
Era dalla prima edizione che gli organizzatori, la Gravina festina lente!, mi invitava partecipare: la puntuale sovrapposizione con una prova di Corripuglia mi aveva sinora tenuto lontano. Eccola l’occasione, alla quarta edizione, reduce dall’esperienza sul Pollino e poco incline a partecipare al Campionato italiano a San Salvo.
Puntuale l’organizzazione con frecce direzionali ad indicare sin dalla statale come raggiungere il Bosco Difesa Grande: sulla strada interna che conduce al bosco il blocco dei mezzi per parcheggiare comodamente e raggiungere il punto di ritrovo con comodi e continui bus (parimenti efficienti per il ritorno). Il punto di ritrovo è il bar-pizzeria “Il Rifugio”, stessa location del cross del Falco. Con suddivisione in più punti secondo la provincia di provenienza della propria società, avviene la distribuzione dei pettorali e dei chip. Come mi inforna il caro Ignazio Pinto, sono il primo a ritirare la busta, consegnando i 15 euro dell’iscrizione agli addetti. Il pacco gara si ritirerà nel post gara, come il gelato e lo yogurt, per i quali riceviamo un buono.
Quattro bagni chimici si aggiungono alla solita, atavica struttura fissa; non pochi quelli che cominciano presto… ad esplorare il bosco, preferendo la libertà. Più in basso, sulla strada, è già montato l’arco di partenza; a breve sarà innalzato, sulla terra, l’arco di arrivo; doppio lavoro quindi per gli amici di Tempogara, la ditta impegnata nella rilevazione chip, che sistemano due volte i tappeti segnalatori.
Ben gestita risulterà la zona di ritiro delle borse, come ben funzionerà anche la restituzione delle stesse nel post gara.
Il saluto al presidente Giuseppe Moliterni, il saluto al primo presidente Aldo Cirilli, il saluto allo “storico” Ninni Gramegna, a tutti gli altri soci e ad Alessandro Belotti, impegnato presso lo stand della ditta tecnica che rappresenta, caratterizzano i primi momenti di questa giornata.
Sempre disponibile, Michele De Benedictis, ottimo ultramaratoneta, spiega a mia moglie il percorso indicandole il punto migliore per ritrarre i partecipanti al passaggio “verde” del quarto chilometro.
Pian piano, ecco arrivare tutti i partecipanti, partendo da Pasquale Mastrapasqua, proseguendo per Franco Valente e Laura Tassielli, per continuare con tutti gli altri, con partecipazione anche da regioni limitrofe come la Basilicata, la Calabria, la Campania e l’Abruzzo.
736 gli scritti Fidal davvero un gran numero per una gara trail, d’altronde questa manifestazione risulta la gara podistica outdoor più partecipata in Puglia e nel Sud Italia. Gara molto tecnica, che tanti dichiarano affronteranno come una lunga passeggiata. E, a proposito di passeggiata, è prevista anche quella ecologica di tre chilometri per accompagnatori e parenti, giusto per conoscere ed ammirare il bosco.
Con il passare dei minuti, cominciano le solite operazioni pre-gara: vestizione, pettorale, chip, puntata in bagno, integrazione, riti e preghiere. Oggi c’è chi si riscalda e chi no, preferendo farlo in gara…
Alle 9.20, i Giudici e gli addetti cominciano a richiamare gli atleti sul punto di arrivo, la banda in costumi tipici fa rullare i tamburi e sembra scandire le ultime fasi, ma i più dei podisti si chiedono dove sia il promesso Giorgio Calcaterra.
Già, il Giorgio nazionale è qui, l’ultramaratoneta simbolo di chi crede nella fatica, di chi crede che le favole si avverino. Peccato che Giorgio appaia proprio negli ultimi attimi prima della partenza, il popolo degli atleti presenti l’avrebbe certamente festeggiato con piacere…
“Buttati” tutti dietro il tappeto chip, ecco lo sparo del giudice che ci consegna al bosco….
Aveva descritto bene la gara il buon Paolo Liuzzi, la voce del podismo pugliese, raccontando del tratto inziale di asfalto, dell’entrata nel bosco dove avremmo visto Cappuccetto Rosso, per poi proseguire e, man mano, vedere la “Madonna”!
E sicuramente, anche se tutti, all’arrivo, avremo provato quel sottile piacere di averla corsa e di aver guadagnato la medagli da finisher, qualche bestemmia sarà scappata sul percorso, ma il podista è fatto così, non è contento se non soffre.
Percorso interamente segnalato da fasce, frecce, con ristori con bicchieri d’acqua ogni cinque chilometri circa, anche se negli ultimi cinque se n’è aggiunto un altro, quanto mai utile. Sinceramente, un po’ di Sali minerali, di integratore, magari al ristoro del 15° km, avrebbero aiutato e dato forza agli affaticati e spremuti muscoli degli atleti.
Già, perché, questo non l’ho detto, domenica abbiamo sofferto il forte caldo, in alcuni punti il sole batteva sulle nostre teste, non so quante volte ho strizzato canotta e pantaloncini mentre correvo.
