SERVIZIO FOTOGRAFICO (Happy Photo) - La giornata era iniziata, male, con le “solite” notizie di terremoto, speriamo davvero di non doverci abituare. Era iniziata anche con una discreta nebbia, avevo promesso a qualcuno che si sarebbe alzata col passare delle ore, non è stato così e in fondo meglio per chi correva , che ha trovato le condizioni ottimali per una mezza. Tutto cambiato dal 2015, non c’ero e non posso fare raffronti. Invece, da quel che ho visto, vissuto e sentito mi pare proprio ci sia stata una generale soddisfazione da parte di chi l’ha corsa. La logistica è un punto forte, tutto raccolto in poche centinaia di metri, vicino ai parcheggi (gratuiti), alla stazione ferroviaria, al centro cittadino. Partenza nettamente migliorata, mi hanno detto, ma penso si possa fare di più, in particolare se i numeri cresceranno. A proposito di numeri: un anno difficile per le mezze italiane, tanti i motivi, Lodi invece ne esce bene, i classificati sono 1381 contro i 1133 del 2015. La presenza dei bersaglieri di Melzo, nei minuti che precedono la partenza, contribuisce a creare l’atmosfera giusta, che raggiunge l’apice al momento del nostro inno. Il percorso: qualcuno lo ha definito muscolare, mi pare eccessivo , ma certamente impegna più del piattone che ti aspetteresti nella pianura padana. Del resto si scende da Lodi, fino all’Adda e a Montanaso Lombardo, per poi risalire, alla fine un po’ di metri di dislivello li fai e …li senti. Tuttavia i tempi registrati, sia dagli atleti elite che dagli amatori dimostrano come si possano realizzare performance interessanti. In un paio di occasioni una transenna , o fettuccia, in più non avrebbe guastato, i podisti tendono a chiudere le curve e non solo; non si tratta di veri e propri tagli (quelli, ahimè, sono un’altra cosa) ma è quasi istintivo, naturale. Eppure spesso sono maggiori i rischi di farsi male, salendo/scendendo dai marciapiedi, rispetto ai benefici che si traggono. Invece ottimi i ristori, tavoli bene distanziati tra loro, con gente sveglia e pronta a rifornire chi correva; non ne ho approfittato, ma ho visto che c’era tutto quello che serviva, solidi e liquidi. Ho corso i primi chilometri con Stefano Codega, atleta Special Olympics, ma è davvero una persona speciale lui: grintoso, generoso, si è lanciata come se la corsa finisse dopo poco, poi è arrivata coach Alessandra e si è messo più tranquillo. Dal km 10 all’arrivo ho condivisa la mia fatica con l’amica Vera Anna Baldini, Yoga Runners Segrate (presente con un bel gruppetto). Qualche momento difficile superato con una grinta e una capacità di stringere i denti come pochi. Seconda di categoria con 1h37’36 (SF50!). Brava Vera, mi ha fatto piacere correre con te. La seconda e ultima salita di giornata (dopo quella di Montanaso) è intorno al km 20; uno strappetto che impegna, in particolare se sei alla frutta. Qualche curva e si torna su via Alighieri e piazza Castello, dove è posto l’arco della partenza. Ultimi 200 metri attraverso Corso Vittorio Emanuele, debitamente transennato; l’arrivo è in piazza della Vittoria, una delle più belle in Italia. Le ragazze ti mettono la medaglia al collo, sarà un fatto generazionale ma ci tengo…. quando ti viene messa in mano e via andare….non è la stessa cosa. Ristoro finale dove non manca davvero niente, con una sequenza ben studiata: si parte giustamente con i liquidi e poi è un crescendo inarrestabile, fino all’apprezzata raspadura, una modalità tipicamente lodigiana per servire il formaggio grana con stagionatura limitata (massimo 6 mesi). Gli speaker, un ottimo duo Silvio Omodeo e Cesare Rizzi, continuano a chiamare uno per uno tutti quelli che arrivano, una cosa che fa sempre piacere. Bene, arrivederci al 29 Ottobre 2017 per chi vorrà tornarci e per chi vorrà correre la Laus Hlaf Marathon per la prima volta.