Tra le gare più impegnative del calendario regionale emiliano, questa gara, che nel titolo mimetizza la sua asperità più dura, cioè il Monte Cimone a 2165 metri, da scalare con un dislivello di 1500 metri nei primi 12 km (mentre la Cima Tauffi è un montarozzo abbordabile di 1800 metri collocato a metà percorso), è arrivata alla quinta edizione, articolata nel percorso maggiore di 60 km con un dislivello di 4000 metri; in un percorso intermedio ovvero “light” (mica tanto, anzi indurito nel corso degli anni) di 35 km +2000 metri, ma che non passava nemmeno dalla Cima Tauffi e in pratica, dalla metà in giù, era quasi solo in discesa; e infine nella seconda edizione di un “easy” da 12 km (diciamo pure 11,3) +425 metri D, che di trail aveva solo il prezzo (15 euro, seppur comprensivi di un pasta party della sera prima che ben pochi concorrenti hanno sfruttato), e per il resto si riduceva a una bella garetta di bassa montagna con un tracciato prevalentemente su asfalto. Quelle che, insomma, da queste parti sono ‘vendute’ per cifre dai 2 ai 5 euro. Ma ovviamente va considerato il servizio chip, che consentiva classifiche esposte in tempo reale (sebbene online siano apparse solo il giorno dopo).
Di ottimo livello regionale i vincitori (su un lotto complessivo che ha sfiorato i 300 iscritti nelle due gare maggiori), con tempi di rilievo per gli uomini: sui 60 km l’indigeno Giulio Piana in 6h 33’ (ben 40 minuti sul secondo, su un totale di 117 classificati), e Sonia Del Carlo in 9h38; per i 35, Marco Rocchi in 3h 33, e Lara Mustat in 4h 29. Da notare la presenza in gara del grande Marco Olmo, due volte vincitore della UTMB, primo al Cromagnon e alla Valdigne, oltre che in infinite gare dei deserti, oggi sessantasettenne e (vale la pena dirlo) vegetariano, giunto intorno al dodicesimo posto sui 35 km (157 classificati). La gara più corta (anche non competitiva, con iscrizione gratuita) si è risolta con tempi sotto l’ora per i vincitori, ma è servita soprattutto ad allineare un buon numero di esordienti assoluti nel fuoristrada, con un numero di donne quasi identico ai maschi. Qualche goccia di pioggia non ha disturbato i concorrenti, prevalentemente della provincia di Modena o limitrofe, compresi vari toscani.
Per esperienza personale posso parlare solo della 12, ovvero 11,3, godibile camminata che dopo 1 km di asfalto si inoltrava nel bosco, con l’unico tratto relativamente duro (220 metri da salire) nei primi 2,4 km; poi salite più dolci fino al culmine dopo 6,6 km, a una quota massima di 930 metri dai 620 della partenza. Da lì, quasi 200 metri di discesa in un km e mezzo, poi oltre 3 km finali di asfalto in leggera discesa (non troppo segnalato a dire il vero: ma bastava andare dritto e non si sbagliava), che perfino al sottoscritto ha permesso di segnare una media complessiva su tutto il percorso di 6:27 a km.
Simpatica l’iniziativa di fare accompagnare ogni arrivato da due bimbette che gli correvano a fianco negli ultimi 10 metri. Eccellente il ristoro finale, coi tipici sapori emiliani a cominciare dai paninazzi alla mortadella, e idratato da frutta fresca di stagione incluse cocomere e meloni, e una birra che faceva parte del pacco gara (del resto non eccezionale).
Cosa non frequente nei trail, l’acqua calda delle docce era addirittura ustionante, ma ovviamente si poteva miscelare secondo i gusti. Insomma, a parte la denominazione di trail per la gara più corta, il resto merita tutta l’approvazione.