
Il trofeo Kima della Val Masino è la ultra skymarathon Italiana per “eccellenza”, e la federazione internazionale di skyrunning (ISF) riconosce meritatamente alla gara sul sentiero Roma una prova mondiale. E’ fuori dubbio che chi si iscrive al trofeo Kima desidera mettere alla prova la sua resistenza fisica e mentale su un tracciato “vero” di skyrunning; su una distanza micidiale, 52 km con salite e discese in alta quota “da paura”, questa alta via sondriese fa lievitare il dislivello complessivo a 8400 metri, ha un gpm: il passo di Cameraccio a 2950 metri sul livello del mare e cancelli orari rigidissimi, da top running. Perché “vero” skyrunning? Semplice! Diventa vero skyrunning quando nel percorso di gara ci sono passaggi attrezzati con gradini esposti, corde fisse, catene e discese su lastroni di granito che, se l’atleta sbadatamente molla un attimo la presa o la concentrazione, si ritrova in fondo ad un burrone o incastrato in qualche anfratto in mezzo alle rocce. Definire più precisamente lo skyrunning, con l’ausilio della prova del trofeo Kima, significa scrivere che i corridori del cielo devono superare di corsa passaggi alpinistici e con tempistiche da record. La tecnicità della corsa del Kima, quindi, esalta la specialità dello skyrunning e di conseguenza premia chi la organizza perché le persone che desiderano fare la differenza in forma positiva ci devono mettere senz’altro del loro con impegno e grande senso di responsabilità; certo, per una corsa cosi difficoltosa, bisogna anche ringraziare l’apporto fornito dai volontari, dal soccorso alpino e dai nuclei delle forze dell’ordine e, conseguentemente, senza questo indispensabile supporto umano, il trofeo Kima non avrebbe modo di esistere. Chi scrive ha la fortuna di assistere a Filorera agli arrivi dei corridori del cielo e vi posso assicurare che vedere i pianti, gli occhi lucidi o i sorrisi a 360 gradi, di chi porta a compimento la propria fantastica avventura del cielo, è una situazione umana molto forte e indimenticabile, ti prende cuore e anima, e lo skyrunning è anche questo! E’ una specialità sportiva, sì estrema, ma che ti fa diventare grande e ti aiuta nella vita a superare ostacoli molto alti; infine, su questo argomento, vorrei precisare che le emozioni del Kima colpiscono giovani e meno giovani e soprattutto un sempre maggiore numero di corridori: infatti, quest’anno c’è stato il record di partecipanti quota 211. Quest’anno il Kima è stato disputato con un meteo accettabile, ma in quota erano presenti nuvole basse, queste, insieme alla tracciatura del percorso, sempre molto difficile da posizionare per la natura selvaggia dell’ambiente, hanno reso il percorso molto difficile da seguire, quindi, un po’ i cancelli orari e in alcune situazioni errori di percorso, hanno falcidiato la classifica finale; le donne classificate sono state 11 con l’esclusione di nove concorrenti, mentre per i maschi i classificati sono stati 143 con l’esclusione di 48 corridori. La corsa del Kima al maschile è stata un assolo del fenomeno catalano Kilian Jornet Burgada che, con il passare delle ore, ha sempre costantemente guadagnato minuti sugli inseguitori; nella fase iniziale della gara ad impensierire Burgada sono stati l’italiano Nicola Golinelli e lo spagnolo Manuel Merillas, ma poi Golinelli ha dovuto abbandonare la gara e fortunatamente si è fatto avanti a sostituirlo un altro azzurro, Franco Sancassani. Nella Kima rosa, la svedese Emelie Forsberg è partita alla Burgada distanziando progressivamente l’americana Kasie Enman e l’aquila della Valetudo rosa, Emanuela Brizio. Brizio deve avere una capacità di sofferenza incredibile, perché, edizione dopo edizione, l’aquila iridata di Aurano, è sempre lì a lottare per il podio, giù il cappello per questa atleta che ha fatto la storia moderna dello skyrunning Italiano, non me ne vogliano i maschietti o le femminucce, bravi senza’altro anche loro, ma - classifiche alla mano - Emanuela è lo skyrunning italiano! Passato, presente e futuro, sperando che il buon Dio le fornisca ancora tanta salute per correre ancora un po’ di edizioni del Kima e le gare che vorrà correre. Dopo 6h12’20” Kilian si è presentato primo sul traguardo, soddisfatto di aver disputato una grande gara e, come sempre, ha gentilmente ringraziato gli spettatori presenti alla partenza, sul percorso e all’arrivo, ringraziamenti allargati agli organizzatori e al personale di soccorso e, senza tanti giri di parole, ha dato appuntamento al Kima 2016; poi a Kilian che il crono di gara sia record o no interessa poco, perché - mentre corre in alta quota - si diverte e questo gli basta e avanza. Per la cronaca, il Kima 2014 è stato riallungato rispetto alle edizioni precedenti per dei problemi franosi, e poi, tecnicamente, tracciare una gara con l’asprezza del terreno come il sentiero Roma e renderla sempre uguale nel corso degli anni è impossibile, anche perché non ci scordiamo che la natura è viva. Secondo all’arrivo il giovane spagnolo Manuel Merillas in 6h28’33”: Manuel ha tagliato il traguardo in preda ai crampi, dichiarando che dalla terza ora di gara soffriva per questo problema, allora veramente complimenti a Merillas! Terzo, e primo degli Italiani, Franco Sancassani, autore di una spettacolare prestazione in 6h38’14”; quarto l’Inglese Tom Owens, quinto un altro iberico Pere Aurell Bovè. Per la Valetudo skyrunning Italia, 13° il campione Italiano ultra skymarathon 2013, Clemente Belinghieri, 52° - l’uomo ragno - il valsesiano Salvatore Tarantola,64° la roccia Luigi Gritti, 73° il sempre presente Paolo Grossi e 80° il vice presidente dal cuore un po’ pazzerello, Luca Boffetti. Luca, per lo sforzo, è finito in ospedale per alcuni accertamenti diagnostici: un immenso augurio di una pronta guarigione! Nel Kima rosa la prima a sorridere è stata l’americana Kasie Enman in 7h53’42”, seconda - in preda ad una crisi di pianto per l’errore di percorso - Emelie Forsberg in 8h22’13 (comunque Emelie ha dato prova di grande sportività e coraggio e nonostante le lacrime non si è mai persa d’animo ed ha sempre inseguito il sogno di conquistare anche il Kima 2014, è campionessa mondiale sulle lunghe distanze non per caso!), terza la granitica aquila Valetudo rosa, Emanuela Brizio in 8’30’52”, sempre affaticata al traguardo, ma sempre dal sorriso raggiante. Domenica prossima le montagne bergamasche della Maga aspettano la sua grinta e determinazione per un’altra skymarathon da mettere a segno.
Comunque il Kima è il Kima, e chi taglia il traguardo nei tempi prestabiliti è come se riceva il diploma di top skyrunner; a chi, invece, ha inseguito il sogno e non è riuscito a portarlo a compimento, vanno comunque dei sinceri complimenti per averci provato.