Una regina resta sempre una regina. E Claudia Gelsomino da Boffalora Sopra Ticino è una regina.
Poco importa se all'uscita da Queensboro Bridge due ali di folla l'acclamano scandendo il suo nome o se a gridarlo sono gli amici di sempre e il teatro è un arrivo di paese stretto tra l'oratorio e il campo di calcio.
Perché quello che in ogni caso non cambierà mai è la sua grinta, il suo impegno, la sua passione che la spinge sempre a dare il massimo, per divertirsi e divertire.
Lo sottolineano i tempi, che son sempre quasi gli stessi; gli anni per lei non passano mai, lo delineano le sue parole, che son quelle di una ragazza che non ci sta a fermarsi.
“Prima di partire, a metà gara, quando la fatica incomincia a farsi sentire, mi chiedo sempre perché faccio queste cose...ma poi...taglio il traguardo e tutto ha un senso”.
Un senso. Un gran senso, solo una motivazione molto forte poteva farle correre il giro del Varesotto quest'anno, solo una grande professionalità e un amore incondizionato per la corsa.
Ha dominato le prime 5 gare, solo un volta è arrivata fuori dalla rosa dei primi 20 giunti al traguardo, giungendo 23esima; nella tappa di Castelletto Ticino è giunta addirittura 16esima assoluta. Purtroppo deve rinunciare al titolo perché manca l’ultima tappa .
A quella maglia di leader che sembrava essere stata cucita per lei.È la dura legge delle gare a tappe senza scarti, non importa quanto il tuo sia strapotere sul campo, basta un impegno preso in precedenza e i piani saltano.
Immaginate come deve essere, sapere di non aver rivali e dover cedere le armi.Claudia ha voluto lo stesso onorare iscrizione e maglia, perché non è sicuramente una vittoria in più al Giro del Varesotto che cambierà il suo meraviglioso palmares.
Perché vederla volare leggera al traguardo è sempre uno spettacolo e nulla si sposa tanto bene con quella canotta rosa della sua treccia bionda.
Perché non capita tutti i giorni che una medaglia di bronzo al valore atletico (riconoscimento appena ricevuto dal CONI per meriti sportivi), che una campionessa italiana di Maratona, una che è stata invitata a New York per la 42,195 più famosa del mondo, decida, e soprattutto ami, mettersi gli scarpini e correre a Besnate come a Somma Lombardo.
Io credo che questi siano i veri esempi di sport.
Le vere storie da raccontare, quelle che potrebbero insegnare ai nostri ragazzi, ma anche a noi, se non è troppo tardi, che il valore e la modestia dovrebbero sempre andare a braccetto.
E' sicuramente stupendo arrivare a Milano e mettersi una corona d'alloro meritatissima in testa. Lo è altrettanto fermarsi a chiacchierare con gli amici in una sera qualunque di un giugno a caso alla fine di una gara di paese.
Credo che sia questo il suo segreto.Quello che spinge tutti a sporgersi oltre le transenne per guardare dopo la curva e riuscire a scorgere per primi la sua inconfondibile falcata.
Il segreto è l'amore verso questo meraviglioso sport, in cui il contorno è superfluo, dove le strade sono solo sceneggiatura e il copione lo scrivi tu, ogni volta. E ogni volta la sceneggiatura di Claudia è fatta di un cuore al massimo, respiro corto e passi cadenzati sul selciato che terminano che un boato finale...ma quello ce lo mettiamo noi.