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Monza Resegone 2013 Guido Michele Pietro foto Roberto Mandelli- SERVIZIO FOTOGRAFICO -
In cima con le gambe da solo, in cima con il cuore in tre
Iniziamo dagli opposti.
L’aspetto positivo è che Guido sta bene e che con Pietro siano rientrati a casa bene. L’aspetto negativo è il non piazzamento della squadra.
In mezzo una grande avventura che per me, al debutto, è stata un susseguirsi di mille emozioni: alcune belle, alcune meno. Sicuramente non è stato bello tutto il periodo passato da quando ho saputo dello stop forzato di Guido alla rassicurazione che l’emergenza era rientrata. Ma andiamo con ordine.
Essendo io il debuttante, ero il componente del trio con più preoccupazioni, preoccupazioni che non sono certo diminuite dopo aver visto, la mattina del sabato, parte del percorso. Ma mi sono aggrappato all’atmosfera festosa, elettrizzante ed unica della partenza e poi con me c’era il “Presidente” eroe di mille battaglie con esperienza da vendere e Guido, non certo al debutto, e che si era allenato bene.
E quindi, in questo clima le preoccupazioni spariscono appena solco la pedana iniziale. Ma qui, col senno di poi e per la serie “niente succede a caso”, chi c’è davanti a noi dopo la partenza? Forse dei fotografi? Forse la squadra antecedente? Forse degli accompagnatori? No, c’è una bella ambulanza, una bella ambulanza che prima ci precede per un bel pezzo e che poi ci affianca per un altro pezzo….
Ma, a parte gli scherzi, noi siamo ben messi, giriamo al ritmo prefissato tra i 4’45 e 4’55 un ritmo che personalmente riesco a reggere senza problemi complice anche una nottata con un clima ideale. Spesso ci diamo il cambio in testa io e Pietro con Guido a farci da “vigile”; andiamo bene e sicuramente sono più le squadre che superiamo che quelle che ci superano; io, in alcuni momenti, quasi mi isolo e mi cullo in quell’atmosfera tutta nuova per me, il buio della notte, la gente con alcune sedie ai bordi della strada ad incitare tutti, le tante biciclette ad accompagnare e l’incitamento tra tutti noi corridori senza distinzione di squadra.
Ho buone sensazioni, personalmente, ed anche se al ristoro prima di Calolziocorte, Guido e Pietro tendono a rimanere un po’ indietro, arriviamo al 30° km ben sotto le 3 ore. Siamo in prossimità del cambio di percorso, nel senso che si comincia a salire. Pietro accusa qualche dolore alla coscia e Guido ha i crampi; rallentiamo e chiedo a Guido di provare a fermarsi un po’, a fare un po’ di allunghi e vedere di assumere un po’ di sali al ristoro successivo. Andiamo avanti, ma Pietro e Guido restano sempre più indietro; decido di andare avanti fino al ristoro ed aspettarli lì anche per non fermarmi troppo al freddo ed in salita. Al ristoro bevo un po’ di thè caldo e cerco di recuperare energie anche se nel complesso sto abbastanza bene; dopo 10/15 minuti non li vedo ancora e dopo circa 20 minuti comincio a preoccuparmi oltre a temere per il freddo che, tutto sudato ed in canotta, aumenta. Torno un po’ indietro, anche per tenermi in movimento e sentire meno il freddo,  ma niente ancora; dopo un po’ arriva una nostra squadra che mi informa che Guido si è fermato definitivamente, ma non per crampi, ma per giramenti di testa e quindi mi danno appuntamento ad Erve, alle moto dove per loro la gara finisce. La notizia di Guido mi preoccupa e con questa preoccupazione continuo, per scaldarmi, fino al ristoro di Erve per aspettarli. Questo breve tratto è un insieme di sensazioni negative: le condizioni di Guido, non riuscire ad arrivare in cima come squadra, sentirsi solo sulla strada anche tra altri corridori; mi distraggo da questi pensieri quando mi raggiunge a bordo della moto di Ricky, Pietro. Guido è stato prelevato dall’Ambulanza e sta arrivando anche lui ad Erve. Calo di pressione sembra; Flebo, stabilizzazione dei valori e fortunatamente tutto sembra rientrare. Con Pietro arriviamo alla sua moto, tristi e delusi, ma sollevati dal quasi sicuro recupero di Guido. A quel punto, non posso certo rientrare in moto in canotta e pantaloncini e con “l’autorizzazione” di Pietro decido di continuare da solo, di recuperare le borse in Capanna e di tornare giù intanto Guido avrebbe terminato le sue verifiche, presente anche Pietro. Con una maglietta in più riparto per il tratto finale, sul sentiero. Sento più la delusione che la stanchezza, ma la cosa importante è che Guido si sia ripreso. Con queste contrastanti sensazioni affronto il sentiero e qui ben presto si va avanti in colonna; il tratto è di quelli bei tosti, tutto in salita, da fare a momenti quasi a 4 zampe e dopo circa 1h arrivo; incrocio la squadra di Marisa e mi congratulo con loro. Sono in cima, ma non riesco a goderne al meglio; volevo esserci mano nella mano con Guido e Pietro, ma va bene lo stesso perché le priorità erano altre, giustamente. Non perdo tempo, acchiappo una bottiglia d’acqua, una crostatina, il borsone e riscendo; mi sento di nuovo solo tra gli altri che scendono e che si scambiano battute e racconti della loro gara; oramai sono quasi le 4’00 e sono quasi alla fine del sentiero. Mi viene incontro Daniela che mi offre un passaggio, ma soprattutto mi tranquillizza su Guido e Pietro, il primo è stabile e si è ripreso mentre Pietro si sta riposando nella sua auto. Incrociamo, ad un bar, anche la squadra di Marisa e anche loro mi offrono un passaggio che a quel punto accetto, avendo visto che Pietro e Guido sarebbero riusciti a tornare in moto autonomamente.
Arrivo a casa appena dopo le 6, doccia e mi sdraio sul letto ma non riesco a dormire, troppo stanco o troppi ricordi delle mille sensazioni della corsa che, comunque è andata, mi ha regalato emozioni a non finire. È stata un avventura del tutto nuova, una corsa con niente delle altre corse, e che importa se non siamo riusciti come squadra? La cosa più importante è stato vedere Guido venirmi incontro, in piedi e ripreso quasi del tutto.
Complimenti a tutti.
P.S. Pietro, Guido, stavamo proprio andando bene e se non c’erano imprevisti…. in cima ci arrivavamo con un bel tempo e sono quindi proprio contento di aver corso con voi.
Buone corse a tutti.