SERVIZIO FOTOGRAFICO - CLASSIFICA GENERALE - Con una splendida giornata di sole si è corsa oggi l'edizione 2016 dell'ormai classicissima "Un Gir per Bursan", l'evento giunto alla 38^ edizione è stato organizzato dalla Polisportiva Borzanese ed ha visto la partecipazione di circa 210 competitivi nel trail di 21.2 km. e di 900 non competitivi nelle varie distanze (4, 10 e 21.2).
La gara maschile ha visto il dominio, sin dalle prime fasi, di Claudio Costi (GP la Guglia Sassuolo) che ha fatto gara solitaria andando a vincere in 1h31'41", alle sue spalle c'è stata battaglia con tre atleti arrivati sul traguardo nel giro di 20 secondi, il primo di loro ad arrivare è stato Fabio Pinelli (Stone Trail Team) che ha chiuso in 1h35'16", terzo Andrea Spadoni (MDS Panaria Group) in 1h35'26".
Tra le donne il dominio di Ilaria Aicardi non è mai stato in discussione, la reggiana in forza all'Atletica Reggio ha tagliato il traguardo in 1h43'21" lasciando la seconda, Maria Rosa Beneventi (Atl. GEA Scandiano) ad oltre 21 minuti ; terza Alessandra Ferrarini (Pod. Cavriago) in 2h08'11".
Ordine d'arrivo maschile:
1 335 Costi Claudio GP La Guglia 1:31:41
2 527 Pinelli Fabio ASD Stone Trail Team 1:35:16
3 391 Spadoni Andrea MDS Panaria Group 1:35:26
4 376 Pellacani Giuseppe Atletica G.E.A. Scandiano 1:35:34
5 385 Sciacca Francesco Eden Sport SCSD 1:37:10
6 394 Valdo Cristian Uisp Reggio Emilia 1:39:37
7 530 Rondoni Roberto Atletica G.E.A. Scandiano 1:41:45
8 301 Aliberti Sabato Uisp Modena 1:42:10
9 195 Cornali Yuri Atletica G.E.A. Scandiano 1:44:11
10 54 Beneventi Fabio Podistica Biasola 1:44:24
Ordine d'arrivo femminile:
1 501 Aicardi Ilaria Atletica Reggio 1:43:21
2 502 Beneventi Maria Rosa Atletica G.E.A. Scandiano 2:04:26
3 465 Ferrarini Alessandra Pod. Cavriago 2:08:11
4 517 Zini Federica Atletica G.E.A. Scandiano 2:08:45
5 543 Lolli Laura Modena Atletica 2:12:59
6 409 Biolchini Patrizia ASD Pol. Rubiera 2:13:14
7 504 Bischetto Venera GP Luzzarese 2:17:44
8 522 Ferri Camilla Individuale 2:21:45
9 405 Marini Barbara Pod. Le Colline 2:23:07
10 531 Lombardi Simona Calcestruzzi Corradini 2:27:53
Il commento di Fabio Marri
Il dialetto di Govi
Comincio dal nome della corsa, in dialetto (mi raccomando, la S di Bursàn è sonora, non come la S di “borsa” ma come quella di “rosa”), al pari dei nomi di tutto il podismo amatoriale su strada. Le prime gare che corsi, 44 anni fa (sic!), avevano tutte nomi in dialetto: La sgambada, La trutada, Da la zresa al lambrusc, Quatar pas par Quarèntul, Al gir dal Final ecc.
Non è un caso: l’atletica ufficiale, “italiana”, era solo quella in pista; i campioni di allora, da Berruti a Mennea, da Morale a Ottoz, gareggiavano un metro sotto il cielo, e noi che al massimo facevamo i Giochi della gioventù potevamo vederli solo in tv, nelle cronache di Paolo Rosi (ex campione di rugby e cronista anche del pugilato di Nino Benvenuti), perfette e inappuntabili anche ortoepicamente e grammaticalmente, salvo quando gli scappò un “diobojone” causa una tazzina di caffè che gli macchiò la camicia.
Ma i campionissimi restavano lontani, e noi, volgo disperso che nome non ha, ci inventammo il nostro sport, tutto in dialetto appunto (è più recente la deprecabile moda di dare nomi angloamericani, dal color allo strongman alla Dee-jay-ten, e alla “marathon”, con l’H come Samantha e Deborah e Ruth). Ci si aprì la possibilità di gareggiare, magari solo per i primi cento metri, con Bordin o Baldini e soci (mentre prima, quando i campioni italiani di maratona si chiamavano Asfò Bussotti o Rino Lavelli o Giovan Battista Bassi, i concorrenti ai campionati erano sì e no una cinquantina, tutti rigorosamente cresimati dalla chiesa Fidal assoluti, e noi, chi tte conossce?).
