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fabio marri scandiano castellarano2016L’inventiva unica dei reggiani

Classifica generale (PDF) - Chiamatemi pure provinciale, ma non è da oggi che segnalo la zona di Reggio Emilia quale eccellenza nel panorama podistico nazionale, per varietà dell’offerta, inventiva degli organizzatori, economicità dei prezzi (esclusi i trail, che sono un pelino più cari che a Parma o Modena). E se all’interno del reggiano dovessi trovare un punto attorno a cui ruota l’offerta, indicherei non tanto il capoluogo, ma piuttosto Scandiano, che davvero durante la stagione propone di tutto, e da cui sono venute per esempio anche l’idea e l’allestimento della grande maratona di Reggio. 

Da Scandiano si parte per la maratonina autunnale di S. Caterina (una delle più belle collinari della regione, tanto da costringere il vicino coordinamento di Modena ad ammetterla nel proprio circuito, perché i modenesi si rifiutavano di andare, quel giorno, alla camminata ufficiale); per il trail a coppie del Furnasòun, per la maratona a squadre (un tempo, una 24 ore a turni di un’ora), per una serie di corse collinari e anche di pianura, che beneficiano della felice posizione geografica della cittadina.  

Ci manca solo la cronoscalata delle Tre Croci, da alcuni anni spostata nella vicina Quattro Castella; ma ce l’hanno fatta recuperare con questa corsa, che conclude un trittico di “Night Run” brillantemente messo insieme coordinando tre gare: una nuova come la Notturna dei ponti di Calatrava, una vecchia ma languente come la Vezzano-Canossa, e infine questa corsa in linea, alla sua terza edizione.

E sono ben 300 i partenti, di cui 43 donne, in buona parte ‘fidelizzati’ dalla partecipazione alle due corse collegate, le cui premiazioni avverranno alla fine di questa.

Si parte dal castello di Scandiano (Rocca dei Boiardo) dove più di 500 anni fa furono ricreati i personaggi di Orlando e Angelica nella straordinaria invenzione dell’ “Orlando innamorato”;  e si arriva al castello o Rocchetta di Castellarano, fatto costruire dalla duchessa Matilde di Canossa. In mezzo, a quota 385, stanno appunto le Tre Croci (col loro contorno assai meno poetico dei ripetitori per tv e telefonini), dove arriviamo dopo 4 km risalendo quasi 300 metri di dislivello, nel cielo che si fa sempre più scuro (siamo dopo le 21) così che la strada si accende di tanti puntolini luminosi, le nostre lampade frontali.

Proseguiamo a ritroso la strada della maratonina di S. Caterina, fino a Montebabbio, km 7, dove ritroviamo nello stesso punto il ristoro di novembre, e scolliniamo una seconda volta intorno a quota 360. Da qui, ci stacchiamo dal percorso noto, puntando a destra (sud) verso S. Valentino (teatro di due corse pomeridiane nell’ultimo mese), in prevalente discesa salvo un dentino a quota 330 al km 10. Da qui sarà solo discesa, su bella stradina asfaltata che punta verso la valle del Secchia, e dove chi ansimava in salita può rimontare coloro che invece non hanno coraggio a buttarsi giù piegando la schiena in avanti come prescrive Lorenzini. Anche questo è un percorso noto ai podisti locali, che lo hanno assaggiato in senso contrario durante le “Colline del Secchia” di un mese fa: ma in questa direzione, e con questo clima delizioso, si va molto più forte.

A vincere su tutti sono (come già a Canossa) Luca De Francesco, della MDS di Sassuolo, in 53:49, oltre due minuti sul compagno di squadra Lorenzo Villa; tra le donne, Fiorenza Pierli della Corradini, in 1.04, anche in questo caso oltre due minuti davanti alla seconda, la scandianese M. Rosa Beneventi (terza a Canossa). 

Ma questa è la corsa di tutti e tutte: come la vecchia leonessa Anna Maria Venturelli, che si impone agevolmente nella categoria over 50 femminile, davanti alla rubierese Tiziana Barbieri che ha cinque anni più di lei, e risulta la più stagionata del gruppo insieme alla venditrice di abiti per le spose di Correggio, Rosanna Bandieri. E in campo maschile tra i più applauditi è l’ultimo, ma immancabile Giuseppe Cuoghi, già campione di hockey a rotelle, che a 69 anni chiude a un buon passo intorno all’ora e 48.

Poi ci sono tutte le nostre sfide private: Ideo Fantini, anche qui nelle vesti di cavaliere di una gentildonna, mi rifila 25 secondi, non sufficienti però a recuperare i 43” che gli avevo dato a Canossa; mentre non c’è scampo per Angelo Giaroli, sempre dietro, qui come a Canossa, di un paio abbondante di minuti.

Sono le piccole gioie del nostro tempo libero, che però sono bilanciate dalla mestizia della partenza, quando commemoriamo Umberto Guidetti morto tragicamente sotto la Rocca di Scandiano poche settimane fa; e dall’angoscia dell’arrivo, quando ci raggiungono le prime notizie della strage di Nizza.

Non è il caso di aggiungere altre parole.