Il giorno 7 aprile 2013 ho avuto il piacere di correre e terminare a Parigi la mia terza maratona (la prima all’estero) di livello internazionale da quando pratico la corsa. Detto ciò vorrei esternare le mie “sincere” sensazioni ed emozioni che ho provato durante gara.
Correre tra 50.000 partecipanti di diverse nazionalità in quella meravigliosa città per me è stata una esperienza emozionante ed indimenticabile in tutti i sensi; e dire che 15 giorni prima dell’evento, dopo aver terminato con grandi sacrifici la prevista preparazione, ho rischiato di non partecipare, in quanto di seguito all’ultimo allenamento sui 30 km , mi è stata diagnosticata una presunta periostite bilaterale dei tibiali ed altresì una infiammazione del piriforme, costringendomi a stare fermo. Ho deciso comunque di partire e, finalmente, arriva la mattina della gara.
Mi alzo, faccio colazione e mi dirigo verso l’ Arc de Triomphe-Champs Elysèe, da dove è prevista la partenza: giunto sul posto, stracolmo di partecipanti e spettatori, inizio a fare il riscaldamento.
Lo scenario è una gioia di bandiere arancioni e musica a tutto volume, l’adrenalina è allo stato puro!
Successivamente entro in una delle gabbie di partenza, programmo il mio cronometro a 4’40” al km ed attendo lo start per la partenza.
Alle ore 9:15 sparo e via, inizio a correre, i podisti sono tantissimi, il mio ritmo gara si stabilizza sui 4’38”-4’40” al km, la mia testa e le mie gambe stanno bene, anche perché l’incitazione ed il calore della gente è altissimo (aggiungerei cosa mai vista) sia in ogni angolo delle strade, sia per i 90 gruppi musicali sistemati lungo il percorso che fornivano la giusta carica agonistica, tutto perfetto direi!
Sto bene, sono concentrato, i miei dolori sembrano un lontano ricordo. Il percorso è tecnico con qualche falsopiano, poi dal 27° al 29° km ci sono ben quattro ponti (200 m.) da superare. Passo alla mezza in 1h37’12” (perfetto!), ma, prima di arrivare al 26° km, inizio ad accusare dolori al piriforme ed ai tibiali, non ci penso ed arrivo sofferente al 30° km, qui la svolta..
Mi fermo, bevo integratore e acqua, faccio gesti di rabbia, mi tocco le parti dolenti, riflettendo: “Ora che faccio, continuo?” Sento di avere ancora tanta benzina in corpo, ma il dolore è lancinante! Alzo il mio sguardo verso il cielo, gridando: “Dio mio, fammela finire!” A quel punto sento il pubblico gridare, incoraggiandomi: “Alé Gigi, Italy!”; riparto a piccoli passi, non guardo più il mio crono ed arrivo dolorante al 35° km. Altro pit stop, con grinta dico a me stesso: “Barcollo, ma non mollo!” e penso che mancano solo altri km 7.195, con la mia“ tenacia” posso farcela.
Mantengo la stessa andatura sino ad arrivare ai tanto sospirati 42.195 km dove scroscianti e calorosissimi applausi dei numerosissimi spettatori (tra cui mia moglie) mi accompagnano a tagliare il traguardo, consentendomi di coronare il mio sogno e di trasformare la mia fatica (mentale e fisica) in una contentezza fanciullesca.
Piango per la gioia e ringrazio Dio. La chiudo, nonostante i problemi muscolari summenzionati, in 3h31’12”,official ranking 5660 su 38.690 arrivati; non importa per la mia previsione (3:15-3:20), corro e gareggio per me stesso e non per gli altri!La corsa a mio avviso è solo uno sport: salute, benessere e spirito di gruppo.
La medaglia colorata di “finisher” (bellissima) l’ho avuta anch’io! Ho dato tutto! La maratona merita rispetto. Concluderla è da eroi! Chi scrive ha voluto esternare, precisando senza “alibi”, le proprie percezioni che resteranno indelebili, provate durante la splendida maratona di Parigi piena di gente pulsante che si divertiva.
Ci tengo a ringraziare per avermi supportato: la mia società Bio Ambra New Age, parenti, amici e colleghi; e,altresì, il mio mister Nicola Traversa, bravo sotto l’aspetto umano e sportivo, che tutte le mattine alle ore 5:30 con tanta pazienza, abnegazione e passione conduce la nostra compatta squadra - aggiungerei “familiare” - di corridori amatori, ovviamente resterò uno di loro!
Infine, colgo l’occasione per esprimere tutta la mia solidarietà e vicinanza agli atleti ed alle loro famiglie coinvolte nella tragedia di Boston.