A onor del vero, il compito che la ASD “Val Veddasca e Molinera Running” si è assunta nell’organizzare la quarta edizione del Trail è sicuramente stato facilitato dall’avere a disposizione un anfiteatro montano che racchiude uno splendido lago Maggiore, con una teoria di sentieri pressoché illimitata e di ogni tipologia.
Due i percorsi principali: 50,8 km con dislivello di 2980 mt, e 21 km con salita di 1300 mt; a completare l’offerta una 12.5 km con 700 D+ e un mini percorso per i piccoli atleti di 2,5 km, entrambi non competitivi.
In realtà al briefing pre-gara, in una nuvolosa ma non particolarmente fredda mattina, ci viene comunicato che il percorso sarà più breve di circa 900 metri e con 200 metri in meno di salita, il tutto per evitare un tratto finale in discesa con fondo lastricato che, causa pioggia e umidità, risulta assai simile a un telo saponato. Non ho udito particolari lamentele per questa decisione nel gruppo dei concorrenti, anzi….
Testimonial della gara Marco Olmo, per la cronaca giunto 15° nella gara corta e ovviamente primo di categoria, che nei momenti precedenti il via è stato praticamente assediato da cacciatori di selfie e foto di gruppo varie, secondo un’usanza e una vanità tutta italiana di poter mostrare agli amici, e ancor di più ai non amici, la nostra vicinanza alle “celebrità”.
Veniamo alla gara: dopo un primo giro tondo sul lungolago e tra le villette, sicuramente avente lo scopo di allungare il gruppo, si attraversa il paese di Maccagno con Pino e Veddasca (non lasciatevi ingannare, il paese è uno solo) e si inizia a salire lungo quella che si rivelerà come la prima scalinata di una lunghissima serie.
La prima cima da conquistare si troverà all’ottavo km di una salita senza soluzione di continuità, a circa 1000 mt di quota, dove riceveremo il primo ristoro e avremo percezione di ciò che la giornata ci riserverà in fatto di panorami degni di essere ricordati; anche se, fortunatamente, non “mozzafiato”, visto che di quello avremo bisogno nel procedere. Qui appare una prima vista d’insieme del lago Maggiore, sotto di noi quasi come da una visuale aerea.
Da questa località indicata come Pozzo Piezometrico (del quale però non ho preso coscienza) si rifiata per una lunghissima discesa, anche se rifiatare non è facile vista la natura del terreno certamente degno della massima attenzione, essendo costituito in massima parte da sentiero selciato e/o lastricato con materiali che, come già evidenziato, risultano assai scivolosi se umidi come nel nostro caso.
Occorre dare atto alle popolazioni locali del lavoro ciclopico fatto per creare quelle che nel secolo scorso, e sicuramente molto prima, potevano essere considerate delle vere autostrade montane che permettevano di passare da una valle all’altra con animali e carriaggi senza essere in ciò impediti dalla presenza di fango sui sentieri, ma facilitati dal fondo rigido. Sicuramente il trail era da venire, e le difficoltà di una corsa su quelle strade non impensierivano certo i costruttori.
Giunti quasi al quindicesimo km la gara entrava nel vivo con una costante salita che ci avrebbe portato prima all’Alpe Quadra e successivamente sul Monte Paglione che, in territorio elvetico, rappresenta il punto più alto del percorso con i suoi 1560 m. più o meno al 34° km.
La visuale a questo punto spazia dalle vette innevate da un lato al sottostante lago, con un bellissimo effetto d’insieme. Da qui in avanti sarà quasi sempre discesa con un intervallo per una (abbastanza inutile) ascesa e immediata discesa al Monte Cadrigna, un cocuzzolo completamente brullo sul quale troneggia una sciovia all’interno dei cui piloni ci hanno fatto scendere in “direttissima”.
Siamo circa al 42° km e da qui si può veramente far “media” allungando il passo, in ciò agevolati da una pendenza positiva mai troppo marcata.
Nel complesso un percorso decisamente piacevole, con cambi di ambiente frequenti e panorami assai notevoli, accuditi da 136 volontari (come dichiarato dagli organizzatori) e rifocillati con ristori adeguati, tratti tecnici o esposti praticamente nulli e quindi totale sicurezza logistica della zona di partenza e arrivo adeguata, con un vero e ricco pasta party servito da un gruppo di simpaticissimi volontari, il che dopo 50 km non guasta certamente.
Vincitori nella 21 km Alan Leoni e Angelique Quatelive, mentre nella gara lunga tagliano per primi il traguardo Daniele Fornoni e Kathrin Goetz.
Unico neo della giornata, le quattro ore del viaggio di ritorno causa incidente sulla Varese Milano: ma di questo gli amici di Maccagno non hanno responsabilità.