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Milano Sempione Ciovasso 2015 foto Roberto Mandelli

SERVIZIO FOTOGRAFICO -

Per i pochi che pensano che la festa delle donne sia un’invenzione commerciale dei produttori di cioccolatini e mimose, oggi Vi racconteremo una triste storia che ha fatto da spunto per l’istituzione di questa giornata.

Agli inizi del  secolo scorso, la Triangle Shirtwaist Company produceva a New York camicette alla moda all’interno di un palazzo di dieci piani. Agli ultimi tre piani si trovava la produzione. I lavoratori erano povera gente, nella maggior parte dei casi si trattava di giovani immigrate da Germania, Italia ed Est Europa. Alcune donne avevano 12 o 13 anni e facevano turni di 14 ore per una settimana lavorativa che andava dalle 60 ore alle 72 ore. Il tutto con uno stipendio da fame: 7 dollari alla settimana. Prima del terribile incidente, se così possiamo chiamarlo, c’erano stati scioperi e manifestazioni di tutti i lavoratori del tessile, ma la Triangle Shirtwaist Company si rifiutò di firmare il contratto collettivo di lavoro.

Le condizioni della fabbrica erano quelle tipiche del tempo, con tessuti infiammabili in magazzino e scarti di tessuto sul pavimento. E fonti di fuoco ovunque: luci a gas aperte, lavoratori che fumavano. I dispositivi antincendio si limitavano a qualche secchio d’acqua. In queste condizioni, un incendio era facilmente prevedibile ed infatti il fuoco si scatenò nel pomeriggio del 25 Marzo 1911, uccidendo 146 lavoratori, in maggioranza giovani donne. In 62 persero la vita gettandosi per la disperazione dalle finestre. Le altre restarono soffocate o bruciate vive.

Max Blank ed Isaac Harris,  i proprietari della fabbrica e che al momento dell'incendio si trovavano al decimo piano, si misero in salvo, lasciando senza scampo gli operai, le donne e gli uomini che tenevano chiusi a chiave nelle sale di lavoro per paura che rubassero o facessero troppe pause. Al processo furono assolti... L’assicurazione pagò loro 445 dollari per ogni morto: il risarcimento alle famiglie fu di ben 75 dollari…

Ecco perché ogni 8 Marzo festeggiamo le donne e quindi oggi permetteteci un breve reportage solo in rosa, con un saluto a tutte le 223 atlete, le allenatrici, le volontarie e le spettatrici di questo 28° Trofeo Sempione, che ha visto la vittoria in rosa di Elisabetta Ottonello del CUS Genova in 37’11”. Con le concorrenti che sono state omaggiate con un vasetto di viole ed una speciale maglia tecnica a chi ne aveva fatto richiesta allo sponsor.

Circa il servizio offerto, c’è poco da dire, l’Arena offre sempre una location impeccabile e quando il tempo è bello fa molto piacere anche cambiarsi all’aperto chiacchierando con compagni di squadra ed amici. Maglietta tecnica ed un ristoro ben fornito completavano il quadro. A livello di numeri, tra competitiva e no, siamo arrivati a quota 988, con un incremento di circa il 15% rispetto al 2014, primo anno della nuova gestione.

Percorso sempre impegnativo, con saliscendi, ghiaia e cambi di direzione ed il bel finale sulla pista di atletica. Di certo non è il posto migliore per cercare un personale. I GPS, per quel che valgono, confermavano i 10 km indicati. Purtroppo il tracciato cambia sempre, ma si sa bene che al Sempione ogni anno c’è una novità, spesso anche la mattina stessa della gara e quindi di certo non se ne può fare una colpa agli organizzatori. Stamane è spuntata un’esposizione floreale ed un camion bar, entrambi regolarmente autorizzati, peccato non se ne sapesse nulla. Bene anche l’idea delle griglie di partenza che forse dovrebbe essere maggiormente pubblicizzata oppure bisognerebbe usare cartelli più grandi di quelli formato A4. Ma sono inezie.

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