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Bomporto 20lug Nutria Pavesi SalardiQuando il termometro, a Modena città, alle 19 segna 35 gradi, circa 700 arditi prendono l’auto o il motorino per raggiungere Bomporto, una quindicina di km a nord, da decenni teatro di una classica non competitiva autunnale legata al vino novello (questa è la zona tipica del lambrusco di Sorbara) e alle caldarroste, e adesso sede di una iniziativa dal nome curioso e ironico.

Va detto che Bomporto, già danneggiata dal terremoto del 2012, ha poi subìto una disastrosa alluvione (o forse più di una) a principio del 2014, per la rottura dell’argine del Secchia (da notare che Bomporto è sul Panaro, non sul Secchia che dista alcuni km) esattamente nel punto dove l’antico tracciato della maratona di Carpi segnava il km 15 dopo la partenza da Carpi. Le autorità competenti, o i responsabili dei vari carrozzoni politico-amministrativi che dovrebbero vigilare sui fiumi, scaricarono la colpa sulle “nutrie” ovvero castorini, che dismessi dagli allevamenti di pellicciai avrebbero popolato i fiumi scavando le loro tane negli argini. (Giustificazione alternativa, i gamberoni americani, forse anche le lepri; ma si sa che in politica si può raccontare qualunque cosa, dalla nipote di Mubarak che bisogna redimere dal peccato, ai compiti fatti a casa ma che il prof non può permettersi di correggere, ecc.).

I bomportesi, in segno di giusta irrisione a certe panzane, e come attestato di simpatia nel confronto di questi animaletti che fanno solo il loro mestiere (mentre semmai toccherebbe alle autorità vigilanti di chiudere le tane, se è vero che sono le colpevoli), hanno intitolato alla Nutria questa simpatica garetta, competitiva e non competitiva, e con una sezione speciale per bambini dalla partenza differenziata; gara che dal centro di Bomporto, in prossimità della cosiddetta Chiusa Vinciana (una delle tante chiuse per consentire la navigazione, nella fattispecie delle antiche navi ‘di linea’ tra Modena e Mantova-Venezia superando i dislivelli, attribuita a Leonardo con fondamenti incerti), faceva percorrere una parte dell’argine del Naviglio (il canale che appunto dal porto di Modena, interrato 150 anni fa, raggiungeva a Bomporto il corso del Panaro e da lì il Po), oggi purtroppo fogna a cielo aperto i cui miasmi caratterizzano tutta l’area. Poi il giro instradava, con una serie di svolte ai 90 e più gradi, verso una zona di laghetti e parchi più o meno fluviali, per riportare al via dopo 4 km dichiarati (in realtà 3,700), con facoltà di compiere un secondo giro, mentre agli staffettisti bastava un giro per ciascuno.

Mi sono accontentato della non competitiva, soprattutto per fare 8 km e non solo 4 (per 4 km, scusate, preferisco allenarmi sotto casa), ritrovando i soliti compagni delle tapasciate modenesi, specialmente i carpigiani già visti dieci giorni prima nella golena del Po a Luzzara, e gli altri tipi curiosi di cui è costellata la fauna podistica (immancabili gli uomini soli alla disperata ricerca di compagnia femminile, disposti persino ad andare di passo pur di sentire al proprio fianco il profumo di donna; mentre la pingue moglie ufficiale sorveglia svaccata su una panchina nella zona traguardo).

In aggiunta al ristoro intermedio a metà gara (persino esagerato in un circuito così corto), il ristoro finale era ricco di frutta fresca a pezzettini, e preso d’assalto; pacco gara che, per il solito euro e mezzo, offriva una confezione di piadine; e va segnalato il modo originale di contrastare l’evasione tipicamente modenese, cioè il correre senza pettorale dicendo di averlo lasciato in borsa, oppure comprarne dieci – se il premio conviene a te e alla società – e ‘incassarli’ tutti: questa volta il ‘pettorale’ era un braccialetto, ovviamente uno a testa, che al ritiro premio ti veniva gentilmente tagliato via da una graziosa ragazza.

Ottima gestione delle gare competitiva e per i più giovani. Se non li avviamo adesso alle corse, tra vent’anni il podismo sarà solo un ricordo nello stile dei vecchi pescatori, che senza controprove rievocheranno le loro vittorie a Poggio Bustone o a Pizzighettone davanti a Bordin e a Bettiol. E la classifica dov’è? Mah, era una non comp…