Assai arduo parlare di una gara che si è disputata quando chi l’organizza è un amico: se dici solo bene sei scontato, “è un amico”, se sottolinei qualche aspetto non perfetto “sei un incontentabile”; insomma, come fai sbagli!
In questa occasione posso però trarmi agevolmente d’impaccio perché il gruppo di Francesco “Checco” Misley, organizzatore della terza edizione del Trail della Riva, ha fatto le cose davvero per bene; e non sono solo gli amici a poterlo testimoniare.
La gara si sviluppa quasi interamente entro i confini del Parco dei Sassi di Roccamalatina, portando i concorrenti in un primo anello nelle vicinanze di Zocca, toccando anche la “cima Coppi” della gara, per poi ridiscendere a lambire nuovamente Roccamalatina dove i concorrenti del percorso corto di 20 km con 900 mt di dislivello, trovavano la deviazione che in meno di un km li riportava al traguardo. Chi invece ha voluto godere fino in fondo del bellissimo tracciato ha proseguito per altri 12 km per arrivare ai 32 totali con 1700 mt di dislivello, trovandosi cosi a percorrere la parte più “intrigante” della gara con passaggi su sentieri poco battuti, molto impegnativi dal punto di vista atletico ma assai gratificanti dal lato paesaggistico/ambientale, con atmosfere suggestive.
Il caldo, inusuale per la stagione, è stato fortunatamente mitigato dalla brezza che non è quasi mai mancata, e dall’accorta tracciatura del percorso che ha quasi totalmente eliminato i tratti in asfalto e ha mantenuto i concorrenti in gran parte sotto il bosco. La tracciatura non ha mai lasciato spazio a dubbi sulla giusta direzione: evidente la mano di chi nelle gare è abituato a cimentarsi. Punti di ristoro ben posizionati e riforniti; pasta party degno di questo nome e giustamente facoltativo, buono il pacco gara.
Possibile “tutto bene”? No, un appunto lo devo fare: nessun controllo del già ridottissimo materiale obbligatorio; personalmente non lo indicherei proprio, ma se viene richiesto un’occhiatina, magari a campione, la darei.
Altro aspetto non bello, sul quale nulla può anche la migliore delle organizzazioni, è la malaeducazione di alcuni che, pur facendo parte della mia stessa categoria, cioè i “super- tapascioni”, si avventano sui ristori come bufali spintonando malamente chi si sta riempiendo un bicchiere, e riuscendo in tal modo a guadagnare certamente almeno una decina di secondi sul tempo finale; ma nel contempo anche la
qualifica di “villanzone”, per la quale non me ne abbiano gli agricoltori.
Come sostengo da tempo, l’educazione è una brutta cosa per chi la possiede!
Considerazioni personali a parte, si è trattato certamente di un’ottima giornata di trail in un contesto che, pur senza toccare quote elevate, si è rivelato assai impegnativo.