“Non è più notte, non è ancora del tutto giorno, si gioca nel campo neutro del tempo. La 5.30 di Sergio Bezzanti e Sabrina Severi vive dentro questa sospensione, quando il giorno è ancora da affrontare e si può prendere la rincorsa.”
Si è ripetuta ieri mattina a Milano, seconda tappa del tour 2016, la magia della 5.30 che ha radunato almeno 3000 persone (sold out le iscrizioni e tanti hanno corso senza la maglia ufficiale) fra cui in discreto numero di bambini e qualche volto noto.
Come per le edizioni 2014 e 2015 anche per quella di quest’anno era confermato il ritrovo ai giardini Indro Montanelli dove sarebbe dovuto essere allestito il ristoro la segreteria e l’arrivo della corsa, ma ieri mattina qualcosa non ha funzionato e i cancelli dei giardini sono rimasti chiusi e Sergio e Sabrina sono stati costretti ad allestire il tutto sui marciapiedi in via Palestro e, a mio avviso, tutto sommato, è una soluzione che potrebbe essere valutata anche per il futuro. Ovviamente avendo il ristoro in via Palestro anche l’arrivo è stato spostato lì. Da quella che sembrava una “iattura” è nata poi un’altra bella idea e cioè far partire la corsa da quello che doveva essere originariamente l’ultimo chilometro per cui, alle 5.30, ci siamo immersi fra i viali dei Giardini Pubblici (per chi ha la mia età questo è il vero nome!) per poi uscirne di nuovo in via Palestro e riprendere il percorso ufficiale che ci ha portato da C.so Venezia a San Babila e lungo Vittorio Emanuele fino in Duomo che abbiamo “circumnavigato” passando da P.za Beccaria, Palazzo Reale per poi, dopo aver girato intorno alla piazza, entrare in una silenziosa (fino al nostro arrivo) e deserta Galleria. Poi ancora P.za Scala, P.za Meda, C.so Matteotti, dove qualche furgone era fermo per farci passare con i conducenti increduli che a quell’ora potessero essere bloccati da migliaia di persone che corrono.
Via Monte Napoleone, via del Gesù, Via della Spiga e la mente torna alla Corsa della Speranza dello scorso anno ed è un vero peccato che abbiano deciso di non farla più: fine della raccolta delle magliette di quella corsa! Poi il lungo rettilineo di via Palestro fino a dare il “cinque” a Sergio. Fine della corsa!
Intorno a me tutti mangiavano le ciliegie del ristoro che, per la prima volta, erano distribuite in vaschette chiuse e non più nei bicchieri: ottima idea!
Poco prima di San Babila avevo raggiunto Paola, una mia nuova compagna di squadra, alla sua prima volta alla 5.30 e, come credo capiti a tutti quelli che partecipano a questo evento, anche lei è rimasta rapita dal fascino, nonostante la levataccia a cui l’ha costretta la sorella Camilla, della 5.30
Quella di quest’anno per me è stata un’edizione speciale perché, dopo le ultime tre passate dietro i tavoli del ristoro, sono tornato a correrla e a godermi Milano a quest’insolita ora. Comunque una cosa per me è certa: il fascino della 5.30 lo si vive tanto stando al ristoro quanto in mezzo a 3000 persone!
E’ stata una grande festa come sempre però quest’anno in molti l’abbiamo vissuta con malinconia, visibilissima negli sguardi di Laura, Claudio, Marino con cui ho parlato prima della partenza perché la 5.30 2016 è stata la prima senza Capitan Fabrizio.
Il tour 5.30 riprende venerdì prossimo a Torino buon divertimento!
Ah dimenticavo: la frase che ho scritto all’inizio non è mia ma è scritta nella prefazione del libro “5.30 ricette ed esperienze a un evento di successo”.