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jano 2017 petti
SERVIZIO FOTOGRAFICO

Rieccoci nell’ombelico del mondo podistico regionale, quella Scandiano che ne ha per tutti i gusti. Nella frazioncina di Jano ovvero Cà de’ Caroli, presso lo stesso circolo sportivo dove si svolge il Furnasoun by night (così chiamato per la presenza di un’imponente ex fabbrica di laterizi dalle ciminiere coniche spettacolari, e meritatamente fotografate da Nerino ai numeri 352-358), è di scena oggi la non competitiva ‘ufficiale’ del calendario reggiano, che si inserisce al posto di quella di Baiso, defunta, e fa concorrenza a un’altra di Casina ‘de-ufficializzata’.

Qui siamo più in basso che a Casina (l’altimetro dice 110 metri slm, e il termometro 26 alla partenza), ma la gara è più dura, per lunghi tratti solo camminabile, specie ai km 2-4 del “sentiero Spallanzani”, che si percorre in salita nel senso opposto, appunto, al Furnasoun. Si arriva a quota 370, proseguendo poi tra saliscendi più dolci, prevalentemente su carraie sterrate, con panorama che spazia tra Reggio e le più alte cime dell’Appennino emiliano. Il Gps dirà di 300 metri di dislivello da salire e scendere, per 10 km misurati esattissimamente. Due euro per l’iscrizione, un paio di calze da corsa come premio: direi che ci stiamo dentro alla grande.

Nessuna competitività, dunque siamo solo noi ‘puri’, e corrono persino i giudici Uisp tante volte impegnati qui a rilevare pettorali e tempi: i fratelli Iotti e i cugini Giaroli (Angelo, reduce dalla Casaglia-San Luca e in partenza per Davos: un buongustaio), e addirittura, se non inganna un’altra foto di Nerino, prende il via persino Christian Mainini cioè il presidente provinciale e consigliere nazionale dell’atletica Uisp (abbiamo tempo di scambiare due chiacchiere sulla convenzione con la Fidal, che pare circoli in due stesure diverse…).

Corre anche Giorgio Borghi, nativo di qua, e l’ultimo dei quattro “borghi agricoli” con questo nome a calcare ancora strade e sentieri; corre la Brunetta Partisotti, che da quando è in pensione arriva stabilmente davanti al marito Giulio Negri (anche davanti a me, per dirla tutta). Corre per quanto può Marino Pellacani (sulla sua vita, non solo podistica, bisognerebbe scrivere un libro), e sulla salitaccia mi raggiunge Duilio Fraracci, dopo aver gestito con Orietta le iscrizioni… Insomma, qui non ci sono sportivi seduti.

Persino Nerino, che ha un passato di maratoneta non indifferente ma qui fa le sue consuete riprese foto-video, cammina un paio di km per riprenderci anche al guado del Tresinaro: altri tempi, quando lo si passa durante il Furnasoun, tenendosi stretti a una corda perché la corrente non ci trascini via nella notte. Adesso siamo alquanto in secca; ma conforta vedere che i laghetti di irrigazione in quota sono abbastanza pieni, e se non basterebbero per abbeverare Roma sono sufficienti per le nostre coltivazioni.

Due ristori sul percorso, più uno ‘abusivo’ a 300 metri dal traguardo, che permette di gustare il bianco di Scandiano (e lascia pure che il cronometro segni già 1h 14); all’arrivo c’è anche Domenico Petti a riprendere tutti, e appena più in là, un terzo tempo succulento con gnocco e fette di anguria - fin troppo fredde!

E se non bastasse, alla tenda della Scandianese si tagliano i salami e i triangoli di parmigiano, e si stappa il lambrusco. E’ la festa di qualcuno? No, risponde il boss: i premi di società, noi li distribuiamo così.

Mi assale un ricordo: in questa domenica, ma del 1998, William Govi festeggiava a pochi km da qua i suoi 42 anni e 195 giorni di vita, inventando la prassi della maratona sotto casa. Di lui ci resta solo il ricordo, e la consapevolezza che dopo di lui il podismo è diverso.

jano 2017 nerino