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Michele Rizzitelli AnnosciaE’ stato eccitante correre nelle saline più grandi d’Europa, estese per 20 km lungo il mare Adriatico e per 5 km verso l’entroterra, nel basso Tavoliere, ai piedi del Gargano. Fin dal III sec. a. C. donano all’umanità questo speciale prodotto, ed attualmente sono 7 milioni i quintali di sale estratti annualmente. La sua storia millenaria è raccontata nell’attiguo Museo storico della Salina, alla cui sistemazione idraulica ha contribuito anche il Vanvitelli.

 

Esclusivo merito dell’A. S. D. Margherita di Savoia Runners, che per la nona volta ha organizzato la “Mare & Sale” di 10 km. Un tempo costretti ad iscriversi alle società barlettane, i podisti “salinari” si sono messi in proprio ed hanno fondato un club con i fiocchi. In altre parole, hanno seguito lo stesso percorso storico della loro città, che è una costola di Barletta. Un tempo si chiamava Salina di Barletta, nel 1879, raggiunto l’abitato maggiori dimensioni, si distaccò e prese il nome di Margherita di Savoia in onore della prima Regina d’Italia.

 

Questo luogo, dall’aspetto surreale e dominato dal silenzio assoluto, domenica 28 febbraio, è stato invaso da più di 1000 podisti vocianti provenienti dalle regioni limitrofe. Il sale non è l’unica ricchezza di questa striscia di terra circondata dal mare da un lato, e da tendoni di uva da tavola, frutteti e verdure dall’altro. E’ una zona umida, la più vasta dell’Italia centro-meridionale, rifugio ideale per migliaia di uccelli acquatici che qui vivono, svernano e nidificano, nonché habitat per una flora che resiste alla salinità. Federico II di Svevia (1194-1250) frequentò questi luoghi, e moltissimi uccelli descritti nel suo famoso trattato “De arte venandi cum avibus” sono parte delle sue osservazioni ornitologiche compiute da queste parti. Anche il famoso pittore barlettano Giuseppe De Nittis (Barletta 1846, Parigi 1884), orfano di padre e affidato allo zio architetto delle saline, impressionò le sue tele con i colori della laguna.

 

E’ spettacolare la visione d’insieme che offre la fiumana di podisti nel correre in questo susseguirsi interminabile di specchi d’acqua, canali ed enormi piramidi di sale disposti secondo un reticolo rigorosamente geometrico. La lunghissima fila multicolore umana percorre i viottoli drittissimi che delimitano i perimetri delle vasche evaporanti e salanti, dei sali umidi ed essiccati, riproducendo essa stessa il sistema a maglie rettangolari.

 

Peccato che il cielo sia nuvoloso. Se splendesse il sole, la gamma cromatica offerta sarebbe incredibile, il biancore del sale sarebbe più accecante di quello della neve e il rosa delle acque gareggerebbe con quello dei pescheti della campagna circostante.

 

Si battono stradine grezzamente asfaltate o decisamente sterrate, per ampi tratti ricoperte da una spessa coltre di sale, che il forte vento ha sottratto alle aie di ammassamento e cosparso al suolo. Avevo corso sui terreni più disparati, sulla neve, sulla sabbia del mare e del deserto, su quello fangoso dei trail, sulla lucida superficie dei laghi prosciugati sahariani, ecc.. Mai su un manto ricoperto di sale, che stritolato selvaggiamente da 2000 piedi rabbiosi esprimeva il suo dolore con un crepitio lamentoso.

 

Dopo 9 km, il sapore salmastro dell’aria ha cominciato a scemare, il paesaggio atipico ha ceduto il posto alle case e al verde delle palme. Eravamo in città. Un’occhiata di 1 km al centro cittadino, e poi il traguardo all’ingresso della salina.

 

Perfetta l’organizzazione, ricco il pacco gara, ottimo il ristoro finale servito dagli studenti della scuola alberghiera in alta uniforme, cinque i premiati di ogni categoria con capo di vestiario di qualità. E… sale a tutti.

 

Queste gare veloci non permettono il godimento dei luoghi, specie quando si hanno aspirazioni di podio. A Margherita di Savoia (13.000 abitanti d’inverno, 50.000 d’estate) bisogna venirci non con scarpette e pantaloncini, ma armati di binocolo e incamminarsi tra gli argini delle saline. Ci sono a disposizione 100 specie di uccelli, compreso il fenicottero rosa diventato il simbolo stesso della città, e una flora dalle caratteristiche particolari. La visita al museo conclude il viaggio culturale. Chi desidera un ritocco estetico, può accomodarsi alle Terme.