nei confronti della Marconi (26”) e della Giordano (37”), mentre la Kimutai esce con le ossa rotte, accumulando un gap di 2’20”. Ana Nanu, sesta a 4’27”, ha tenuto alto l’orgoglio del podismo romagnolo, se pur nata in Romania.