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Dubbi floreali...

 

In un periodo, per me, di allenamenti lunghi, molto lunghi e lenti, domenica 20 ho approfittato della gara di Vidiciatico per fare un allenamento che avesse almeno la parvenza di una corsa. 

 

Sicuramente non me ne sono pentito: la gara organizzata da Federico Pasquali si è rivelata un ottimo banco di prova per far girare le gambe a tutti i regimi, inanellando tratti di discesa su asfalto, salite più o meno corribili a seconda del motore disponibile, sentieri e carraie che interrompono la continuità dell’asfalto in un anello che partendo dagli 800 mt di Vidiciatico scende sotto i 600 di Lizzano in Belvedere per poi andare a sfiorare i 1.000 mt. con una bella salita in sentiero monotraccia all’interno del bosco, e infine riportare i concorrenti alla partenza dopo 18,5 km e quasi 700 mt. di dislivello.

 

Per quanto mi riguarda, venendo alla cronaca della gara, capisco già prima della partenza di essere il classico “pesce fuor d’acqua” in un folto gruppo di concorrenti (235 i competitivi classificati) iper agguerriti che scalpitano parlando di tempi al km che io nemmeno mi azzardo a pensare: è ovvio, siamo in una gara per stradisti che per una volta si cimentano con salite e sterrati.

 

Penso: mi metterò in coda e, magari ultimo, arriverò al traguardo... in realtà la bravura degli organizzatori è quella di aver confezionato un percorso che, pur impegnativo, non è troppo duro: l’alternanza di salite e discese, fondi sterrati e asfalto dà modo di non andare mai in affanno e di godere di una giusta fatica senza scoppiare.

 

Sicuramente per me i tratti più belli sono stati quelli fuori strada, forse gli unici dove non ho solo subito sorpassi ma forse ho recuperato qualche posizione (specie nelle salite più ripide): mi ha fatto sorridere la segnalazione, verso fine gara prima di un breve tratto di discesa, che avvertiva della pericolosità della stessa: ma si trattava di una “autostrada” in discreta pendenza è vero, ma assolutamente corribile, anche se comprendo bene che per chi abitualmente corre su terreni lisci e pianeggianti e si è trovato in quel tratto magari con scarpe molto leggere, può aver rappresentato qualche difficoltà.

 

Venendo alla frase d`apertura, devo dire che al ritorno dalla gara sono andato a consultare la solita rete, avendo appreso che il fiore che fin da piccolo, su indicazioni materne, avevo chiamato e indicato come Cardo di montagna, si chiama in realtà Carlina: alla mia età vedersi mettere in forse tali certezze può essere destabilizzante… fortunatamente in più di un sito la Carlina viene indicata anche come Cardo di montagna: la reputazione botanica di mamma è salva!

 

Infine, non resta che confermare la mia sensazione iniziale registrando una classifica che mi vede di poco sotto la 200a posizione, che mi consente di trovare un ristoro finale ancora discretamente fornito ma evidenzia il mio passo da bradipo.

 

Un piccolo appunto agli organizzatori: alla consegna del pacco gara, un utile asciugamano e busta di tigelle, pardon crescentina in terra frignanese, veniva ritirato il pettorale: lo so, non vale nulla ma a me fa piacere conservarli (ne ho ormai una valigetta): non sarebbe stata sufficiente una spunta con pennarello?

 

Gara comunque da consigliare: dura ma non troppo, e ben gestita.