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fabio marri reggio emilia2015L’ideale per cominciare

Seconda puntata del circuito regionale di trail sotto l’egida della Uisp: si precisa (Christian Mainini e Francesco Montanari hanno pubblicato il regolamento solo sabato scorso, e non oso dire di averci capito tutto) che i trail ora inclusi nel circuito sono diventati ben 63, ma solo 12, uniti due a due, varranno per la classifica individuale “di specialità”, mentre tutti e 63 serviranno per la classifica a squadre, che non terrà conto dei piazzamenti ma solo del numero degli atleti  - speriamo che non succeda come per i cosiddetti gruppi più numerosi delle camminate domenicali, dove il numero prevalente di ‘atleti’ è dato da chi fa i cento metri dalla tenda  al ristoro e al ritiro della borsina.

In ogni caso, valida o non valida, la corsa di Sala Baganza (che fa pendant al Summer Trail, qui disputato nella stagione estiva e leggermente più selettivo per un passaggio da brividi sui calanchi e una salita da capre sotto il sole pomeridiano) ha radunato circa 400 partecipanti, nei due percorsi dichiarati di 14 e 23 km: lo dico fidandomi dello speaker alla premiazione, perché le classifiche non si vedono ancora dopo 36 ore. La mia impressione è che il numero ci fosse, ma che al bivio dei due tracciati la maggioranza abbia scelto il percorso corto (come ha fatto, udite udite, persino Giuseppe Pellacani, figlio di tanto padre, e a suo tempo vincitore della Abbots Way a staffetta).

Malgrado la concorrenza di Monteforte d’Alpone e della sua ecomaratona (dove sento dire che la entusiasta trailer sassolese Cecilia Gandolfi è stata messa fuori tempo massimo per 49 secondi: a Davos e alla UTMB sono più benevoli!), Sala era piuttosto affollata: nell’accogliente palestra comunale le procedure di ritiro pettorali sono andate un po’ per le lunghe, costando un ritardo della partenza di 11 minuti. 

Penso che il successo nasca anche dalla facilità di questo trail, la cui lunghezza risulta di 22 km (e non 23), e anche l’altimetria arriva a 480 metri (contro i 590 dichiarati dal sito, e addirittura i 1000 indicati nel calendario Uisp). Per giunta, almeno metà del percorso si svolge su strade, anche asfaltate (ufficialmente il 10%, ma direi di più) o carraie in ottimo stato: la cosa non corrisponde alle cosiddette “regole di Morfasso”, che pretenderebbero una quota preponderante di “single track” (diciamo, di sentiero da fare uno per volta), quello che a Sala Baganza praticamente non esisteva.

Male dunque? Questo “non è un trail”, come ho sentito dire per altre gare comunque più dure di Sala (ad esempio quella di Salvarano, ai cui organizzatori peraltro non importava nulla delle finalità del trail Uisp)? Direi di no: per facilitare il passaggio dei podisti dalla strada alla terra battuta, gare come questa sono ideali (e attenzione che alla partenza c’è il controllo per tutti del “materiale obbligatorio”, nella fattispecie cellulare e telo termico: cosa che spesso si omette nelle gare regionali, mentre all’UTMB mi è capitato addirittura che al km 50 mi facessero vuotare lo zaino per controllare se avevo la pila e il cappellino). 

Nei primi km di Sala mi sembrava di essere alla Mimosa di Albinea o al Tartufo di Viano, una salita leggera e quasi tutta asfaltata (a parte gli attraversamenti su stradina bianca del cortile del Castello e del grande Golf Club), sul tipo di quella che, se non ricordo male (si va indietro di decenni), fu utilizzata addirittura per la Vivicittà di Parma, con centro a Collecchio. 

L’ingresso nel bosco è solo al km 7, ma persino al sottoscritto riuscirà di correre quasi continuativamente, eccettuati due o tre tratti di una cinquantina di metri. La maggior parte del giro è all’interno del magnifico bosco di Carrega, con periplo di almeno tre laghetti e attraversamento del grande Casino del Bosco, uno splendore in completa rovina (avete presente la Corte di Fossoli?) eppure visitato dai turisti anche in questa stagione. Segnalazioni del percorso addirittura sovrabbondanti: quasi sempre, da un cartello o fettuccia si vede l’altra, e poi i segnali coincidono generalmente con le frecce ufficiali del parco. Se aggiungi il gran numero di addetti lungo la via, è ovvio che stavolta si è perduto solo chi lo voleva… 

Anche il temutissimo fango è apparso solo in pochi tratti; semmai, c’era un po’ di ghiaccio (siamo partiti intorno agli 0 gradi, e fatalmente abbiamo corso parecchio tempo in ombra); ma ad ogni ponticello di legno stava il cartello sul pericolo di scivolamento, troppa grazia! (purtroppo non c’era su quei tre scalini di degno in discesa al km 19, di cui sono vittima).

Due ristori, discretamente forniti:  il primo un po’ tardivo, dopo ben 12,5 km, il secondo al 18°. Ma il massimo è venuto al traguardo, con un ristoro che era un vero pasta party, a base di parmigiano, prosciutto e salame locale (cioè il meglio al mondo), con farinacei adeguati e annaffiato da eccellenti vini. Il tutto compreso nel prezzo di iscrizione, di 15 euro (cioè 0,70 euro a km; 20 euro al mattino stesso), che dava diritto a un pacco gara con un’altra bottiglia di vino, 250 grammi di parmigiano, 150 di salame a fette, sei fra iogurt, kyr e simili, un succo di frutta (oltre alla maglietta tecnica): insomma, non siamo ancora alle “borse della spesa”,  di valore  superiore al prezzo,  che si trovano in certe gare su strada, ma certamente il rapporto qualità/costo era molto vantaggioso. La doccia era ancora tiepida quando sono arrivato io, certamente non fra i primi. Se solo le misurazioni fossero più precise, e la classifica, sul bellissimo sito del “Gruppo Escursionistico Salese”, fosse apparsa con tempestività, direi che siamo all’eccellenza .

Domenica prossima, altro “winter trail” parmense, a Borgotaro: lì, neve a parte, ci sarà da sudare assai di più.