Era una bella mattina di primavera del 1595. Il Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici durante una battuta di caccia raggiunse la sommità della Collina di Artimino. Colpito dallo splendido scenario in cui lo sguardo spaziava da Firenze a Livorno, giurò a se stesso che proprio lì avrebbe costruito la sua dimora estiva: così nacque la splendida Villa Medicea “La Ferdinanda”.
Una bella mattina di primavera di 422 anni dopo, Samuel Bellin, il Granduca de’ Podisti, pensò che un tracciato di una corsa che passasse nella Villa di Artimino non avrebbe avuto paragoni in tutto il mondo. E così nacque la 1^ Artimino Ultramarathon.
Ore 10,00. Laura. Si parte alla scoperta di questo nuovo percorso uscito dal cappello a cilindro del poliedrico Samuel Bellin. Le sue gare si sa sono più uniche che rare per le splendide zone del fiorentino in cui vengono tracciate e per le insolite asperità che i podisti devono affrontare. Ci vuole l’amatore: non quello del PB, del Garmin, delle ripetute, ma quello che non si stupisce di andare alla scoperta di nuove dimensioni della fatica, che sole possono portare al Nirvana finale. Paolo parte a razzo, ma me lo ritrovo incagliato sull’erto pendio erboso che risale verso la villa per circa un chilometro e mezzo nella parte finale del percorso. Calcolo che di quel passo lo dovrei riagguantare al quarto giro… ma è scomparso: non lo rincontrerò mai.
Ore 10,01. Paolo. VIA ALLA GARA. 180 gli iscritti alle varie distanze, 8 ore, Maratona, Mezza e 10 Km. Pochi ma buoni, i partecipanti alle numerose e ghiotte manifestazioni culturali. Panoramico il percorso, attraverso il vecchio borgo e le vigne: assai duro. Un giro di 5 km e 200 metri con dislivello positivo di circa 200 metri, l’agognata tacca della Maratona è al termine di 8 giri con 1600 mt di dislivello. Artimino non è un paese per vecchie ciabatte, ed infatti dopo tre giri son sciopà.
Ore 13,00. BENESSERE. Mentre gli ardimentosi runners infilzano gli scoscesi anelli che li fan passare per il ristoro nella misteriosa cruna dell’androne al piano terra della Villa Medicea, riposte le mie ambizioni podistiche ripiego su un più blando ma non meno emozionante pomeriggio culturale. Al piano nobile della “Ferdinanda” la società che gestisce il Complesso dal 2013 tutelato dall’Unesco, organizza la “Giornata del Benessere”. Con solo 10 euri divento parte in un sol momento delle Bellezze Medicee e di tutto il patrimonio enogastronomico, musicale, artistico figurativo proposto nel ricco programma: Zen Pilates , Stage di Danza, Visita guidata della Villa, Laboratorio Erboristico, Cooking Show, Bagno di Gong, Concerto di Pianoforte Planet Show.
Ore 14,00. LO ZEN E LA FELICITA’. Il cielo si rabbuia e scende qualche raffica di vento. Guardo dai finestroni della Villa passare senza alcun rimorso i tanti amici del cuore. Lo sguardo li segue fin che spariscono al fondo alla salita del Borgo. Potevo essere là…. ma son qui sdraiato a terra su questo antico cotto della Villa Medicea e guardo gli affreschi sul soffitto pittati 400 anni or sono dal Passignano. Nel tondo una bella fanciulla dalle chiome adorne di fiori, con una cesta di frutti e lo sguardo sognante. E’ appena cominciata la lezione di Zen Pilates. Brigitte l’insegnante Francese sussurra che ogni stretching comincia dagli occhi e dai muscoli facciali. Respirate piano. Guardate su... una minuscola scritta emerge alla base del tondo, nera semplice e maiuscola, sottile e necessaria, volatile ma nitida: FELICITA’. Qui a dieci centimetri da terra la mente perde ogni sintonia con il corpo abbandonato a respirare da solo. Le gambe mimano il movimento senza acquisirne la coscienza, e con un ben preciso ricordo ripercorro i 5,2 km del percorso comodamente sdraiato a terra, spingendo in salita e frenando in discesa. …sento anche il chip suonare.
Ore 14,45. BACCANALE. Le stanze della villa si colorano delle musiche di Mozart, Cajkovskij, Ravel…….Tutto risuona dei passi dei giovani danzatori della Effe danza di Empoli che rallegrano la compagnia ridando un tono celebrativo al Salone delle Feste. Il saggio andrà avanti parecchio trasformandosi pian piano in una festa, scendendo in pista anche genitori e insegnanti. Un piccolo baccanale. Sarebbe contento il Caravaggio il cui famosissimo quadro Bacco fu appeso in queste stanze per anni ed ora è invece visibile agli Uffizi.
