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Verdi o no, vale la pena, e non solo per correre

Verdi colline d’Africa è il titolo del romanzo forse più noioso di Hemingway, ma è stato riecheggiato (non so quanto volutamente) per la ripresa di questa gara dal cuore antico, un tempo dedicata a S. Anna, in un paesino minuscolo del pre-Appennino reggiano (300 m slm) , che ospita attualmente ben due camminate (l’altra si corre tra 40 giorni, 2 km più in su). Questi posti sono amministrativamente sotto Reggio, ma qui i confini delle diocesi fanno curiosi scherzi, per cui si sta sotto la stessa diocesi di Sassuolo (da cui proviene, per esempio, il mitico cardinal Ruini a lungo vescovo di Reggio); e la gara di Castellarano, una competitiva dal notevole appeal (ci va perfino Brighenti a fare lo speaker), appartiene al calendario podistico di Modena.

Sarà forse perciò che a far rivivere la corsa odierna (ugualmente inserita nel calendario modenese) ha provveduto una ASD modenese, il 3.30 Running Team di Formigine, animata dal curioso mix di un venditore di articoli sportivi e una avvenente farmacista, podisti entrambi.

La gara, non competitiva al prezzo di realizzo di 1,5 euro per l’iscrizione (usque tandem, in tempi nei quali podisti o presunti tali pagano 10-15 euro per alzarsi alle 5 di mattina, farsi colorare, infangare, affogare, magari tra un po’ anche immerd** e frustare?), ha radunato un discreto popolo (difficile dire quanti, stando la consuetudine della partenzsanvalentino2016 marri 2
a anticipata: diciamo 200 partenti regolari, e altrettanti già per la via), malgrado i 29 gradi e la conclamata durezza del percorso, con un dislivello di 330 metri su uno sviluppo massimo di 12,8 km, che per le gare pomeridiane estive sono un monstre (e il percorso ‘medio’ stava sui 9 km).

Primi e ultimi 3 km della corsa maggiore sono su asfalto, ma per il resto è quasi tutto sterrato, con 300 metri consecutivi di salita dove a volte pascolano le capre, tra il km 3,7 e il 9,5 fino a raggiungere i 460 metri, dai 170 della depressione massima. Tre ristori, scatola di pelati in premio e perfino acqua fresca corrente portata apposta perché le toilettes in muratura sono senz’acqua.

Quelli del percorso medio transitano da Montebabbio, altra località ‘storica’ perché toccata dalla 23 km delle Tre Croci o di S. Caterina di Scandiano, a novembre. E qui i ricordi si affollano, per altre gare celebri un tempo e che oggi non popolano più le colline verdi o spelacchiate o petalose di ginestre o ceramicate che siano: le corse più o meno parrocchiali di Rondinara o di S. Antonino, per esempio.

Contentiamoci di esserci ancora noi: mentre abbandoniamo il terreno della contesa, una fila di preti, col vescovo in testa, entra in chiesa per una funzione solenne. Qui è sepolto il beato Rolando Rivi, ucciso a 14 anni nell’aprile 1945, dopo tre giorni di torture, da due partigiani rossi. Una scuola della bassa reggiana ha annullato la visita al sacrario, perché il farlo avrebbe “infangato la memoria della Resistenza”. I colpevoli hanno pagato con ben 6 anni di prigione: un omicidio stradale gli poteva costare il triplo.

Foto di Teida seghedoni