Personalmente, dopo una settimana di forte stress lavorativo e, più in generale, di vita, sono partito sentendomi già debole, avvertendo dei giramenti di testa. Forse proprio gli odori del bosco, la voglia di non fermarmi, mi hanno portato quasi a sentirmi meglio correndo, ho – al solito – perso tanto in discesa e guadagnato in salita, rimontando diverse posizioni nel finale, chiedendomi da dove venissero quelle nuove energie. L’ho pagato nel dopo gara, quando, sotto il sole per scattare le foto delle premiazioni, ho cominciato a vedere abbattersi davanti ai miei occhi un alone bianco fino a ritrovarmi disteso a terra, aiutato dal personale medico…
Neo stambecco, in ottima forma, veramente un piacere vederlo, Luigi Zullo (Bio Ambra New Age) è fantasticamente primo in 1:17:57, togliendosi niente meno che la soddisfazione di mettersi alle spalle Giorgio Calcaterra (Calcaterra Sport), il dieci volte vincitore consecutivamente della 100 km del Passatore, secondo in 1:24:05. Con la consueta umiltà e simpatia, Luigino mi racconterà nel dopo gara la strana sensazione di lasciare dietro il grande Calcaterra, l’aver provato qualche timore nell’affrontare in piena velocità le ripide discese, ma di aver trovato la forza di farlo nell’osservare il coraggio con il quale si lanciava il ciclista “apripista”.
Terzo posto per l’ottimo Michele Di Croce (Bramea Vultur Runners) in 1:24:14, un amante del trail, che precede il giovane e forte compagno di squadra Michele Traficante, al traguardo quarto in 1:24:25. Il figlio d’arte Gaetano Gadaleto, castellanese tesserato per l’Atletica La Torre, è quinto in 1:24:35, a precedere il primo gravinese Vittorio Braico, ma tesserato per la Podistica Carosino, sesto in 1:33:05 e il temerario Antonio Mele (Running People Noicattaro), settimo in 1:35:09. Gara esemplare per Francesco Pennacchio (Happy Runners Altamura), ottavo in 1:35:23 sul bravo Angelo Schiavone (Podistica Grassano), nono in 1:35:26, e sull’indomito Michele Loizzi (Atletica Polignano), decimo in 1:35:40.
Viene dal leccese, esattamente da Galatina, e corre per il Club Correre, la validissima vincitrice della gara femminile, Francesca Mele, che si afferma in 1:49:34, distanziando di quasi quattro minuti, la bravissima Francesca Lubelli (Tre Casali San Cesario), seconda in 1:53:20. Terzo posto per una specialista dell’off-road, Emma Delfine (Nadir on the road Putignano), terza in 1:54.14. Ottima prestazione di Roberta Dalba (Barletta Sportiva), quarta in 1:57:20, seguita dall’instancabile Marina Rotolo (Athletic Team Palagiano), quinta in 1:57:30, e dalla reattiva Anna Maria Peschechera (Barletta Sportiva), sesta in 1:58:45. La leggiadra Giuliana Chiffi (Podistica Talsano) è settima in 1:59:20, a precedere l’esperta Benedetta Caterina (Atletica Amatori Corato), ottava in 1:59:25, e quel concentrato di bravura e simpatia che risponde al nome di Maria Gargiulo (Cus Lecce), nona in 2:02:04. L’energica Alessandra De Luca (Atletica Latiano) chiude il lotto delle prime dieci signore in 2:03:06.
707 i finisher della gara Fidal, valevole anche come appuntamento del circuito nazionale Parks Trail; 91 le donne.
All’arrivo immediata consegna di acqua e della prima medaglia della serie di cinque a rappresentare le cinque querce del bosco (cerro, farnetto, fragno, leccio, roverella) e, a seguire, ricco ristoro finale con lattine di birra, focaccia barese, focaccia con patate, rustico, busta di frutta, yogurt, gelato; infine, il ritiro del pacco gara, consistente in uno zainetto tubolare contenente una bottiglia di vino, una confezione di pasta, due bustine di tarallini e integratori.
Non sono ancora arrivati tutti gli atleti che il buon Paolo comanda l’avvio della cerimonia di premiazione. Presenti il presidente del Coni Puglia, Elio Sannicandro, il locale sindaco, Alesio Valente, il presidente del Parks Trail, Aurelio Michelangeli,si comincia con la targa di ringraziamento (e altri premi) per Giorgio Calcaterra, che non appena sceso dal palco è preso d’assalto dai podisti, innamorati di questo straordinario ed umile corridore, contentissimi di uno scatto insieme all’8° Re di Roma, come lo definisce il buon Paolo Liuzzi.
E’ il turno dei vincitori, Luigi Zullo e Francesca Mele, premiati con originale trofeo in legno di olivo lavorato a mano, liquore locale e premio tecnico, oltre la canotta celebrativa offerta da Mimmo Favia; a seguire, la premiazione di tutti i meritevoli delle varie categorie premiati con premio tecnico o batteria portatile per cellulari. Premio speciale per l’atleta spagnola, Ruiomar Ruiz Perez, proveniente direttamente da Valencia. Riconoscimento per le prime cinque società per numero complessivo di arrivati, estrazione fra le sole donne di vari premi (persino un pappagallino!) e conclusione, di rito, con la foto di gruppo della Società organizzatrice.
Gara pregevole e ben organizzata, bellissima e spettacolare, forse l’aggiunta di una distanza meno lunga per i meno allenati e i meno giovani sarebbe ideale e convoglierebbe anche più partecipanti. Per il resto, l’emozione di aver concluso un tracciato tecnico e “pulito”, il profumo del bosco sulla pelle e una gran fame…