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Buongiorno dottoressa Bertone, dopo il giro dei suoi giovani pazienti cosa prevede il programma odierno?

Un’ora di fondo, a seguire 12 per 100 metri in salita e, se ho capito bene, una parte finale con l’inviato di Podisti.Net.

Già, proprio così, sperando che sia sufficientemente stanca o magnanima per quest’ultima parte.

Catherine Bertone, un’atleta ma prima ancora persona e personaggio tutto da raccontare.  Nel corso del nostro incontro si parla, inevitabilmente, di Olimpiade ma anche di mille altre cose.

Sono le 10, ritrovo presso la pista di atletica del centro Tesolin, ad Aosta, in realtà molto di più di un anello in tartan. Si tratta di una struttura polivalente che ospita numerose discipline sportive e al suo interno ci sono palestre molto bene attrezzate. Pensando a Milano provo un po’ di invidia.

Catherine Bertone nasce nel 1972 a Bursa, in Turchia, perché papà Giulio lavora all’estero per conto di Fiat. Mamma Claudine, francese, è interprete. C’è un fratello, Silvio (nato in Grecia nel 1967) anche lui runner.

In realtàdice Catherineil vero fenomeno è lui, corre al massimo 50 chilometri a settimana poi va al Passatore e chiude in 7h33’ (ultima partecipazione, anno 2015, 6° assoluto). Ha un testa pazzesca per le gare di resistenza .

Alle 10.15 inizia l’allenamento di Catherine con esercizi di vario genere, sotto gli occhi attenti di Vincenzo Di Ceglie, massoterapeuta che la segue ormai da due anni e poi via col fondo.

bertone 1Seguo in bicicletta, ci fa buona compagnia il marito Gabriele Beltrami, ottimo runner (1h10’ in mezza nel 2015). Anche lui viene da una famiglia di buoni runner, il fratello Mirko (ora ex runner) nel 2004 alla maratona di Milano fece da lepre a Catherine, gara chiusa in 2h42’.

Il fondo lo corro probabilmente intorno a 4’20/km, dico probabilmente perché non guardo il crono, deve essere una corsa facile; unicamente, appunto, per fare fondo.

La giornata è stupenda, le montagne circostanti forniscono un panorama unico. Lo scenario è la pista ciclopedonale che corre lungo la Dora Baltea, lo stesso percorso che ospita il lungo di Catherine.

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Il mio variato lungo qualificante, variatone, diventa  “VariaBertone”, sono 35 chilometri con cambio ogni cinque , percorsi a ritmo maratona e alternati ad un mille di recupero a 3’55. Il fondo ondulato aiuta a dare ancora maggiore qualità alla seduta.

Nel frattempo Catherine corre facile, quindi mi faccio raccontare la sua storia.

Dopo la Turchia, all’età di due anni, la famiglia si trasferisce a Belo Horizonte, per il nuovo incarico di papà e qui vivo fino all’età di 8. Poi c’è il ritorno in Italia, divento grande e scelgo medicina, un qualcosa che volevo fare fin da piccola.

Nel frattempo avevi già iniziato con l’atletica.

Si, tutta la trafila classica, mezzofondo, campestri, con discreti risultati, però i genitori hanno sempre anteposto la scuola, sia pure lasciandomi libertà di praticare la disciplina; di questo non li ringrazierò mai abbastanza. Se dopo trent’anni corro ancora con soddisfazione e senza mai sentire il peso di ciò che faccio é perché sono sempre riuscita a trovare equilibrio tra sport, vita privata e professionale.

Torniamo alla medicina e la specialità che hai scelto.

Alla fine è stata pediatria, sia pure con un passaggio in malattie infettive e oncoematologia pediatrica. La tesi di specialità (argomento: HIV pediatrico), presentata a Torino, è stata preparata a Parigi, dove ho vissuto per tre anni.

L’allenamento prosegue, è ora la volta dei 12 x 100 metri in salita, un tratto su asfalto che Catherine divora a velocità molto elevata, recupera in discesa invertendo la direzione. Noto che ha un ottimo stile e assetto, probabilmente per la sua provenienza dalla corsa in montagna.

In realtà parlerei più precisamente di corsa in salita, dato che in montagna ci sono anche le discese, un qualcosa che mi piace poco, forse perché non sono abilissima..…. Ecco quindi che mi piacciono maggiormente le gare che… salgono sempre, come la maratona di Zermatt e la Ivrea-Mombarone.  

Ora tocca a me: corriamo per un tratto su un pista asfaltata costruita ad hoc, sono 1007 metri per la precisione. E’ il campo base degli allenamenti di un altro forte atleta di queste parti, Renè Cuneaz. Catherine non è certo stanca, ma sicuramente magnanina, riesco a reggere il passo. Ovviamente le domande sono brevi, sempre più brevi col passare dei chilometri, il ritmo non è niente male, ma per fortuna lei è loquace e gentile, si dilunga nelle risposte. Questa volta è il marito Gabriele ad accompagnarci in bicicletta e a scattare foto, sono scatti che conserverò a lungo.

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Poi via di ritorno verso il centro Tesolin, una doccia, e inizia un’altra bella parte di questa mia giornata ad Aosta. Pranziamo con Corinne ed Emilie, rispettivamente di 10 e 6 anni, le due figlie a cui si aggiunge Guglielmo, 23enne, acquisito. Abita a Torino, studia al Politecnico di Torino. Si parla poco di running, giustamente.

