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Nel firmamento, è famosa per portare il suo nome il pianeta minore N° 7665 scoperto da un putignanese; sulla terra, per il carnevale più lungo, iniziando il 26 dicembre, e più antico, risalente al 1394 e giunto quest’anno alla 622^ edizione. Putignano, 30.000 abitanti, disposta su tre colli in una campagna di ulivi secolari punteggiata da trulli, in questi ultimi tempi è diventata famosa per la sua 6 Ore, eletta regina della specialità dagli statistici (E. Vedilei). Alle ore 14:00 del 18 marzo, il pianeta ha continuato a girare fra le orbite di Marte e Giove non potendosi sottrarre alla forza di gravità, e ha seguito la gara dall’alto dei cieli. Il carnevale non è mancato all’appuntamento ed era presente con il suo carro più rappresentativo dedicato al femminicidio; ogni giro del percorso cominciava e si concludeva davanti alla mastodontica rappresentazione allegorica, quasi a voler far ripetutamente riflettere sul dramma perchè si imprimesse nelle coscienze.

Ogni edizione è contrassegnata da qualche novità, e quest’anno è stata la volta di un gigantesco tabellone luminoso che dava tutte le informazioni sui passaggi degli atleti e li ritraeva cinematograficamente durante la loro corsa. In modo tale che le alterne fasi della combattuta gara maschile giungessero ai concorrenti non solo acusticamente dagli altoparlanti che coprivano l’intero il percorso, ma anche visivamente dalle immagini lanciate dalle telecamere. Senza storia la gara femminile, vinta da una Luisa Zecchino (67,920 km), meno brillante del solito per via di una preparazione ancora approssimativa, tallonata dalla giovanissima Erica Teresa Delfine (66,438 km), che ha tenuto a distanza Roberta Dalba (63,469 km). Nella gara maschile, Diego Ciattaglia, dominatore assoluto nelle prime quattro ore, è finito al quarto posto (una caduta?) con 70,970 km; Massimo Termite, da quarto è finito primo (74,415 km); Vito Intini da decimo a secondo (71,845 km); al terzo posto Fabrizio Samuele per pochi metri (71,602 km).

Sono 215 i concorrenti al via sotto un sole primaverile mitigato dal vento. Mentre si inanellano i primi giri, lo speaker, date le essenziali informazioni, si impone il silenzio, e cessa anche la chiassosa musica che ha accompagnato la partenza. A quest’ora, da queste parti si è tutti in casa, ed è conveniente non disturbarne la quiete. Intanto, gli ultramaratoneti continuano a tuffarsi nel borgo antico, attraversato per circa 800 m secondo una traiettoria arciforme. E’ il tratto in cui è conveniente mantenere bassa l’andatura per via della pavimentazione a “chianche” giustapposte, frequenti curve e qualche ondulazione del percorso. La riduzione del ritmo permette allo sguardo di posarsi sulle strutture architettoniche che si affacciano sul tracciato. Nel tessuto d’impianto medievale, ricco di pittoreschi manufatti minori, quali edicole votive, archi, lunette affrescate, pozzi, “case a corte”, giardini pensili, antiche porte, contorte stradine con balconi fioriti, s’ergono maestosi ed armonicamente convivono, il cinquecentesco Palazzo Romanazzi Carducci, il superbo Convento delle Carmelitane, la facciata bugnata del Monastero e Chiesa di Santa Chiara, l’affascinante chiesetta di Santo Stefano Piccolo, la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli con il suo tetto ricoperto da chianche ed il campanile a vela. Quando si giunge davanti alla sontuosità barocca della facciata di Santa Maria la Greca, con la sua alternanza di superfici convesse e concave, conviene fermarsi, prendere fiato, stupirsi e ripartire. All’improvviso, poi, gli spazi diventano ampi, rettilinei e ci si ritrova catapultati in Corso Umberto, di struttura ottocentesca, dove si corrono gli ultimi 600 m del circuito. Sull’asfalto scorrevolissimo, ora il ritmo può aumentare per recuperare quanto perso nel borgo antico.

Sono le ore 16:00, i putignanesi cominciano ad abbandonare le abitazioni, la città si anima, e un folto pubblico si dispone lungo il tracciato. La quiete può essere interrotta! Lo speaker ricomincia la cronaca, e la musica viene mandata a tutto volume. Sorgono spontaneamente altri punti ristoro caratteristici e originali che offrono purè di fave e di ceci, grappa, vino, spumante e birra a gogò. Compaiono maschere, musici e cantori che lungo il percorso intonano motivetti locali e successi internazionali. Siamo in pieno martedì grasso! Nino Barletta con il suo gruppo si è situato in uno slargo del percorso, ballando e cantando per tutta la durata della competizione. Un repertorio che è andato dalle imitazioni di Madonna al folclore locale, dimenandosi incessantemente, tanto da sembrare, morsicato dalla tarantola, veramente indemoniato nella “pizzica”. Ha profuso impegno e energie non meno degli atleti.

In un baleno, è subito sera e cessa il vento. A dare gioia e colore alle cose provvede l’illuminazione cittadina che rende calda l’atmosfera. Le ultime due ore sono state un crescendo continuo di festa, che ha raggiunto il culmine quando, altra gente è scesa nelle strade per la movida serale. Stimolati dagli applausi, i concorrenti hanno aumentato il ritmo della loro corsa, lottando fino all’ultimo minuto, e provocando un ribaltamento della classifica finale.

Le premiazioni si sono svolte sul palco naturale di una scalinata di un antico palazzo nella piazzetta del centro storico al cospetto della maschia cattedrale romanica, mentre i finisher, con sul petto una medaglia in ceramica, erano alle prese con patatine al forno, mozzarella, cetrioli, finocchi, banane, arance, dolci, orecchiette alle cime di rapa, ecc.