Non sono soltanto gli atleti rapidamente eliminati che abbandonano le olimpiadi (a proposito, qual è stato finora il ruolo olimpico di Filippo Magnini?), ma c’è anche un giornalista di valore, come Giuseppe Tassi, direttore della testata sportiva del Quotidiano Nazionale (QS), estromesso da un giorno all’altro dal suo editore in ossequio al “politicamente corretto”, vale a dire quella strategia eufemistico-ipocrita in base alla quale non si può dire bidello o spazzino o cieco o clandestino (e per reazione alla quale vengono fuori atteggiamenti firmati Vittorio Feltri o Marco Travaglio da una parte, Bossi o Grillo o Clint Eastwood o Trump dall’altra: deplorevoli, se volete, ma prodotti dalla reazione all’ipocrisia del “non si può dire”).
Tutto per un titolo, su Carlino-Nazione-Giorno (quel “Giorno” che nacque 60 anni fa all’insegna del politicamente scorretto rispetto ai quotidiani ingessati di allora, il “Giorno” di Saviane, di Brera, di Bocca, di Pansa), col quale Tassi (o il suo titolista) avevano riassunto una medaglia sfiorata dalle arciere azzurre, definendole “cicciottelle”. Apriti cielo: il presidente della Federazione relativa (Fitarco), Mario Scarzella, ha tuonato in difesa delle sue “giovani ragazze” (chissà se esistono delle ragazze vecchie), la cui sconfitta sportiva “le segnerà per tutta la vita” (ma vah!), e che non meritavano il supplemento di questa cosiddetta “umiliazione”. Di concerto, frecce avvelenate all’indirizzo di Tassi sono arrivate da quasi tutte le direzioni (il branco si sente più sicuro ad attaccare), con una punta più acuminata in un editoriale del “Giornalettismo” più lungo di un domenicale di Scalfari, che tira in ballo addirittura il femminicidio. Povero Tassi, aspettiamo che qualche zelante Pm apra un fascicolo per istigazione a delinquere, magari profittando del fatto che a Bologna una cosiddetta Escort (si ha paura anche a usare il nome preciso, e al suo posto si usa quello di una vecchia auto Ford) è stata ammazzata dopo una cosiddetta notte d’amore. “Sei cicciottella, allora ti sgozzo così dimagrisci un po’!”.
Magari, qualche direttore di testata che sentenzia di come le donne non vadano giudicate per l’aspetto fisico, dovrebbe spiegare perché nei suoi Tg ha eliminato dal video (per dirla con Cecco Angiolieri o se volete con Fabrizio De André) “le zoppe e vecchie”, mettendo al loro posto le “giovani e leggiadre”. O qualche capo di partito dovrebbe spiegare perché negli ultimi anni i ruoli di massima visibilità sono andati a insigni politiche come la Carfagna o la Minetti o la Madia o la Boschi (o la signora Obama…), mentre di Marina Sereni non si sente quasi più parlare e soprattutto non si vede più niente.
Tornando al fatto, consentirete che il sottoscritto (che tra le sue poche competenze ha quelle sulla lingua italiana, e– qui si svela l’arcano – ha avuto Giuseppe Tassi tra i suoi scolari d’università) abbia trovato in quel titolo un che di affettuoso, di simpatetico, addirittura opposto rispetto a quanto i farisaici tutori della correttezza hanno preteso di vederci. A parte che dire “cicciotta” è un complimento che facciamo alle nostre bambine, magari strizzando loro la guancia con due dita, e l’essere un po’ in carne viene caldamente raccomandato alle “giovani ragazze”per non cadere nell’eccesso opposto della modella anoressica (e bravo Comparelli che non ti vergogni del tuo giro-vita!), a me è parso che, volendo comunque scorgere un briciolo di ironia in quel titolo, la sua intenzione fosse quella di dire: “non vinceranno il concorso di Miss Italia, sono ragazze della porta accanto, italiane medie; ma sono brave, e dunque non è l’aspetto fisico, ma il valore sportivo che conta”.
E le vestali del non-sfruttamento del corpo femminile, dovrebbero chiedersi perché le atlete del beach volley siano costrette a esibirsi in bikini (per l’esattezza, erano “costrette” fino alle Olimpiadi di Londra; poi si è consentito di presentarsi nella tenuta che credevano, ma solo per un’altra convenienza politica, quella di non chiudere alle musulmane). Il bikini migliora le prestazioni? Allora spiegateci perché i maschi gareggiano vestiti di tutto punto, neanche con gli slip ma addirittura con pantaloncini a mezza gamba, stile pallacanestro.
A Giuseppe Tassi va la mia personale solidarietà (senza pretesa di coinvolgere altri), e la certezza che un uomo del suo valore sarà ad acque calme ‘ripescato’ nei ruoli che gli competono. A chi volesse contestare anche il sottoscritto, una sola preghiera: leggete due volte questo pezzo prima di imbracciare l’arco.