Così può andare
Intendiamoci, niente di trascendentale, e nessuna raccomandazione a chi sta lontano di venire a un appuntamento cosiddetto “imperdibile”. Anzi, chi ha memoria sa di quando, fino a un paio d’anni fa, questa gara era anche competitiva, su un circuito da percorrere tre volte per un totale di circa 9 km: dunque, sotto il versante dell’agonismo siamo andati indietro.
È rimasta solo la gara non competitiva, su un percorso più ameno del precedente (che si svolgeva tra le fabbriche in un quartiere industriale delimitato dalla tangenziale e dalla ex statale per Ferrara), in gran parte per campagne ai confini nord-est della città, secondo un tracciato che un po’ ripercorre la classica 21 km di settembre, e dal lato opposto gli abusatissimi percorsi che 3 o 4 volte l’anno si dipartono dalla frazione di Albareto, con vista panoramica sulla montagna dei rifiuti (incredibilmente fatta perforare dalla linea alta velocità) e l’inceneritore.
L’anticipazione dell’orario alle 20 (rispetto alle 21-22 di un tempo) consente di avere piena visibilità della strada e dei contorni (dai campi di grano ormai biondi fino agli azzurrati monti dell’Appennino), mentre la stagione inonda i polmoni col profumo dei tigli. Stranamente, non ci sono zanzare.
L’endemico fenomeno delle partenze anticipate è attenuato dagli inviti dello speaker (Guido Spinelli, podista a suo tempo di discreto valore), e da una norma che se fosse sempre rispettata si rivelerebbe efficacissima a riportare il buoncostume: i premi di partecipazione sono distribuiti solo un quarto d’ora dopo il via, quando cioè si presume possano arrivare i primi del percorso corto di 3,8 km. Ed anche il clou extra-podistico della serata, cioè la proverbiale maccheronata (compresa nel prezzo del solito 1,50), va in onda quando stiamo già arrivando noi del percorso lungo (8,7 perfettamente misurati), dopo mezz’ora abbondante dal via.
Percorso piacevole e ‘immortalato’ (come si usa dire) dalla fotografa Teida, che mi ritrae mentre stiamo rievocando ai 5:25/km imprese podistiche e programmi informatici vetusti con uno dei podisti più anziani (come me) del movimento, Giorgio Borghi di Scandiano, e Sandro, un ragazzo sì e no trentenne che ha cominciato a correre da pochi mesi ed entro l’anno conta di finire la sua prima maratonina in 2.20 (naturalmente bluffa: già adesso vale 1.55).
Molto bravi gli organizzatori a trovare gli sponsor (ben 30 pubblicità affollano il volantino) sufficienti per coprire sia le spese organizzative (due ristori), sia i premi (una confezione di pasta e una di passata di pomodoro), sia la cena finale, cui da parte loro le società podistiche arrivano preparate, portando vino, pane, salumi, torte come ad esempio hanno fatto i reggiani di Scandiano e Rubiera, i carpigiani della Marisella, dell’Ilva e del vigile-capo Pavesi, i finalesi tra i quali ritrovo il mitico Sgnor Guldoon le cui maratone popolavano i nostri racconti di quindici anni fa, e naturalmente anche gli altri gruppi.
Sta per cominciare la partita inaugurale degli Europei, eppure è bello restarsene al fresco della sera di inizio estate, le gambe sotto il tavolo, a parlare di Umberto Guidetti e di Govi, della Corrida e delle Tre sere di Carpi, per le quali Ivano Barbolini veniva proprio qua al Torrazzo a raccogliere le iscrizioni. Oh, come grato occorre – disse un Poeta – il rimembrar delle passate cose. Da domani penseremo alle competitive e alle corse estreme; per oggi, è stato bello così.