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marri fabio 222x331 foto roberto mandelliEsperienza interessante

 

Non solo perché aborro le frasi fatte, eviterò di ricorrere alla tipica espressione “buona la prima”, che oltretutto è usata in senso sbagliato dal momento che, chi la inventò, si riferiva a due o tre risposte date a una domanda, o a due o tre provini di una registrazione, di cui il primo risultava il migliore. Dunque semmai “buona la prima” dovremo dirlo l’anno prossimo, se la seconda edizione andrà peggio.

 

Intanto, questa prima edizione ha classificato 170 podisti nella maratona, 258 nella mezza, 76 nei 10,5 km; senza contare le gare non competitive e una curiosa combinazione piedi+bici in cui i due compagni di squadra dovevano restare sempre uniti (ma di quest’ultima mancano ancora le classifiche, mentre di tutte le altre gare la Sdam ha fornito già nel primo pomeriggio di domenica gli ordini d'arrivo, riscattando un po’ la brutta figura fatta – per quanto attiene alla mia esperienza – con l’Abbots Way). Notare che a una ventina di km si svolgeva la classica Strarimini, che solo nella 21 km competitiva ha contato 654 arrivati.

 

La novità di questa eco-maratona consisteva nel non essere di montagna, ma tutta al livello del mare (il Gps mi certifica addirittura una quota minima di -5 slm, per un dislivello totale di 61 metri); una seconda ‘stranezza’ è consistita nella preponderanza della parte su fondo naturale: se i miei calcoli sono giusti, erano circa 36 km su 42 (un pelino scarsi), quando anche in tanti celebrati trail l’asfalto si prende ben più ampie percentuali.

 

Non è purtroppo strana la nota negativa delle docce, poche (dai maschi, una sola efficiente) e ghiacciate; come pure di qualche carenza segnaletica, peraltro ristretta all’ultimo tratto boscoso, la pineta di Cervia-Milano Marittima, dove una freccia quasi invisibile ha indotto molti (me compreso) a tirar dritto finendo contro il terrapieno della ferrovia.

 

Per fortuna non era vera la notizia, annunciata dallo speaker a pochi minuti dal via (ma del tutto assente dal regolamento e dal sito degli organizzatori), della mancanza di bicchieri ai ristori. C’erano tutti: semmai, mancavano i ristori dei km 10 e 40, e per fortuna la notte piovosa precedente aveva rinfrescato l’aria e non pare ci siano state crisi di sete.

 

Mancava anche un qualsiasi controllo lungo il percorso: non tanto nei radi incroci con strade aperte al traffico, che erano perfettamente sorvegliati, ma per verificare che tutti i concorrenti facessero tutto il percorso. Mi spiego: si partiva da Cervia, poi si andava nell’entroterra, dal km 10 al 20 si percorreva l’argine destro del fiume Savio (tratto faticosissimo causa l’erba altina, i residui di precedenti falciature non rimosse, e il fondo irregolare); poi si traversava il Senio in direzione di Ravenna, su un ponte che veniva percorso anche in senso inverso nel tratto di ritorno. A noi ‘onesti’ restavano 12 km fino alle porte di Ravenna (tra Lido di Dante e Lido di Classe), per poi tornare sullo stesso ponte, allo stesso ristoro (km 20 e 32) e poi in direzione di Cervia. E se uno avesse semplicemente fatto dietrofront? Non c’era nessun controllo, fosse tappetino chip o spunta manuale.

 

A proposito di irregolarità oggi di moda: nei primi km (percorsi unitariamente tra i 42 e i 21 km) ho visto un cane di taglia medio-grande, senza guinzaglio ma che evidentemente accompagnava un padrone mimetizzato nel gruppo. Sinceramente, non sono riuscito a scandalizzarmene (ma questa è la personale impressione di F. M. che non coinvolge la ‘linea’ legalista di Podnet). Ripeto che trovo più irregolare non fare nessun controllo lungo 42 km.

 

Percorso, ripeto anche questo, bello e gradito a tutti, specie per i molti km fatti in pinete nella seconda parte; escluso il lungo e defatigante argine del Savio, dove il ‘single track’ caro ai trailer era rappresentato dal solco delle motociclette, da calcare con un piede solo. Paesaggisticamente bello, sportivamente e ‘posturalmente’ deleterio.

 

Discreto il pacco gara (maglietta tecnica, bottiglia di vino, sacchetto di sale, più pasta party alla fine), anche in considerazione dei prezzi molto bassi per chi si iscriveva entro aprile. Il clima ci ha graziato, e c’è stato anche il tempo di andare, dopo la gara, in spiaggia a vedere se la temperatura del mare era più alta di quella delle docce.

 

Per la cronaca, risultati di non grande pregio tecnico: da ritenersi buono il 2.43:36 del vincitore Gianluca Palli, che ha inflitto un quarto d’ora al secondo, Mattia Di Nunzio. La prima donna, Anna Giunchi, ha impiegato quasi tre ore e mezzo, dando peraltro mezz’ora alla seconda Barbara Bertarelli.

 

Ma non credo che questa corsa fosse appetita dai cacciatori di prosciutti o di spiccioli monetari, quelli e quelle che insomma non vanno a Roma o Venezia perché coi loro tempi non cuccherebbero niente, ma vanno alle maratone di serie C per vincerle con 2.40 o 2.50 e prendere la busta paga. A Cervia ho visto soprattutto romagnoli e 'supermaratoneti’, quelli che raramente vincono qualcosa ma si contentano dei ritrovi tra amici e dei reciproci sfottò. Tra tutti, cito Ulderico Lambertucci, maceratese, che dopo aver stabilito negli anni Novanta il record del maggior numero di maratone corse in un anno, si dedicò a corse individuali non omologate ma ricche di spiritualità, come quelle verso i santuari di Czestochowa e Compostela. Oggi, sui 70 anni, corre ancora una gara difficile come questa in 4.16.

CLASSIFICA GENERALE DI TUTTE LE DISTANZE