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Che fa un appassionato di podismo quando il caso vuole che il fine settimana nel quale ha deciso di far visita ai propri genitori coincida con la locale gara serale? Che domande, si iscrive senza pensarci due volte! Così mi sono ritrovato al via della 19^ edizione della Notturna di Borgo Hermada, piccola frazione del comune di Terracina, nel basso Lazio.

La curiosità di respirare l’atmosfera di una serale in una regione così lontana dalla Lombardia era tanta, quindi mi sono recato al ritrovo di partenza con largo anticipo per cercare di cogliere i dettagli. La prima impressione è stata quella di una macchina organizzativa molto ben rodata e di una grande partecipazione di tutta la comunità locale a supporto dell’Atletica Hermada, società organizzatrice. Partenza ed arrivo in pieno centro del paese, con via principale bloccata al traffico e tutta a disposizione dei podisti; ampia possibilità di parcheggiare in tutte le strade adiacenti oltre che presso il vicinissimo campo sportivo, nel quale spogliatoi e docce erano a disposizione dei partecipanti prima e dopo la manifestazione. La corsa era inserita in una “tre giorni” di festeggiamenti estivi incentrati sulla sagra gastronomica, quindi contava anche su un’ampia partecipazione di pubblico attratto da ragioni più prosaicamente culinarie.

L’appuntamento risulta essere uno dei più gettonati dell’estate podistica pontina, tant’è che le iscrizioni hanno superato quota seicento (a scanso equivoci mi ero comodamente preiscritto via mail, per evitare problemi di overbooking) creando una (credo) piacevole difficoltà agli organizzatori ed alla società di cronometraggio, per cui è stata rinviata di circa dieci minuti la partenza per completare la procedura di registrazione degli iscritti “last minute”. Il ritardo ha scombinato in parte lo schieramento sulla linea di start, predisposto con minuziosa cura e che prevedeva anche una mini-gabbia per i top runner, rimescolando un po’ le carte e generando un certo ingolfamento nella parte frontale del plotone. Essendomi posizionato al via, come di consueto, con un certo anticipo, ho potuto notare che il clima nelle prime file che andavano via via formandosi non cambia mutando di latitudine: le battute e la simpatica familiarità/rivalità fra gli atleti più performanti sono esattamente le stesse. In particolare noto subito davanti a me, presentati dallo speaker, i due vincitori della scorsa edizione, Diego Papoccia e Romina D’Auria e non posso fare a meno di osservare come abbiano decisamente il “physique du role” per recitare da protagonisti. Un particolare che mi ha colpito è il fatto che quasi tutti, anche nelle retrovie, vestissero i propri colori sociali, non so se perché, trattandosi di una corsa competitiva, non c’erano atleti “liberi” oppure per un maggior attaccamento dei colleghi laziali alla divisa della propria squadra, ma comunque il colpo d’occhio era notevole.

Allo sparo il gruppo si slancia per le vie del paese per compiere il primo dei due giri “piccoli” (circa un chilometro ciascuno) all’interno dell’abitato di Borgo Hermada: le strade sono larghe, ma le numerose svolte secche non favoriscono la selezione, sicché la prima parte di gara risulta molto spettacolare per il numeroso pubblico che incita i concorrenti dall’uscio di casa oppure ai bordi delle vie. Dopo il secondo chilometro, il serpentone esce dal paese per affrontare il tratto sulle strade vicinali, che dopo altri cinque chilometri abbondanti riporterà i concorrenti sulla linea di arrivo in centro a Borgo Hermada. Le strade da queste parte sono per lo più rettilinee, in quanto costruite nel corso delle bonifiche degli anni ’30 del secolo scorso, e scorrono tra filari di eucalyptus che offrono un po’ di ombra ai podisti. Il tracciato non presenta alcuna asperità, ma il caldo e l’umidità si fanno sentire e rendono la fatica pesante fin dalle prime battute, senza contare che la doppia passerella iniziale ha invogliato molti (inutile dire che mi sono ritrovato mio malgrado coinvolto…) a dare più del dovuto all’inizio per trovarsi a pagare un conto salato già dal terzo chilometro. Ben due ristori, posizionati al quarto ed al sesto “mille”, consentono di rinfrescarsi con i bicchieri d’acqua porti dai solerti volontari e, come Dio vuole, si arriva al traguardo, personalmente devo dire con molta sofferenza dovuta alla totale impreparazione.

Nella fase di recupero di un minimo di lucidità subito dopo l’arrivo, ho realizzato ascoltando lo speaker che i due campioni in carica avevano bissato il successo del 2012, non lasciando chances agli avversari e realizzando anche tempi di tutto rispetto (24’36’’per il primo assoluto, 28’49’’per la vincitrice della gara femminile).

Ripreso fiato e riconsegnato il chip, mi sono dedicato coscienziosamente alla parte più gradevole, ossia il ricco ristoro finale a base di anguria fresca, crostata, yogurt da bere e the freddo, oltre al tris “panino+birra+gelato” offerto dagli organizzatori a tutti gli iscritti.

Considerando anche il pacco-gara costituito da due bottiglie di vino e un pacco di biscotti artigianali, concluderei dicendo che il costo dell’iscrizione di 10€ (8€ in pre-iscrizione) è stato ampiamente ripagato dalla qualità dei servizi e che ho sperimentato con piacere come il “passaporto podistico” ci consenta di trovarci a nostro agio e di sentirsi fra amici anche cambiando regione.

Sabato riparto per Chia, … nelle prime due settimane non ho mai messo ai piedi le scarpe da corsa e mi sa che nelle prossime tre sarà uguale… poco male, ricomincio a settembre e va più che bene lo stesso!