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A parte rare eccezioni, I comitati organizzatori che utilizzano la ditta Timing Data Service — più nota dal suo acronimo, TDS —non concedono le classifiche delle loro maratone con l’indicazione di tutti gli attributi necessari per l’individuazione dei partecipanti, come invece le norme federali prevedrebbero.
In genere rinviano al sito della TDS che riporta quelle che dovrebbero essere le classifiche ufficiali (ma che tali non sono, tant’è che subiscono continue modifiche anche a distanza di mesi) oscurando in ogni caso l’anno di nascita degli atleti e, talora, la società di appartenenza e la categoria e, per fortuna solo in sporadici casi, finanche i nominativi. In definitiva forniscono un’informazione nei crismi della più esemplare trasparenza.
In questi casi, per le mie indagini statistiche, mi rivolgo direttamente agli organizzatori richiedendo i file contenenti anche l’anno di nascita dei partecipanti. Con grande signorilità, Reggio Emilia e Roma me li forniscono; taluni invece non rispondono neppure; altri nicchiano, prima d’interrompere le comunicazioni. Tra le porte in faccia ricevute (quanto sa di sale l’informazione altrui, mi verrebbe d’aggiungere) debbo poi includere chi nega i dati accampando scuse d’una creatività al limite dell’erudizione.
Proprio pochi giorni fa una gentile esponente dell’apparato della maratona di Milano mi ha risposto letteralmente: — La classifica che richiede contiene troppi dati sensibili che per legge non siamo tenuti a dare.
A parte quel “che per legge non siamo tenuti a dare”, che è tutta una dimostrazione di alta conoscenza giuridica, mi ha stupito apprendere che l’anno di nascita faccia parte dei dati sensibili. Ho chiesto spiegazioni, tanto per capirci qualcosa; naturalmente non ho ricevuto risposta alcuna.
Nel frattempo, nel sito Maxi Maratona della rivista “Correre”, comparivano i dati (a me negati) della maratona di Milano con l’indicazione anche dell’anno di nascita dei partecipanti. Come dire che, quando piace, l’oscurità fa spazio alla luce e, soprattutto, magia giuridica, i dati per legge sensibili diventano d’incanto insensibili. Vere e proprie mirabilia.
Ora, sgombrando il campo da possibili malintesi, non discuto certo il diritto di chicchessia di entrare in possesso delle informazioni sulle gare su strada, quel che mi rende perplesso è che, relativamente a gare istituzionali (termine con cui si classificano le gare approvate dalla FIDAL), si formino delle corsie preferenziali privilegiando in aggiunta chi ne fa un uso in gran parte mercantile rispetto a chi ne farebbe oggetto di studio scientifico. Sbaglierò, ma c’è qualcosa che non quadra del tutto. E forse meriterebbe maggiore attenzione da parte della FIDAL.
Comunque sia, stando così le cose, “Correre”, in forza di quel che chiamerei ius primae noctis di feudale memoria, è nelle condizioni di compiere le prime elaborazioni sui dati delle maratone italiane e di farle apparire sul sito appena citato.
In tale ambito, particolare rilievo rivestono le graduatorie per età dalle quali emergono molti aspetti statistici interessanti e, a volte, a dir poco stupefacenti.
Intanto, con mia grande invidia, ho appreso che ci sono miei coetanei capaci di tenersi vicini alle 3 ore. Ma questo non è niente, se rapportato a quel che riesce a fare un consistente gruppo di MM95 — più propriamente dei centotredicenni accorpati nella categoria master anzidetta.
Se infatti il lettore vorrà soffermarsi sulla riproduzione riportata in calce, tratta pari pari dal sito, scoprirà che, tra chi ha un’età di 95 anni e più, ci sono 3 maratoneti di 113 anni che riescono a stare sotto le 3 ore e altri in grado di dare la polvere a giovincelli sulla sessantina. E neppure le signore scherzano. Guardare, per credere.
In effetti questa è solo la situazione dell’anno in corso. Se si visionassero le statistiche del 2011 e del 2012 si scoprirebbero master di 110 anni e passa, ancor più bravi e coriacei, capaci di 2:34:30 e tempi simili. Bisogna dire che è proprio vero che la maratona italiana viva un periodo di crisi di vocazioni: non ci sono più i Bordin ed i Baldini di qualche anno fa, ma neppure i master centenari d’una volta.
Anche queste mirabilia.
Anch’esse meritevoli d’una attenta valutazione da parte della FIDAL. E degli statistici puri.

correre2013