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Caminada cun i amig… vecc

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SERVIZIO FOTOGRAFICO - I custodi di memorie patrie sanno che il primo incontro in carne e ossa tra il sottoscritto e Stefano Morselli (per la storia, con la s minuscola: 21 luglio 1996; Stefano, prima conosciuto solo attraverso il suo sito "gambero", di retrorunning) avvenne a due passi da qua, alla “Caminada cun i amig dla Tajada” che si svolgeva in questi giorni su un percorso pressoché identico all’odierno: chilometro ‘di lancio’ sull’argine, poi discesa in golena, stradine sabbiose tra il Grande Fiume e l’ombra degli alberi o del frumentone ormai alto due metri e mezzo; infine risalita sull’argine quando ormai il sole picchia sebbene siano passate da poco le 9, e traguardo condito da un ristoro abbondante, fresco (angurie!) e ‘caldo’ (salumi e formaggi vari, gnocco e altre delizie padane tra cui la polenta alla piastra, col tassello in alto su cui inserire il lardo).

Estinta la Tajada, e con lei purtroppo la polenta col lardo, i vecchi amici si ritrovano negli immediati paraggi della patria di Zavattini e dei naifs, per una camminata che da infrasettimanale è stata promossa alla domenica mattina, e sotto l’egida congiunta Uisp e Fiasp offre una fatica decisamente abbordabile anche di questa stagione (alla fine il Gps dichiarerà 9,300 con 27 gradi di temperatura).

Eccoci dunque convenire, senza esserci dati appuntamento, noi vecchi amici ovvero amici vecchi: Antonio Rossi che stavolta corre soltanto e lascia l’onere delle foto a Stefano Morselli (il quale, conoscendo questi terreni, ha la dote di riapparire da un punto all’altro del giro e riprenderci da sotto e da sopra, in corsa e da fermo); i reggiani, anche quelli di Montecchio, che non vogliono saperne dei greppi del Ventasso, Bedeschi come sempre in topless (reduce dall’avermi fatto da partner nella staffetta di venerdì a Formigine), i mantovani tra cui spicca la mitica Marta da Quistello (che fa sapere di essere divorziata, ‘alimentata’ dall’ex marito ovvero dai lauti introiti della nuova moglie di costui, e a 71 anni pienamente disponibile per una nuova vita che promette crocere in nave-scuola per chiunque), qualche finalese-mirandolese-pichiano e pure qualche carpigiano, inclusi il vigile-capo Pavesi, Danilo Sala detto Gamba ed Legn e Salardi, che mi fanno venire in mente una lontana cena a base di rane e pesce gatto. Su tutti, vigila all’ingresso dell’area sportiva l’ex campione di Cavriago Pietro Boniburini, col suo pullmino di scarpe a buon mercato (quanto valide, giudicherà Lorenzini vedendo le foto) che sembra faccia buoni affari, e intanto funge anche da deposito borse per amici.

Non cerchiamo contenuti tecnici in questa gara; pregevole comunque l’attraversamento iniziale di Luzzara lungo un bel viale lastricato al cui fianco si aprono chiese e palazzi; e poi la frescura del Po, da cui sembrano emergere i ricordi delle balere antiche chiamate, chissà, River Dancing o Lido Park; e infine lo stradello sull’argine, residuo di quell’antica strada nella quale don Camillo e Peppone si inseguivano giocosamente in bicicletta.

Vecchi amici, vecchie storie, e anche vecchi prezzi: con un euro e cinquanta si aveva diritto non solo al ristoro finale (che equivaleva a un pranzo, tra i vapori che annebbiavano l’atmosfera del tendone assolato), ma pure a mezzo chilo di pasta e una confezione di passata di pomodoro. Per chi rinunciava al premio, la Daniela reggiolese che regolava le iscrizioni si accontentava di un eurino solo. Più di così, penso che potrebbero solo pagarci per correre.

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