Il respiro in affanno, il fiato rotto, il battuto cardiaco impazzito, bruciano i piedi dentro le scarpe che vanno a mille, la velocità è la massima possibile, le gambe vanno quasi da sole senza controllo, quando vedi che la folla sugli spalti corre veloce nella coda dell’occhio destro, tutti cominciano ad urlare il tuo nome, e i tuoi avversari si fanno più lenti, dietro di te, tu davanti a tutti, il traguardo che si avvicina e non c’è più nessuno che può raggiungerti. Sei il più forte.
Sono le sensazioni comuni di tutti i campioni di atletica, di quelli come Pietro Mennea, “la freccia del Sud”, scomparso troppo presto dalla terra per correre su in alto, nell’Olimpo dello sport, lasciando un vuoto nell’atletica e in tutti gli sportivi del mondo.
A ricordarlo è un altro campione, l’olimpionico fucecchiese Alessandro Lambruschini, ex atleta italiano, oggi 48enne, specializzato nei 3000 siepi dove è stato campione europeo e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e da otto anni testimonial della Mezza Maratona Città di Fucecchio. “Oggi è una giornata di lutto per tutto il mondo dell’atletica non solo per me. Io ho perso anche un amico, un maestro, un punto di riferimento. Mennea è stato un grande, un faro per chi come noi ha dedicato la vita alla corsa, all’atletica in tutte le sue discipline”.
Lambruschini racconta di averlo ammirato nell’arco di tutta la sua carriera e di averlo preso come esempio da seguire per la sua carriera: “Ma era impossibile uguagliarlo, infatti il suo famoso record dei 19,72 sui 200 piani è stato imbattuto per 17 anni. Io so cosa significa perché anche la mia medaglia di bronzo ad Atlanta è stata molto sofferta di fronte ai campioni di sempre, i kenyoti”.
Infatti in questo Lambruschini e Mennea sono molto simili: nell’aver spodestato il primato dei kenyoti da una disciplina in cui di solito hanno sempre primeggiato i campioni di colore, con una struttura fisica diversa, un’altezza diversa, e una preparazione atletica enorme rispetto ai parametri italiani. “Ma con il lavoro, la costanza, il sacrificio, si ottengono sempre grandi risultati. Ci sentivamo spesso io e Pietro e ci siamo visti non molto tempo fa. Ma ricordo con affetto soprattutto le ultime Olimpiadi alle quali abbiamo partecipato insieme, io 23 anni e lui 36, quelle di Seul 1988. Da lui ho sempre ricevuto non solo insegnamenti di sport ma anche di vita. Era un grande uomo oltre che un grande sportivo. Uno che ha reso questo sport importante nel mondo e che ha dato la volontà a tanti giovani di provare a diventare come lui. Anche se era impossibile. La dimostrazione che con l’abnegazione e il sacrificio si può arrivare da qualsiasi parte. Senza truffe, solo con la pura preparazione. Era esempio di onestà e integrità sportiva”.
Anche il comitato organizzatore della Mezza Maratona Città di Fucecchio, coi presidenti Ivano Libraschi (Atletica Fucecchio) e Fabrizio Bachini (G.S. Pieve a Ripoli), in testa, si uniscono al cordoglio per la prematura scomparsa di Mennea: “L’atletica fucecchiese è profondamente commossa per la perdita di un campione come Mennea ai quali tutti ci siamo ispirati. Esprimiamo dunque le nostre condoglianze alla sua famiglia ricordando per sempre nei nostri cuori uno degli uomini che più hanno saputo onorare l’atletica, raggiungendo successi sportivi, vette di popolarità ed ammirazione in tutto il mondo, come pochi altri nella storia dello sport italiano. Per questo abbiamo deciso di dedicare la nona Mezza Maratona Città di Fucecchio del 2014 proprio a Pietro Mennea”. (Ufficio Stampa Mezza maratona di Fucecchio).
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La scomparsa di Pietro Mennea arriva come un fulmine a ciel sereno. Profondamente colpito il Presidente FIDAL Piemonte Maurizio Damilano, compagno di stanza di Mennea alle Olimpiadi di Mosca del 1980 dove entrambi vinsero la medaglia d'oro, oltre che compagno di club dell'ex primatista mondiale dei 200 metri alla Fiat Iveco di Torino a cavallo degli anni 70-80. "Sono sconvolto. Con Pietro ci siamo sentiti poco prima delle feste di Natale, non sapevo che fosse malato e non ha lasciato trapelare nulla della sua salute nella nostra conversazione. Abbiamo condiviso tanti momenti sportivi e non, abbiamo mantenuto un ottimo rapporto anche dopo la fine della carriera sportiva e ci frequentavamo. Con lui viene a mancare uno dei più grandi riferimenti nella storia dell'Atletica, un atleta e un uomo che ha saputo dare una svolta al nostro mondo." (Ufficio Stampa Fidal Piemonte)