Cronaca di una camminata (quasi) veloce a quattro zampe. Che dire, dopo aver percorso il Passatore di corsa e a due zampe per parecchi anni, è questa la mia prima volta a quattro zampe. Ho saputo infatti che i due bastoncini che si utilizzano in modo alternato al passo, non sarebbero altro che il prolungamento posticcio di una parte delle zampe anteriori che l'uomo non ha più continuato a sviluppare una volta conquistata la posizione eretta. L'homo erectus (dai 4 ai 7 milioni di anni fa) aveva certo trovato enormi vantaggi nell'aver liberato le mani dall'incombenza dell'appoggio, oltre ad aver migliorato di molto il dispendio energetico; ma la struttura scheletrica, passando dalla posizione orizzontale a quella verticale sembra nel tempo aver meditato vendetta, lunga vendetta.
E in effetti pochi sono i fortunati, tra noi podisti e no, che nello scorrere degli anni possano vantare l'assenza di un qualunque mal di schiena, che abitualmente inizia un po' subdolo e nel tempo invece ricompare in modo continuativo, dopo il totale fallimento di pomate miracolose e antinfiammatori a gogò. Non cito l'azione dei soliti esosi ed estrosi stregoni manipolatori che promettono miracoli (qualcuno è bravo e va riconosciuto), per non parlare degli interventi chirurgici comunque sempre problematici e alquanto rischiosi. Da quello che sento, prima o poi ci si arriva quasi tutti. Puoi anche fare palestra per anni, ma ad un certo punto spunta quel dolorino che alla distanza ti blocca gli allenamenti, ti costringe a correre meno frequentemente, e dopo un po' ti ferma del tutto (anche nel morale).
Che fare? All'inizio riduci l'azione di distensione delle gambe, produci passettini di qualche decina di centimetri che si susseguono con ritmo sempre più veloce, e sempre più corti. Se vuoi limitare l'impatto col terreno non c'è altra via, difficile però chiamarla ancora corsa. Il chiletto in più che metti con l'avanzare dell'età non ti aiuta di certo. Ti consigliano il nuoto, che per noi podisti non è proprio la stessa cosa. Il re è nudo, finché per caso non ti imbatti nella camminata nordica, quella che prevede l'utilizzo di due bastoncini comandati dalle mani, nata in Finlandia per i fondisti che si allenavano d'estate in città e senza neve. Ci siamo, è questa dunque la possibile ultima spiaggia prima del tuo ritiro fatale. Per quanto mi riguarda, già dagli allenamenti ho trovato che è spiaggia da percorrere, è spiaggia libera, e questi 32 km all'interno del Passatore me lo hanno in qualche modo confermato. Ho iniziato gli allenamenti solo qualche mese fa, ma da subito avevo percepito che non interferivano con il mal di schiena, anzi, più uscivo a camminare a quattro zampe meglio mi sentivo; paradossalmente, più prolungavo il riposo a letto e più mi alzavo indolenzito.
Inizia qui la mia avventura alla 5 edizione del nordic walking Cnen all'interno del Passatore. Gara che parte da Firenze e finisce a Borgo S.Lorenzo dopo 32 km. Altri hanno continuato verso i cento kilometri, ma i risultati sembrano essere stati piuttosto modesti. Il forte dispendio energetico e la velocità di crociera non permettono (al momento) camminate nordiche sufficientemente efficaci sulle lunghissime distanze. Staremo a vedere, l'evoluzione della specie a volte riserva sorprese nel lungo periodo.
A Firenze, turisti e fiorentini non ancora ben informati notano subito i bastoncini che pendono dalla mano in verticale; anche se somiglianti non potrebbero essere propriamente quelli da sci, a Firenze con quel caldo poi! Il dubbio comunque rimane, anche se in qualche modo forse intuiscono che potrebbero servire per un qualche tipo di corsa. I più li associano mentalmente alla montagna. Un tipo molto rilassato e ciarliero mi fa notare che però non siamo in montagna e dunque “che te li porti a fare sti cosi appresso ?”. Breve spiegazione e tanti saluti. Ciondolo ormai da un ora per le vie centrali, quelle più in ombra ovviamente, il caldo fa già sentire la sua minaccia incombente. Cerco un ristorante un po' defilato dove mangiare una pasta poco condita, questo è il consiglio dei nutrizionisti, dato che il consiglio del povero dietologo sembra ormai essere passato di moda. Al mercato mi imbatto in uno di quei furgoni ambulanti, tipo quelli del pollo allo spiedo con patatine, e rimango impressionato dalla coda che aspetta pazientemente il proprio turno. La scritta “panini al lampredotto” campeggia tra gli avvisi. Io, come sempre curiosissimo, mi metto in fila e aspetto il mio turno. Timidamente chiedo alla signora davanti a me cosa fosse mai il lampredotto. A occhio, dal punto di vista dell'assonanza, mi immaginavo fosse al più un affettato magrissimo di lepre selvatica (e già quello...). Avrete certamente già capito che non rientro tra i vegani di stretta osservanza. Gentile, la signora mi assicura che è la vera specialità di Firenze, e che lei arrivava da Empoli col marito giusto per gustarsi questo panino, “ma prima l'assaggi e poi le dirò”. Sempre più curioso attendo il mio turno. Vedendomi in abito sportivo il rubicondo cuoco mi assicura “vedrà con questo come correrà veloce; mi dica solo se lo vuole sciocco o con un po’ di sale”.
