Dopo oltre sei mesi dall'ultima volta, siamo tornati a "spillare" il pettorale sulle nostre magliette da gara. Era infatti dalla Innovation Running dello scorso 22 settembre che non facevamo una gara. In questi sei mesi è cambiato tutto il nostro mondo ... ora corriamo soli, poco e soprattutto di mattina, ma con la gioia dentro che ci ha dato l'essere diventati papà e mamma di Zhan Bin.
La scelta di correre a Seregno è stata facile: è vicino a casa, l'abbiamo già fatta altre due volte e sappiamo che la logistica è buona (parcheggio, deposito borse, partenza, arrivo e docce sono molto vicini) e c'è un bell'ambiente.
Come al solito il sabato andiamo a ritirare il pettorale. Questa volta abbiamo nel bagagliaio la bicicletta di Zhan Bin e, invece di tornare subito a casa, andiamo a fare un giro al parco.
La domenica mattina la sveglia suona prestissimo (e in più c'è anche l'inizio dell'ora legale che ci fa dormire un'ora meno) per la nostra colazione. Dopo la colazione, invece di partire per il Palaporada e vedere la partenza della 100 km, abbiamo iniziato l'operazione che più ci preoccupava: svegliare Bin Bin. Dopo una buona mezz'ora dal primo tentativo siamo riusciti a fargli aprire gli occhi (in modo permanente) e a farlo vestire. Nel frattempo è arrivata la zia Simona che doveva passare con lui la mattina.
Alle otto circa abbiamo salutato Bin Bin e la zia (con un piccolo nodo in gola da parte nostra, non per la zia!) con Bin sorridente che diceva che mamma e papà andavano a correre. Poi ancora un saluto dalla finestra e ... via quasi in ritardo verso Seregno.
Quasi al parcheggio siamo stati fermati dal passaggio degli atleti della 100 km. Arrivati al palazzetto abbiamo avuto giusto il tempo di levare la tuta, cambiare le scarpe, depositare la borsa, fare un rapido pit-stop e andare alla partenza.
Come al solito a Seregno la partenza è preceduta dall'inno italiano suonato dai bersaglieri (domenica mattina l'avevamo già sentito per la vittoria Mondiale di Cappellini-Lanotte). Dopo aver suonato l'inno i bersaglieri si schierano ai lati del percorso e suonano la loro classica marcetta: tutti gli anni quando passiamo ci regalano una forte emozione e ci danno una carica…
Nonostante i dubbi sul nostro stato di forma, partiamo seguendo l'onda: 5'15" al primo chilometro sono un po' troppo veloci, ma invece di rallentare ci ritroviamo al secondo chilometro a 10'20" e le gambe sembrano andare. Poco dopo sentendo parlare tre atleti di Treviglio che vogliono finire la mezza al passo di 5'00" al chilometro decidiamo che non è il caso di superarli per evitare di non arrivare. Continuiamo comunque velocemente (anche se i tre Bergamaschi ci sfilano) fino al decimo chilometro (dove transitiamo con un tempo migliore del nostro best sulla 10K) quando ci fermiamo al ristoro: un pezzo di banana, un po' di sali e via. Nei primi chilometri ci siamo resi conto di essere meno allenati di altri anni quando nelle salite dei sottopassaggi invece di recuperare metri sugli altri atleti mantenevamo la distanza. Al dodicesimo la banana e i sali fanno a cazzotti (nello stomaco di Fabio, Lucia può mangiare di tutto senza avere problemi, anche i bomboloni alla crema prima della maratona) e siamo costretti a rallentare.
Dopo un altro ristoro siamo ritornati in zona Porada e appena sbucati sulla strada principale Lucia mi dice: "C'è Bin Bin". Io la guardo e non capisco. Lei dice "c'è la macchina" (come avrà fatto a vederla così da lontano considerato che faceva fatica anche a vedere più di tre birilli che delimitavano la strada). In quel momento trova le energie (o forse sarebbe meglio dire che non riesce più a tirare il freno a mano) per aumentare la velocità e mi manda ancora più in affanno. Arrivati alla "rotonda delle piscine" c'è un po' di voglia di fare i sarti e correre al traguardo ad abbracciare Zhan Bin, ma mancano ancora circa due chilometri ... i più lunghi della gara.
Poco prima di sbucare sul rettilineo di arrivo dico a Lucia che mi fermo e lei mi risponde: "non puoi fermarti, ce la fai, hai fatto più chilometri di me quest'anno, ha già fatto due maratone, e la terza cosa te la dico quando riesco non per mancanza di fiato ma perché è un'emozione troppo grande". Poco dopo mi dice "non puoi fermarti perché sei il papà di Bin Bin!".
Sbucati sul rettilineo finale iniziamo a guardarci intorno per vedere dove è Bin Bin e, non vedendolo, ci stavamo preoccupando. A meno di cento metri dall'arrivo lo vediamo e Lucia fa uno scatto per andare a prenderlo, gli tende le braccia e lo invita a correre a manina tra noi. Lui, dopo due passi di corsa si è girato verso la mamma che, prontamente, lo ha preso in braccio e lo ha portato al traguardo con noi.
Subito dopo il traguardo Bin Bin ci ha guardato serio, serio e ci ha detto "Basta corsa!", ma già al pomeriggio si è dimostrato meno categorico. Correndo sulla stradina ad un certo punto si ferma tira su i pantaloni della tuta al ginocchio e dice "come mamma" prima di riprendere a correre.
Fabio e Lucia
Lucia: Benché tutta la gara abbia pensato a Bin Bin, ci sono stati tre momenti in cui l'emozione ha preso il sopravvento impedendomi quasi di respirare. La prima al diciassettesimo chilometro, quando ho pensato: 'male che vada, tra ventiquattro minuti c'è Bin Bin'; la seconda quando ho visto la macchina e la terza quando cercavo di dire a Fabio che non poteva cedere perché è il papà di Bin Bin. La sensazione era la stessa che avevo già provato in altre gare (per esempio alla prima Stramilano Agonistica: una sorta di rantolo invece del respiro normale, ma le altre volte era per il rimpianto di non avere il cucciolo che ci aspetta al traguardo, questa volta era per l'emozione molto più bella di Bin Bin.
Fabio: La gara di ieri è stata molto intensa, anche se le paure e le ansie (a cominciare dal dover svegliare Bin Bin all'alba, rimettersi il pettorale, fare una mezza senza aver fatto mai più di diciassette chilometri, avere un passo troppo veloce, non sapere cosa aspettarmi quando ci rivedrà Zhan Bin) mi hanno fatto godere un po' di meno della gara. Sicuramente all'arrivo non stavo più nella pelle e dal momento in cui l'abbiamo visto alle transenne a dopo l'arrivo non ho capito più nulla e non ho ricordi precisi (giusto per fare capire come ero messo non ho visto il cronometro posizionato sul traguardo e ho spento il GPS circa un minuto dopo l'arrivo). Ma l'emozione più intensa l'ho vissuta stasera quando, senza barriere, ho visto la foto del nostro arrivo: non mi vergogno a dire che ci è quasi scappata una lacrimuccia ... l'ho sognato tante volte e in qualche momento ho pensato che questo sogno fosse difficilmente realizzabile ... ma questa foto è troppo bella!