Ore 15:00. Laura. Il percorso mantiene tutte le sue promesse iniziando con il passaggio attraverso il borgo di Artimino, sapientemente costruito in cima ad un cocuzzolo e fortificato da mura di pregevole fattura con la porta principale imponente. Il cassero che la sormonta è ora ornato da un orologio di cui sono visibili le antiche impalcature e le scale di legno usate per la manutenzione. Purtroppo il meccanismo è rotto. La lancetta dei minuti è perpetuamente fissa sulle 11 e quella delle ore è mozza e inutile sembra parlarci della inconsistenza dei nostri progetti e delle nostre aspettative. Nelle otto ore delle nostre fatiche l’orologio resterà immobile, come l’universo. Il selciato è fatto di grandi pietre levigate che conducono a una fontana ottocentesca che mi rinfresca ad ogni giro. Fortunatamente il cielo è coperto e la temperatura ideale. Raggiunto il punto più alto alla sommità del paese inizio una precipite discesa attraverso un uliveto dove i concorrenti sfrecciano come razzi mentre io saltabecco come un papero sperando che finisca il prima possibile.
Ore 15,10 Paolo. VISITA GUIDATA DELLA VILLA. Uno sparuto gruppo segue la guida attraverso le tante stanze ormai spoglie ed adibite su prenotazione a catering e convegni. La villa fu progettata dal Bontalenti che ormai anziano e gottoso non ce la faceva a salire fin quassù e sovraintese tutto da Firenze. Era la residenza favorita di Ferdinando per il periodo estivo: il duca veniva a qui a cacciare. Da qui aveva la percezione visiva dell'intero granducato, per questo Ferdinando commissionò al pittore fiammingo Giusto Utens una serie di 17 lunette con altrettante ville medicee di sua proprietà da collocare in un apposito salone detto appunto delle Ville; disperse nel Novecento oggi sono finite in un Museo di Firenze.
Ore 16 CUCINE PARADISIACHE. Per sopire i languori ecco il Cooking Show I cibi preparati e fatti assaggiare sono piatti classici rivisitati e preparati con prodotti che vengono direttamente dalla Fattoria di Artimino e da un orto specifico di 5.000 metri quadri. La chef coadiuvata da due aiutanti portoghesi impartisce secchi ordini in inglese, mentre prepara tre piatti squisiti che ci fa assaggiare. Il soffritto del risotto alle erbe e il vapore del bacccalà danno un buon profumo alla enorme stanza ad ovest.
Ore 17 CONCERTO. Dopo un esibizione di suonatori Gong è la volta di Alessandro Pelagatti che si esibisce in uno strano concerto per piano forte, molto didascalico con pezzi di sua composizione, chiamato Planet Soul.
Ore 17.50. Laura. Ad ogni giro supero il tratto fangoso dove Elisabetta Franceschelli è stata ferita da un lungo chiodo arrugginito conficcatosi nella pianta del piede, che l’ha costretta al ricovero ospedaliero già dal primo giro: a lei i miei auguri. Raggiunto il punto più basso si attraversa un ponte su un ruscello che mi allieta con il suo mormorio e prelude all’erta impegnativa per pendenza e lunghezza che si protrae fin alla fine del giro di 5,2 km. Il Giro termina nel cortile della villa le cui finestre occhieggiano su tutta la vallata e da cui Paolo ha osservato gli atleti che scomparivano nell’androne oscuro ed ombroso dal ben fornito ristoro belliniano dove ho avuto la sorpresa di riassaporare la Spuma.
Finito il meritato riposo si esce dalla Villa si passa sul ventoso tappeto del Chip per rigettarsi a capofitto in un nuovo giro. Le emozioni sono tante, ma la principale è il senso di libertà per poter correre circondata dalla natura umanizzata dal lavoro di secoli, tra l’erba alta i fiori primaverili il vento profumato. Veramente una bellissima gara dura e appagante. Emozionanti anche gli ultimi giri corti, tra due ali di figuranti tra chiarine e tamburi, tra bellissime dame, paggi e gran duchi. Per chi se l’è persa consiglio di riagguantarla l’anno prossimo. L’orologio segnerà ancora la stessa ora improbabile, con le sue lancette spezzate.
Ore 18. Paolo. GRAN FINALE. Arriva Laura, cui dispiace che è già finita; arrivano gli amici delle 8 ore che hanno faticato tanto mentre io mi sollazzavo fra affreschi e risotti, zen, gong e pianisti. Il Gruppo Storico di Carmignano fa risuonare le Trombe e i Tamburi per accogliere i coraggiosi podisti. Fra gli altri il ME-MEDESIMO Morelli Massimiliano da Fucecchio che si trasfigura nella gioia del coronamento del 450esimo traguardo.
Premi per tutti e appuntamento al 18 Marzo 2018 per una nuova magica giornata. Dall’alto della Scalinata il Duca osserva silenzioso tutti gli astanti, podisti e lacchè.