Finalmente addento con fame il panino, mentre la signora di Empoli mi porge gentilmente un tovagliolo di carta. La masticazione dopo lo scatto iniziale si fa più lenta, il collo si irrigidisce, il respiro si blocca, lo sguardo si perde nel vuoto e mi rendo conto che tutti intorno stanno aspettando il mio giudizio. Dopo aver trangugiato il bolo, abbozzo un “ah però, è molto gustoso”; la mia proverbiale diplomazia arriva perfino al “beh non è proprio male...”, anche se dentro di me maledico ancora una volta la curiosità.
Mi allontano velocemente e quel che rimane del lampredotto (75%) finisce nel cestino rifiuti della piazza accanto. Chiedo scusa ai fiorentini ed ai toscani, ma questo gusto proprio non rientra tra quelli sopportabili, soprattutto prima di una gara. Credo di essere stato l'unico podista tra i 2500 partecipanti il Passatore che in assoluto abbia approcciato il quarto intestino del bue cotto nell'acqua bollente all'interno di un panino prima della partenza. Provare per credere. Certo i gusti sono anche un fatto culturale, ma ho dovuto ricorrere a mezzo litro di coca cola (light) per cercare di annullare quel sapore che mi ha perseguitato anche mentalmente per tutta la camminata.
Seduto all'ombra sulla scalinata della Loggia dei Mercanti poco prima della partenza faccio amicizia con una coppia di australiani incuriositi dal movimento provocato dalla gara imminente. Invece del David immortalano me con tanto di bastoncini. Simpaticissimi, peccato non aver scambiato l'indirizzo e-mail.
Sono le tre e adesso si parte come sempre da via dei Calzaiuoli, ma questa volta, assieme agli altri camminatori nordici, si parte per ultimi, per via della velocità e dell'ingombro delle due zampe posticce. Cerco di stare sulla scia dei ‘nordici’, ma mi accorgo che non è così semplice, partono in tromba, li vedo poco più avanti ma fatico a tenere il loro passo. E' lo scotto del neofita, non ho ancora confidenza con la velocità da tenere. Comunque non mi pare il caso di allungare e rimango sui miei passi. Mentre fischio una canzoncina ritmata il passo alternato (gamba destra in coordinazione con braccio sinistro) si fa più sicuro e… vai.
Ma la salita di Fiesole se non perdona nulla quando corri sotto quel sole, non ti sconta proprio niente anche in assetto di camminata nordica. Mi precede di poco un arzillo signore filiforme di 92 anni che mantiene una coordinazione e un ritmo da far invidia. Al suo passaggio, riconoscendolo tutti applaudono. E' la seconda star riconosciuta del Passatore dopo Calcaterra, se lo merita proprio, è una forza della natura, proprio come Giorgio. Dopo Fiesole inizia finalmente qualche falsopiano, inizio a respirare un po' più regolarmente, ma è ancora durissima. Dopo vetta Tre Croci iniziano le discese e che mi permettono di aumentare notevolmente la velocità: mi verrebbe da correre un po', ma il regolamento non lo permette e mi adeguo. Alcuni ritirano i bastoncini e si danno alla corsa, niente di male ovviamente, ma allora perché iscriversi alla camminata nordica? Borgo San Lorenzo è adesso alla vista dietro il dritto viale di alberi. Mi permetto si sorpassare deciso a due chilometri dall'arrivo la coppia di camminatori che avevo incontrato a tratti durante la gara. Insomma un po' di sana competizione.
Applausi e complimenti all'arrivo: pensavo di sforare il tempo massimo previsto di 6 ore e 10 minuti mentre invece mi sono bastate 5 ore e 23 minuti. Non sono il primo (lo è stato un simpatico e bravo bresciano di 61 anni che ho conosciuto in treno e appartiene ad un team di Lonato) ma mi accontento del dignitosissimo 10° posto.
In verità va detto che il numero dei partecipanti camminatori in Italia è ancora esiguo, specie se confrontato con la popolarità che questa disciplina stà raccogliendo nel Nord Europa. In ogni caso mai mi era capitato di arrivare nei primi dieci in una gara, da qualche secolo. E tutto questo grazie alla scoperta della corsa a quattro zampe. Un salto indietro nel tempo che, se da una parte aumenta il dispendio energetico (che a volte non è poi così negativo, in quanto vengono attivati i distretti muscolari collaterali) dall'altro riduce significativamente l'impatto relativo all'atterraggio nella fase di volo tipica della corsa, a vantaggio soprattutto delle strutture ossee lombari. Non ci sono miracoli, ma ci si può provare.