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Particolarmente interessante l’intervista al professor Carlo Vittori, storico tecnico, l’allenatore di Pietro Mennea, pubblicata da La Stampa di domenica 11 gennaio u.s. a firma Gianni Romeo.

Il professor Vittori, intervistato in seguito alla pubblicazione del suo libro ‘tecnico’, “Nervi e cuore saldi”, lancia un messaggio molto grave, davvero preoccupante.

In particolare, Vittori dichiara: “A mio giudizio l’atletica in realtà non esiste più. I capisaldi federali sono oggi Massimo Magnani e Stefano Baldini, nulla di personale con loro, ma due ex maratoneti. Una volta l’atletica era track and field, oggi è on the road. Cosa ha di che spartire la maratona con piste e pedane?”

Pesante anche il giudizio sugli allenamenti degli atleti militari: “Ci sono 350 atleti militari, che invece di essere seguiti negli appositi centri di appartenenza se ne stanno a casa. Seguiti come? Con quali risultati si vede. Non c’è nemmeno rispetto per lo Stato che sborsa i loro stipendi”.

E così la considerazione sul doping nell’atletica dovuto al fatto che: “Non si crede più nel lavoro, nella scienza. Perché bisogna arrivare in fretta al risultato. Succede da tanti anni, da quando si spinse troppo l’acceleratore sull’atletica spettacolo, su ricchi premi in denaro». 

Ancora sul doping: “I controlli esistono più o meno, meno che più. Donati scrisse un libro molto documentato al proposito, non mi risulta che sia mai stato querelato. Credo che il 95 per 100 delle prestazioni oggi siano inquinate, poco o tanto. Un esempio: lo sprinter statunitense Gatlin ha corso a 35 anni in 9’’77 i 100 e in 19’’71 i 200, dopo 4 anni di stop per doping. Va più forte di prima. Gli ha fatto bene il riposo prolungato? Siamo seri, per favore”.

La strada da seguire viene da Paesi vicini: “Chi lavora bene qualcosa ottiene sempre. L’Inghilterra dell’ultima Olimpiade, ora la Francia, lo dimostrano. Qui c’è il deserto. C’è stato un degrado culturale pazzesco, nessuno si è battuto a fondo per ricordare agli ignoranti che dal gesto atletico parte tutto, ne guadagnano tutti gli altri sport se rispettano l’atletica”. 

La conclusione è ancor più amara, infatti il professore dichiara che a 84 anni può solo assistere, notando: “l’aridità di chi dovrebbe divulgare lo sport”.