Uno dei rischi di chi si avvicina a questo sport, è l’”overdose” di soddisfazioni; l’affascinante sensazione di avercela fatta a tagliare il primo traguardo, può portare l’atleta a cercare sempre più nuovi record personali, e fin qui niente di male se fatto con consapevolezza; purtroppo, però, molto spesso si percorrono strade pericolose: e anziché cercare la guida di professionisti esperti, spesso ci si fida ciecamente di amici runners più anziani che improvvisano tabelle di allenamento e diete a base di integratori spesso sbagliate se non dannose. E’ invece molto importante rimanere ancorati alle proprie caratteristiche psicofisiche e imparare a rispettare i propri limiti. Rispettare ad esempio i segnali che arrivano dal proprio corpo come il dolore, ma anche le sensazioni spiacevoli. Una buona preparazione atletica non può prescindere dalla capacità di integrazione psicofisica. Bisogna in pratica lasciar perdere una corsa basata su troppi schemi ed aspettative mentali, ma imparare a rispettare il proprio corpo “dialogando” con lui mentre si pratica la corsa. Un buon modo per perfezionare questo dialogo, è dedicare almeno 20 minuti di stretching prima e dopo la corsa, cercando di eseguire gli esercizi con la massima consapevolezza possibile.