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La mia 4' Momot, un must imperdibile, un appuntamento irrinunciabile, un ecotrail nel verde, nel nostro verde a due passi da casa, ma soprattutto una festa, una bella festa tra amici, gli amici di sempre, gli amici del mercoledì sera, gli amici delle tapasciate domenicali, questa è la mia Monza-Montevecchia. L'atmosfera che aleggia al ritiro dei pettorali è festosa, allegra, si ride, si scherza, si scattano foto di gruppo e ci si abbraccia in segno di augurio. La splendida cornice della Villa Reale di Monza impreziosisce la partenza delle 200 squadre che animano la bella piazza antistante la Villa, la giornata tersa e asciutta preannuncia temperature molto calde che ci accompagneranno per tutti i 34km.
Alle 9:00 lo sparo d'inizio, preceduto da un suggestivo inno di Mameli, e il via della prima coppia dalla scalinata reale e cosi man mano tutte le altre distanziate di 20'' l'una dall' altra.
Io e Danilo partiamo col pettorale 32 mentre Bruno e Max col pettorale 76.
I 6km percorsi nel Parco di Monza volano in un istante, è come giocare in casa, penso, il verde polmone rappresenta un po' la nostra palestra, luogo di allenamenti settimanali tra amici, inevitabile è incontrare un'accesa tifoseria che fa accrescere il nostro entusiasmo e ci dà una carica di energia.
Per la concomitante partenza del Giro d'Italia dall'Autodromo, il percorso viene modificato leggermente facendoci passare da S. Giorgio e uscire dal Parco all'altezza delle curve di Lesmo. Il primo ristoro ci attende già molto assetati.
Sulla strada che ci porta alla Canonica, una coppia è già in difficoltà, il caldo inizia a mietere le sue prime vittime.
Incontriamo un secondo ristoro poco prima di entrare nella valle del Pegorino, regno dei bikers e qualche volta meta anche dei nostri allenamenti per la particolarità del suo tracciato altalenante e intervallato da una serie di guadi alla caviglia. I sentieri impegnativi non ci permettono di correre fianco a fianco ma in linea uno dietro l'altro, non è più possibile parlare, anzi è difficile anche superare le coppie più lente e dar passo a quelle più veloci per gli stretti sentieri e a volte anche dal fondo fangoso. La fine della valle del Pegorino segna il 14' km e un terzo ristoro ci dà la possibilità di dissetarci e riposare un po' le gambe, siamo quasi a metà gara.
Da qui, sotto il sole cocente, prima di raggiungere il Parco di Montevecchia, inizia un tratto collinare privo di alberi, una distesa di dolci e morbide colline, si corre tra campi e prati, prati e campi e noi, piccoli piccoli, in silenzio in fila indiana su questi sentieri agricoli che raccontano la dura fatica del lavoro in campagna. Anche noi iniziamo ad avvertire la fatica, il caldo e la sete. Qualche coppia avverte i primi crampi, rallenta o cammina a lato del sentiero, Danilo, davanti a me, spesso si gira a controllare la mia posizione, accelera quando mi vede fresca e rallenta quando intuisce un mio momento di crisi. Non servono le parole, basta uno sguardo ed è subito intesa, intesa della squadra.
Poco prima di addentrarci nel Parco del Curone, alzo gli occhi e il santuario di Montevecchia svetta nel cielo limpido in tutta la sua bellezza, siamo all'altezza del 24' km; percorriamo i sentieri boschivi a noi noti fino a raggiungere un ultimo guado alla coscia, un ristoro e via per l'ultima fatica, la cronoscalata, 3 km in verticale affrontati un po' di corsa e un po' camminati a passo celere fino alla piazzetta di Montevecchia dove troviamo ad accoglierci un folto pubblico tra cui il nostro amico Max. La scalinata che conduce al santuario fa bruciare le gambe, a circa metà di essa percorriamo il verde cammino della via crucis, che circonda la chiesetta, da cui si apre un panorama mozzafiato sulla nostra bella Brianza fino oltre Milano.
E poi giù a ruota libera, mancano davvero pochi km all'arrivo, le gambe fanno male e avverto una piccola morsa alle ginocchia che devono tenere ancora il peso della discesa sui sentieri sassosi.
Un ultimo km nel bosco tra sentieri e ponticelli in legno fino a percorrere un tratto nel fiume e a risalire la sua riva fangosa con l'aiuto di una corda.
Ancora qualche centinaio di metri e sentiamo in lontananza lo speaker che annuncia le coppie che stanno concludendo questa fantastica gara.
Si, sì, sì, ci siamo! L'ampio prato dal verde acceso si apre ai nostri occhi e ci conduce alla linea dell'arrivo, sentiamo le urla dei nostri cari, ci prendiamo allora per mano, alziamo le braccia e tagliamo esultanti il traguardo.
Cosa dire a caldo e al caldo: bello tutto, organizzazione impeccabile, dalla manifestazione di apertura col soprano che ha cantato l'Inno di Mameli, ai tanti volontari che hanno presieduto lungo tutto il percorso, i ricchi ristori, il pacco gara sempre interessante, dal Presidente del MMT che ha accolto e stretto la mano a tutti i finishers, fino al terzo tempo innaffiato con birra a profusione che ha riunito amici e famiglie in un'unica grande festa.
Grazie!
Vincitore indiscusso è lo spirito di squadra costruito nel tempo, consolidato gara dopo gara, fatto di amicizia, complicità, rispetto, di silenzi che vogliono dire tante parole e di poche parole che danno carica nei momenti di crisi.