Dopo Parigi sono tornata in Italia, a Biella, dove ho trovato lavoro , ma non solo quello. Entra nella mia vita il “Beltra”, oggi mio marito e anche coach2 (coach1 è Roberto Rastello, biellese, sostanzialmente allena Catherine a distanza, dal 2008; mi dicono che prima di tutto è un caro amico). Lui rigoroso, io che un po’ improvviso, è un grosso aiuto per me e non solo nel running...- Papà è bravo anche a far da mangiare – intervengono Corinne ed Emilie – soprattutto quando ci fa la pizza.

Si pranza e si parla un po’ di tutto, alle bambine scappano ogni tanto delle parole in francese; già, perché Catherine (che ha doppia nazionalità, italiana e francese) è bilingue e normalmente parla alle ragazze in francese: vuole che acquisiscano la stessa capacità linguistica.

Poi succede che arrivi ad Aosta, come è capitato?

Per il lavoro, ho trovato posto in pediatria ad Aosta, è stata una buona scelta, anche nei tempi successivi si è rivelata tale. Mi piace la città, il clima, la disponibilità dei percorsi. Poi nei periodi che devo allenarmi di più devo fare dei turni diversi e la collaborazione dei colleghi è sempre notevole.

La chiacchierata (difficile chiamarla intervista), prosegue dopo aver riportato le figlie a scuola. Gabriele e Catherine mi portano in giro per il centro di Aosta, una città che conoscevo poco. Catherine, la conoscono in tanti, eppure la gente la avvicina quasi con discrezione, un saluto, due parole e finisce lì. Neanche un selfie….. Probabilmente è il suo stile di vita che la rende persona normale, certamente anti-personaggio.

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Arriva il momento di parlare di Olimpiade. Che cosa rappresenterebbe una tua partecipazione, come è cambiata la tua vita in questa prospettiva?

Certamente rappresenta moltissimo, ma la pressione dentro di me è relativa, la vedo più nelle persone che ho intorno, nell’ambiente dell’atletica, nell’interesse degli operatori del settore. Ogni giorno mi viene posta la domanda “ ma allora, ci vai alle Olimpiadi?”. Ma io non so che rispondere.

C’è comunque più di un lato positivo, ad esempio si parla della mia città e della mia regione, e per una volta senza riferirsi al trail e alla corsa in montagna.

Ovviamente curo di più gli allenamenti, ma il lavoro, la famiglia, gli amici, insomma, la quotidianità, non è cambiato niente…. Certo che il sogno c’è tutto, sai, a 44 anni è improbabile pensare ad una seconda opportunità.

I tempi dicono molto sulle tue caratteristiche, forte in maratona, normale nella mezza, addirittura lenta sui 10 K. Quindi più resistente che veloce (a Rotterdam – chiusa in 2h30’- è passata alla mezza in 1h14’, e ha il personale di 1h13'36) .

Si, direi che è sempre stato così, in parte è una questione di scelta: mi sottopongo volentieri ai lunghi, alle corse in salita, molto meno a ripetute, nemmeno la pista mi fa impazzire. Anzi, non ci vado proprio. Quello che tecnicamente può sembrare un paradosso è che corro quasi uguale mezza e maratona, infatti coi lavori attuali cerco di migliorare la capacità di correre a ritmi più elevati, anche se 2h30’ ….. non è malaccio.

Come sono i rapporti con la Federazione, cosa ti hanno chiesto?

Sono cordiali, formali, non mi hanno chiesto niente di particolare. C’è un accordo perché sono diventata "atleta di interesse federale", ma sostanzialmente non ho avuto richieste specifiche. Non sono intervenuti nel mio programma, sebbene giustamente abbiano voluto conoscerlo. Non credo o comunque  non so se mi verrà chiesto di andare in altura per finalizzare la preparazione, sia pure si tratti di una consuetudine. Dovevo correre bene una mezza e così è stato (n.d.r. Lugano, PB in 1:13:36), alla mezza europea devo fare bene ma senza nessun assillo né di crono, né di posizione. Comunque, per quanto non sia la mia distanza preferita, sia chiaro che l’impegno sarà massimo, e poi vedremo.

Già, vedremo e se…. intendo dire che al popolo dei runner ma anche agli addetti ai lavori sembra improbabile una tua eventuale mancata convocazione alle Olimpiade, ma se…. succede….?

Mi spiacerebbe moltissimo, è chiaro, forse non capirei nemmeno. Io ho fatto la mia parte e credo proprio anche bene, andare forte dovrebbe bastare. Dovrebbe. Ma se…. succede… me ne farò una ragione. Vedi, in parte è una questione di mia indole, ma certamente anche la mia professione di medico mi aiuta a capire tante cose e a metterle in fila in un certo modo. Quando un bimbo nasce con dei problemi o anche peggio, quando devi dire ai genitori che ha una brutta malattia e sai che forse non ne uscirà mai…. beh, se manchi un record personale o se non ti chiamano per l’Olimpiade vivi la cosa in un modo più sereno, perché nella scala dei valori della vita c’è molto altro.

Chapeau , madame Bertone.

Un immenso in bocca al lupo da parte mia e sono sicuro da parte di tantissimi runner e sportivi italiani.

Grazie, grazie di cuore, a te, a Podisti.Net, a quelli che mi vorrebbero a Rio e a tutti quelli che mi vogliono bene.