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albinea2017 partenzaIo la chiamerei Mimosa Rock. Perché è bella dura oltre che genericamente bella. Quella durezza gentile, come dire… una durezza affrontabile, che crea dipendenza. Infatti, ci torno ogni anno.

E se lo dice la Regina del Passo Saltellato sul posto, vuol dire che è veramente da provare.

La Regina della Doccia Fredda (non credo esista l’acqua calda nelle manifestazioni podistiche, è un’invenzione degli organizzatori) non smette di cantare Jovanotti: “io non mi stanco e no che non mi stanco non mi stanco”… di arrivare ultima. Così ultima che sono persino fuori tempo, quindi tecnicamente non pervenuta, fuori classifica, insomma veramente dietro.

La Mimosa è Rock! Mi piacciono quei primi 4 chilometri di leggera discesa dove poter scaldare le gambe, circondata da tanti podisti ma anche famiglie, bambini… ehi aspetta, perché girano tutti a destra? Perché nessuna testa di quel serpentone ondeggiante tira dritto?

Esco dal corteo in festa e sono già ultima, da subito, ma non me ne frega niente. Un gentile volontario mi fa notare che “per il medio a destra” come se non lo avessi capito, come se stessi sbagliando percorso. Signori miei, ci vogliono anche gli ultimi, e intanto scruto l’orizzonte alla ricerca di vita. Occhi a fessura, perché non ho pensato di portare un binocolo, ed ecco che sì, forse … a qualche chilometro di distanza c’è qualcuno del giro lungo, c’è speranza!

Ho bisogno di un po’ di speranza, per superare in scioltezza la leggera impercettibile salita che mi attende e che,proprio davanti alla Chiesa di Borzano, mi mette a dura prova. Signore ti prego, prometto, mangerò meno, mi allenerò di più, però adesso basta falsopiano, ti prego dammi una “salita” degna di essere chiamata tale, per poterla camminare?!?

Sono stata esaudita, vedo il tavolo dei volontari intenti a chiudere i sacchi dell’immondizia e sorpresi del mio arrivo, vedo la strada impennarsi e nascondersi dietro a un tornante. Bevo e ringrazio tutti. Cammino, respiro, guardo il panorama … ok, devo rimettermi d’impegno. Camminata a passo veloce, tento di correre dove possibile e sempre più in alto, sempre più la vista aperta sulla pianura, sempre più nubi alternate a sole caldo, alternate a qualche goccia di pioggia. Mi prendo tutto quello che viene, mi sento molto bene rispetto allo scorso anno, vado così piano che non mi affatico (spero che Albanesi non legga podisti.net)

Come tutte le cose belle la salita finisce, attraverso il bosco con poco fango e pochi fiori, infine non rimane che scendere.

Quella lungaaaaa asfaltataaaaa discesaaaa, quella che esalta la mia falcata (pesante) e la mia leggerezza (di spirito). Prego gli Dei del Podismo che finisca presta, ma mi rispondo che c’è solo un modo perché finisca presto: correre più veloce! Ok, ci provo, mi piacerebbe migliorare il tempo dello scorso anno, mi sembra di aver corso meglio rispetto agli scorsi anni, che inizio a guardare il Garmin. La Regina del Passo Saltellato smette di fare foto (che volete farci, a me piace), smette di importunare i ciclisti per strada elemosinando un passaggio e continua a correre davanti ai profumi dei ristoranti lungo il percorso. A me sembra già un sacco di roba ma l’orologio scorre, tic-tac, tic-tac, inesorabile, tengo duro, le previsioni dicono merda, ma non mi scoraggio. Conosco quell’ultima maledetta salitina prima dell’arrivo in piazza, so che devo tenere duro, corri, non fermarti, ce la puoi fare …

“ciao CasDisp!”

“Oh ciao, anche tu qui alla corsa?” e cammino.

No, cosa sto facendo?? Non posso fermarmi a chiacchiere! Con un movimento convulso, tipo spasmo, che mostra chiaramente come la testa dicesse “corri” e le gambe dicessero “anche no, grazie” mi rimetto in moto. Supero la salita, entro nella piazza e fermo il Garmin allo stesso tempo dello scorso anno.

Quanto manca alla prossima Mimosa Rock?!?

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