Ebbene, la prima volta che sentii parlare di una corsa a Borzano fu dallo scomparso amico William Govi, che me la presentò come un prodotto di casa sua: in effetti, Albinea è a due passi, e su quei terreni Govi si allenava d’abitudine (al telefono lo trovavi solo dalle 17 alle 17,30, perché prima era in fabbrica, e dopo ad allenarsi). Si correva di sabato pomeriggio, e la distanza mi pare fosse 16 km, quasi tutti su strada perché allora nemmeno la parola “trail” era di moda. Tutt’al più si chiamava “cross”, come il Mimosa Cross del capoluogo Albinea, maratonina che si corre in marzo su un tracciato in parte uguale, e adesso è appunto diventata un “trail”, come quest’altra di Borzano, che rispetto all’ultima volta che la corsi (2014) ha aumentato i metri di dislivello (691, con due cimette a 475 e a 450 metri, dai 143 della partenza-arrivo), e ha molto ridotto i km su asfalto, circa 5-6 sui 21 totali. Percorso molto bello, non difficilissimo, pochissimo fangoso, con panorami che spaziavano dal vicino Furnasoun (altro nome dialettale di corsa memorabile) ai lontani Cusna e Cimone, e dall’altra parte ai ponti di Calatrava e al centro di Reggio. Più dura la parte dei km 10-15, con l’anello e “l’anellino” di Cà del Vento, che le foto di Teida Seghedoni documenteranno, se lo speaker e webmaster Morselli sarà abbastanza convincente…
Percorso segnato bene, specialmente nei bivii e incroci (una singolare ‘barriera’ che ho notato è stata una bicicletta con tanto di fettucce, posta a interdire una stradina proibita); tre ristori intermedi, dotati perfino di cioccolato fondente (e l’aggettivo è quanto mai appropriato, dati i 18 gradi all’ombra).
Molta nostalgia, per me, sull’asperità di Montericco, appunto in comune col cross di Albinea, dove mi sembrava che da ogni parte saltasse fuori Govi: questo Govi col quale era impossibile andar d’accordo (per il suo egocentrismo, per i tagli nelle maratone a circuito, per l’usuale dribbling alle quote di iscrizione e ai biglietti ferroviari …), ma se gli parlavi era disarmante, col suo intercalare “ehh? eeh?”; perché quando arrivò al traguardo della maratona di Ragusa dalla parte opposta, avendo tagliato 7 km di tornanti, girò attorno all’isolato e passò alfine il traguardo anche dalla parte giusta, protestò che non aveva fatto apposta ad accorciare ma era colpa delle segnalazioni (e naturalmente inserì Ragusa nel suo palmarès); o quando alla maratona di Calderara, su 7 giri, al sesto giro provò a dirigersi verso il traguardo e lo beccarono, se la cavò dicendo che aveva voluto mettere alla prova l’attenzione dei giudici…
Però William Govi (uno che prendevamo in giro su Podisti.net, ma lui era contentissimo e ci chiedeva le “fotocopie”, come le chiamava, degli articoli, che sicuramente saranno nel suo museo della maratona) ha fatto la storia della maratona di noi poveri sf* (anzi, un maratonismo come il suo sembrava fatto apposta a cancellare il pensiero della sf*: lui calcolò di aver avuto una donna, in tutti i suoi 57 anni di vita, solo per un totale di mille ore), oltre che la storia di questi percorsi su cui oggi siamo tornati in mille o più.
Aspettiamo ancora, invano, che il sindaco di Albinea cambi il nome di via Togliatti (dove William abitava) in “via della maratona n. 500”, come aveva promesso dopo che Govi ci aveva appunto corso la sua cinquecentesima maratona, in solitaria ma avvalendosi di un giudice amico che gliel’aveva convalidata. Ma al suo funerale, il 26 agosto di tre anni fa, nella chiesa c’erano più podisti che albinesi; compreso quel Beppe Togni, ottantenne e suo rivale per il record di primo maratoneta d’Italia, che lì venne da Brescia, poco prima di partire anche lui per l’ultima maratona.
Non omnis moriar, si dice di chi se ne va lasciando però un’eredità di affetti e di rimpianti. Oggi a Borzano me ne sono reso conto.