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Stresa Lago Maggiore Half Marathon 2014 part- SERVIZIO FOTOGRAFICO -
Domenica 9 marzo: è arrivato il gran giorno.
Dopo tanta pioggia e qualche giorno con alta pressione stabile oltre 2000 podisti si recano in quel di Verbania per la settima edizione della Lago Maggiore Half Marathon, quest'anno con percorso rivisitato da Pallanza a Stresa e che si annuncia molto veloce.
Resiste l'alta pressione, ma dalla vigilia una leggera brezza rende la temperatura meno calda di quanto prevista e può risultare fastidiosa essendo il percorso molto aperto ed esposto.
Dal punto di vista personale, arrivo all'evento in buona forma fisica avendo trascorso un buon inverno dal punto di vista atletico con allenamenti soddisfacenti e qualche corsa campestre a dare il giusto apporto di velocità, potenziamento e acido lattico alternati ad uscite più agili.
Ma è proprio il variare delle condizioni meteo, con una primavera anticipata, a prendermi in contropiede infatti passo l'ultima settimana tentando di recuperare le energie, sia per la donazione AVIS di 10 giorni prima, sia per un forte raffreddore arrivato puntuale con il primo giorno di caldo; fortunatamente senza ricorrere a medicinali questo si allevia nelle ultime ore e sono più tranquillo.
Lascio la macchina a Laveno, traversata in traghetto e a piedi mi reco da Intra a Pallanza circa 3 km di marciapiede sul lungolago dove, fino a un anno fa, si correvano sia la mezza che la maratona (quest'anno da Pallanza si va diretti a Fondotoce dalla parte opposta), passando davanti a Villa Taranto e il suo giardino botanico devastato dalla tromba d'aria e in fase di risistemazione grazie a delle iniziative del 2013 tra cui un libro di romanzi ambientati sul lago in vendita lo scorso anno alla mezza maratona.
Son le 9 e arrivo tra i primi a Pallanza dove, a Villa Giulia, è situato l'expomaratona con ritiro pettorali, pacchi gara e dove colgo l'occasione di iscrivermi a una maratona autunnale con prezzo convenzionale e poi inizio la lunga fase di stretching e riscaldamento.
Per il secondo anno consecutivo Paolo Ottone e il suo staff accolgono positivamente la mia richiesta di essere pacer nella manifestazione e ciò vuol dire che correrò con dei palloncini legati alla canotta e sarò un riferimento per chi vorrà battere il proprio personale o fare un determinato tempo.
La prima esperienza nel 2013 mi era piaciuta, ma in generale non ero rimasto molto soddisfatto per  la partenza effettivamente troppo veloce, per recuperare il gap tra lo sparo dello starter e l'effettivo passaggio sotto lo striscione della partenza,  con la conseguenza che non tutti riuscirono a tenere il passo.
Già durante la fase di riscaldamento i palloncini sono visibili a tutti e gli interessati iniziano a studiarti, venirti a salutare presentandosi e chiedendoti informazioni sull'andatura, sul percorso, a farsi tranquillizzare con consigli e incoraggiamenti per poi dirti: “dai, ci provo!!!”
Quest'anno le cose vanno molto meglio, sarà per la sede stradale più larga che consente di partire più vicini allo striscione, sarà soprattutto perchè noi tre pacer dell'1h45 ci ritroviamo dopo un anno e memori della passata edizione ci siamo messi d'accordo sul da farsi.
Si parte e ci si divide, due a condurre il gruppo all'andatura prevista, leggermente più veloce dei 5min/km, io una ventina di metri più indietro in modo da non scoraggiare chi non riesce a prendere subito la scia dei palloncini perchè ha bisogno di carburare o perchè non si è scaldato abbastanza e formiamo due gruppi con la coda appresso.
Anche in gara si avvicinano i podisti, ti chiedono quante mezze fai in un anno, il tuo personale, se fai maratone... vogliono sentirsi a proprio agio e tra un'informazione e l'altra, arrivano ad alta voce consigli per tutti: dall'avvicinarsi ai ristori senza bloccarsi tutti sul primo tavolo perchè l'organizzazione è perfetta e ci sono almeno 4 tavoli con bevande per ogni lato della sede stradale, al   correre al centro della strada perchè l'asfalto è a schiena d'asino e stare sui lati significa correre con un piede più alto dell'altro e può essere dannoso per la postura e lo sforzo finale di una gamba rispetto all'altra, eccetera.
