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Fanano 5a Cima Tauffi Trail 2016 Marco Olmo Fabio Marri

 

Tra le gare più impegnative del calendario regionale emiliano, questa gara, che nel titolo mimetizza la sua asperità più dura, cioè il Monte Cimone a 2165 metri, da scalare con un dislivello di 1500 metri nei primi 12 km (mentre la Cima Tauffi è un montarozzo abbordabile di 1800 metri collocato a metà percorso), è arrivata alla quinta edizione, articolata nel percorso maggiore di 60 km con un dislivello di 4000 metri; in un percorso intermedio ovvero “light” (mica tanto, anzi indurito nel corso degli anni) di 35 km +2000 metri, ma che non passava nemmeno dalla Cima Tauffi e in pratica, dalla metà in giù, era quasi solo in discesa; e infine nella seconda edizione di un “easy” da 12 km (diciamo pure 11,3) +425 metri D, che di trail aveva solo il prezzo (15 euro, seppur comprensivi di un pasta party della sera prima che ben pochi concorrenti hanno sfruttato), e per il resto si riduceva a una bella garetta di bassa montagna con un tracciato prevalentemente su asfalto. Quelle che, insomma, da queste parti sono ‘vendute’ per cifre dai 2 ai 5 euro. Ma ovviamente va considerato il servizio chip, che consentiva classifiche esposte in tempo reale (sebbene online siano apparse solo il giorno dopo).

 

Di ottimo livello regionale i vincitori (su un lotto complessivo che ha sfiorato i 300 iscritti nelle due gare maggiori), con tempi di rilievo per gli uomini: sui 60 km l’indigeno Giulio Piana in 6h 33’ (ben 40 minuti sul secondo, su un totale di 117 classificati), e Sonia Del Carlo in 9h38; per i 35, Marco Rocchi in 3h 33, e Lara Mustat in 4h 29. Da notare la presenza in gara del grande Marco Olmo, due volte vincitore della UTMB, primo al Cromagnon e alla Valdigne, oltre che in infinite gare dei deserti, oggi sessantasettenne e (vale la pena dirlo) vegetariano, giunto intorno al dodicesimo posto sui 35 km (157 classificati). La gara più corta (anche non competitiva, con iscrizione gratuita) si è risolta con tempi sotto l’ora per i vincitori, ma è servita soprattutto ad allineare un buon numero di esordienti assoluti nel fuoristrada, con un numero di donne quasi identico ai maschi. Qualche goccia di pioggia non ha disturbato i concorrenti, prevalentemente della provincia di Modena o limitrofe, compresi vari toscani.

Per esperienza personale posso parlare solo della 12, ovvero 11,3, godibile camminata che dopo 1 km di asfalto si inoltrava nel bosco, con l’unico tratto relativamente duro (220 metri da salire) nei primi 2,4 km; poi salite più dolci fino al culmine dopo 6,6 km, a una quota massima di 930 metri dai 620 della partenza. Da lì, quasi 200 metri di discesa in un km e mezzo, poi oltre 3 km finali di asfalto in leggera discesa (non troppo segnalato a dire il vero: ma bastava andare dritto e non si sbagliava), che perfino al sottoscritto ha permesso di segnare una media complessiva su tutto il percorso di 6:27 a km.

Simpatica l’iniziativa di fare accompagnare ogni arrivato da due bimbette che gli correvano a fianco negli ultimi 10 metri. Eccellente il ristoro finale, coi tipici sapori emiliani a cominciare dai paninazzi alla mortadella, e idratato da frutta fresca di stagione incluse cocomere e meloni, e una birra che faceva parte del pacco gara (del resto non eccezionale). 

Cosa non frequente nei trail, l’acqua calda delle docce era addirittura ustionante, ma ovviamente si poteva miscelare secondo i gusti. Insomma, a parte la denominazione di trail per la gara più corta, il resto merita tutta l’approvazione.