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Turin Marathon 2013 articolo Carmela Vergura”Sono una mamma sportiva prima di tutto, podista, ciclista, nuotatrice, triatleta, sciatrice, la mia vita corre parallelamente allo sport, mi alleno tutti i giorni, il mio pane è vivere, insegnare e praticare lo sport, da sempre.

Scrivo di sport da sempre.

Ho sempre rispettato le regole dello sport pulito.

Insegno a stare bene e vivere bene con lo sport.

Partecipare ogni volta a una gara è felicità ed entusiasmo.

Ho partecipato a tante maratone e mezze maratone, ma quello che ho affrontato domenica 17 novembre non lo dimenticherò mai.

E’ domenica 17 novembre, sono felice di far parte degli Angel Running, un gruppo di cinque amici podisti e volontari, oggi accompagneremo Gianfranco Mogliotti, giovane ragazzo affetto dalla sclerosi multipla, che parteciperà alla Turin Marathon grazie a noi che spingeremo la sua Kbike.

Ho accettato con entusiasmo la proposta fattami alcuni giorni fa .

Noi Angel Runners siamo accomunati dal desiderio di far vincere questa sfida di vita a Gianfranco, la cui vita scorre dipendendo dagli altri, perché la sua malattia, la sclerosi multipla, a meno di un miracolo lo porterà definitivamente all’immobilità.

Chilometro dopo chilometro, la maratona stava diventando una bellissima conquista, un’esperienza unica, una condivisione di fatica e allo stesso tempo di felicità.

Ne sono più che convinta: nel nostro correre insieme stavamo trasmettendo dei messaggi di vita: altruismo, amicizia, non esisteva la disabilità, l’inno a vivere la vita, tutto questo partecipando alla Turin Marathon….

Qualcosa però non ha funzionato…anzi che non doveva proprio esserci all’interno di una manifestazione come la maratona….troppi ciclisti non autorizzati, troppe persone che pedalavano a fianco dei maratoneti, perché?

Già dai primi chilometri ci stavamo rendendo conto che alcuni podisti erano supportatati da accompagnatori in bici, il che fa piacere per coloro che affrontano la distanza dei 42 km per la prima volta, ma quando i maratoneti sono “solo” qualche migliaio….le bici non dovrebbero assolutamente essere presenti…..

Al 15 km, dopo un cavalcavia, dopo aver terminato il mio turno di spinta, mi posiziono a fianco della kbike…poi il buio …..

Mi ritrovo senza coscienza sull’asfalto dopo aver tentato in qualche modo di atterrare…. cos’è stato un tornado?

No! Un ciclista, amico di qualche maratoneta che stava guardando di fianco (come ha ammesso) e non davanti a sé….

Io per terra!

Sanguino!

Ho male alla testa, non vedo nulla!

Sento i miei amici urlare!

Il ciclista caduto anche lui, si ferma, mi guarda, vede che più o meno cerco di rimettermi in piedi poi riparte senza darmi il tempo di sapere chi è, senza dare il tempo agli altri di prendere i suoi dati, attorno a me tantissime persone, ma non riesco a connettere!

Gianfranco è preoccupato!

Arriva la moto del soccorso!

Arriva l’ambulanza!

Mi dicono che ho un bel taglio sotto il mento, mi proibiscono di continuare la corsa!

Io dico, “non mi sono fatta niente”, non voglio abbandonare il sogno di Gian!

Mi portano al pronto soccorso di Moncalieri,

Ho male anche al braccio, ma è sopportabile!

Ho male all’occhio ma è sopportabile!

Ho male al ginocchio ma è sopportabile!

Maledico il ciclista….non ci devono essere le bici durante le maratone….

Al pronto soccorso di Moncalieri sono gentilissimi, simpatici, il problema del mento è risolto con un po’ di punti di sutura.

Mi medicano il ginocchio.

Mi guardano l’occhio destro è gonfio sul sopracciglio ma non accuso mal di testa.

Mi dimettono.

Se sono fortunata forse riesco a ritrovare gli Angel Runnrers. Da Moncalieri ritorno in direzione della maratona grazie ad un amico valdostano incontrato al Pronto soccorso, per caso, mi riaccompagna verso Piazza Castello.

Sono vestita da gara, ho freddo, al pronto soccorso mi hanno dato una coperta termica.

Dei vigili mi danno indicazioni su come arrivare a piedi sino al traguardo di Piazza Castello dove ho la roba.

L’organizzazione della Turin Marathon, contattata dai vigili dicono che il servizio recupero atleti è in fondo corsa…

Dolorante, ferita nell’animo, mi dirigo più o meno corricchiando verso il traguardo.

Piango per il freddo.

Vado a ritroso del percorso incattivita da quello che mi è successo e ogni volta che incontro un ciclista gli urlo di togliersi, di andare via dalla gara podistica….

Ecco che al 35 km vedo apparire i miei amici, Gianfranco felice di vedermi, orgoglioso di rivedere tutta la sua squadra compatta, nonostante le disavventure della Kbike e le mie.

Paolo, Daniele, Stefano, Antonio, Pierre, riprendono energie, sono stanchissimi, oggi è stato uno sforzo tremendo…io riprovo a dargli una mano, ma non riesco a spingere, ho male al braccio.

Vediamo il traguardo….ci passiamo sotto, Torino è nostra, conquistata con il cuore!

Daniele mi riaccompagna a casa, vicino a Ivrea.

Ho male, malissimo al braccio destro.

Mio marito mi porta al pronto soccorso di IVREA, ospedale più vicino a casa mia, aspetto qualche ora.

Mi anticipano che le per la radiografia devo tornare l’indomani.

Mi danno un antidolorifico.

Ritorno in ospedale lunedì mattina, radiografia: gomito rotto a livello del capitello. Gesso per 17 giorni. E proteggere il braccio con un tutore.

Non riesco a fare nulla.

Lavare i denti, guidare, correre, saltare, nuotare, accompagnare mia figlia, mangiare, fare la doccia, solo alcune cose che fanno parte dei cambiamenti causati dall’incidente!

Intanto in questi brevi, intensissimi momenti devo riorganizzare la mia vita!

Il mio lavoro da interrompere!

Mi dicono per consolarmi: che il destino è dietro l’angolo!

Intanto sono tre notti che non dormo, non posso fare nulla e devo dipendere dagli altri!

Ma non sono arrabbiata, sono serena, perché queste cose insegnano che si può fare qualcosa per evitare che succedano altre volte. Perché quello che è successo a me poteva succedere a un altro maratoneta.

Perché i ciclisti non devono seguire i podisti durante una maratona!

Perché io credo che nessuno abbia colpa, anche se sono molto, molto arrabbiata.

Ho scritto quanto sento nell’animo. Non posso scrivere della mia tristezza perché non accetto questa MIA condizione dopo l’incidente.

L’incidente poteva essere evitato con maggiore severità da parte dei giudici FIDAL e dei volontari, un maggior controllo da parte dell’organizzazione.

Si devono fermare i ciclisti che accompagnano i maratoneti.

Si deve sanzionare chi è accompagnato.

Lo sport non è questo.

Non mi fermerò qui a urlare la mia disavventura.

La Turin Marathon è bellissima, non permettete che succedano queste cose.

Infine…tutto questo è stato scritto con la mano sinistra!

Spero che questa mia possa servire a qualcosa.

Io sono Carmela VERGURA e amo lo sport, da sempre….”