E intanto volano i primi chilometri e recuperiamo velocemente il gap iniziale favoriti dal percorso in discesa da Suna a Fondotoce nei primi 5km. Poi la seconda novità del percorso: non si passa più dalla strada secondaria che lambisce il Tecnoparco, dove ha sede la Provincia del VCO, ma si resta sulla statale accanto al Canneto di Fondotoce diretti a Sud, con di fronte le cave di Baveno sovrastate dal profilo offuscato del Mottarone.
Alla nostra destra si apre la Val d'Ossola con le alte vette innevate del Massone più vicino e dei giganti sullo sfondo che prendono il nome di Pizzo Andolla e Weissmiess due piramidi da 3600 e 4000m a dominare la scena.
Finito il rettilineo, si arriva sotto le cave e si svolta a sinistra tornando in riva al lago, per qualche istante fino a raggiungere l'abitato di Feriolo: si corre con il temuto vento contrario, ma dura poco.
Si entra nel borgo e comincia a vedersi qualche spettatore, qualcuno timido, altri applaudono, poi si esce dall'abitato e si sente solo il rumore dei passi e delle onde che si infrangono sul muro alla nostra sinistra, siamo a metà gara e qualcuno comincia ad essere meno lucido, un paio di cavalcavia, con tanti consigli su come affrontare sia la salita che la discesa, e si supera anche Baveno con alla nostra sinistra le Isole Borromee, attrattiva per migliaia di turisti italiani e stranieri, perle del Lago Maggiore e sullo sfondo la costa orientale del lago, quella varesotta, con Laveno e il Sasso del Ferro e le colline che costeggiano il lago scendendo verso Angera.
Al km15 si passa da Stresa di fianco al traguardo dove i primi, i “marziani” sono già arrivati e lo speaker Davide Daccò e il suo l'aiutante incitano sia chi arriva sia chi passa di fianco. A qualcuno ha fatto male vedere l'arrivo vicino e poi allontanarsi di nuovo e così gli incitamenti servono e anche noi tre non li facciamo mancare.
Uscendo dall'abitato di Stresa si corre ancora per un paio di chilometri con un po' d'aria contro, meno di prima,  e il pensiero incoraggiante è che dopo il giro di boa al 18esimo km l'aria sarà a favore; la strada è più stretta che nella prima parte, oltretutto divisa a metà per via del doppio senso di marcia, il gruppo è folto e la fatica comincia a prendere il sopravvento, si guardano i volti di chi ci precede e sta già tornando nell'altro senso.
Per fortuna arriva il giro di boa, si ritorna davanti a Villa Pallavicino, il giardino zoologico di Stresa, e qui gli incitamenti aumentano, qualcuno ha energie e cambia ritmo, si formano un paio di gruppetti per arrivare davanti ai pacer, per noi son soddisfazioni.
Ultimo chilometro e si entra nuovamente nell'abitato, o meglio davanti agli hotel di lusso. Il traguardo è lì ora lo vediamo e dopo aver fatto il conto alla rovescia di quanti minuti mancano, ora mancano poche centinaia di metri: “forza non mollate ora!!!” “il rush finale!!!” “via via via!!!” e con un salto a toccare con una mano il display che fa scorrere il tempo, taglio anche io il traguardo in 1h45'01: perfetto!
Subito chi ci è attorno ci stringe la mano facendoci i complimenti per l'andatura tenuta, impeccabile quest'anno. Qualcuno è devastato dalla fatica,  qualcuno ha gli occhi lucidi per un personale insperato, o al rientro da infortunio: che bello, ci si sente utili, ci si è divertiti e soprattutto si sono divertiti tutti quelli che ti hanno circondato e seguito.  Il bello del podismo, sport individuale e di fatica, è  scegliere il ruolo di pacer e vedere la gioia negli occhi degli altri.
Una lunga fila a ritirare le sacche col cambio, eravamo tantissimi,  e così salgo sul camion a dare una mano alla distribuzione, poi mi cambio anche io e al ristoro trovo gli amici con cui chiacchierare e scambiare opinioni prima del ritorno a Pallanza, in battello, per poi ripetere il percorso dell'andata, verso casa.
Di nuovo grazie agli organizzatori, la mezza maratona più panoramica d'Italia è qui, sul Lago Maggiore.