La nebbia avvolge tutto, confondendo i contorni delle case. I fari delle macchine sono raggi fendenti un muro d’acqua.
La pista Cavina è un’isola di luce in un mare grigio scuro.
Non ho capito bene in cosa consiste l’allenamento collettivo, ma visto che passo per Bologna ho deciso di parteciparvi. La mia vita quest’anno scorre molto sulle autostrade emiliane. Beffe del destino. Tempo preso con ironia, raccogliendone tutti gli aspetti positivi e ridendo in faccia a ciò che attualmente non si può cambiare.
Claudia e Barbara mi vengono incontro pronte a correre con il numero attaccato sulla maglietta.
Mi sorge un dubbio di essere nel posto sbagliato. Dopo cinque minuti ho un numero anch’io, quello dell’età che vorrei avessero le mie articolazioni!
Bisogna correre un 5000m in pista per mangiare una fetta di pandoro. I giudici non fanno sconti sul numero di giro, semmai ne aggiungono. Questo pandoro diviene una faccenda seria.
Mi sarebbe piaciuto mangiarlo in partenza, perché stamane la sveglia è suonata in un’ora illegale, il pranzo l’ho passato a nuotare e sono in piedi con due merendine dell’ultimo pacco gara.
Non c’è speranza, lo guardo ancora imballato mentre mi avvio alla partenza. Mi metto in ultima posizione. Ci saranno due batterie, oggi devo giustificare al mio allenatore i chilometri. Dodici giri e mezzo non bastano. La nebbia imperla i capelli. Entro nel mio mondo. Adoro correre. Non è la mia vita, è una gran parte di essa. Le gambe sono leggere. Incredibilmente non mi fa male nulla. I giri passano al ritmo della canzone del mio cantante spagnolo preferito. Sto contando i giorni che mancano al suo concerto. I biglietti nel cassetto, come i sogni già pronti per il prossimo anno.
Il respiro emette un vapore che si perde nell’aria confondendosi con la luce e la penombra che si alternano periodicamente a ogni giro.
Non ci sono pensieri che ostacolano il passo. Non li conto questi giri. Vorrei stare in questa pace, protetta nella corsia arancione, nel mio silenzio, sorridendo. Finisce la prima batteria.
Il tempo di allungare i muscoli e riparto con il secondo gruppo. Sto bene. Mi affianco a qualcuno che ha un buon passo. Sincronia di respiri. La falcata si allunga. Mi sto divertendo senza fatica e le gambe vogliono mangiarsi più metri. Resto sola. Chiedo il numero di giri mancanti. Il cantante è arrivato alla nota in cui dice: “Seremos para siempre”. Mi piace ripetermi mentalmente le canzoni mentre corro. Le adeguo ai suoni esterni, sono il mio metronomo. Mai corso con le cuffie. La musica me la porto dentro. Pesa meno.
Il pandoro è tagliato e attende. E’ freddo, come l’acqua, come lo spumante. Quest’ultimo è l’unico ad avere la temperatura appropriata.
La simpatia dei bolognesi scalda l’atmosfera.
Buon Natale, detto tra i chilometri, perso nella nebbia, appeso nel cuore.