
Pavel Cap è un prete che viene dalla Moravia, più precisamente da Zlin, una cittadina situata a 100 km da Brno. Una cittadina il cui nome potrebbe dire qualcosa, magari a qualcuno meno giovane, qui si allenava un certo Emil Zatopek.
Pavel ha 49 anni, ha al suo attivo 13 maratone, compresa quella corsa a Trieste.
Se un prete che corre maratone in fondo può fare poca notizia, trovo invece molto interessante la sua storia, la sua vita.
Si dedica alla fede almeno tanto quanto si prodiga per i giovani, insegna loro religione ma vuole anche trasmettere i valori dello sport (non solo il running), convinto come è della loro importanza. Li spinge verso lo sport perché diventi parte integrante della loro vita. Sport e salute, un binomio secondo lui imprescindibile, ci crede a tal punto da mettersi in gioco, in prima persona.
E’ arrivato a sfidare Michal, un ragazzo di 17 anni e 92 chili, forte fumatore, che conduceva uno stile di vita a sua dire inaccettabile.
La gara è stata una 10 k a Praga, la posta in palio era pesante, se avesse perso non avrebbe potuto farsi la barba per un po’ , la contropartita erano…..5 chili di mele. Ebbene, Pavel ha perso ed ha dovuto tenersi la barba per sette mesi, fino al successivo venerdì’ santo (oltre proprio non poteva). Era certo di vincere quella sfida ed invece ha perso, è tuttora convinto che il ragazzo abbia barato, ma ha accettato la sconfitta con cristiana rassegnazione.
La rivincita c’è stata, alla maratonina di Praga, Michal ha abbandonato la contesa al km 10, quando si è accorto che Pavel non avrebbe mai ceduto e questa volta gli correva vicino….voleva essere sicuro che…non sbagliasse strada.
Don Pavel parla un buon italiano, la sua storia con il nostro paese inizia nel 1990, viene mandato a Forli , in convitto, doveva starci un anno ed invece si ferma per diversi altri, peregrinando in tante scuole salesiane presenti sul nostro territorio. Ora vive a Zlin ma appena trova una buona scusa corre in Italia, in tutti i sensi.
Stravede per papa Francesco, sostiene che la sua semplicità, unita alla voglia di stare con la gente, riuscirà nell’impresa di (ri)avvicinarla alla chiesa. Secondo lui la crisi che viviamo è soprattutto di valori, credo che abbia maledettamente, o benedettamente, ragione.
Il giorno precedente la Bavisela dal palco in piazza Unità d’Italia ha benedetto tutti, i runners come i tanti presenti, una benedizione diversa da quelle che si conoscono in Italia, ma che ha lasciato il segno.
Ha corso la maratona, come sempre fa, con in testa una cicogna, perché vuole portare un messaggio di pace lungo i 42195 metri della gara, ha dispensato saluti, sorrisi ed incitamenti, a tutti. Mi hanno riferito che faticava a superare la gente in difficoltà, la sua “mission” di aiutare gli altri se la porta dietro. Sempre.
Ho chiacchierato a lungo con lui, prima e dopo la gara che ha concluso in 4h37’41; un bel personaggio e soprattutto una bella persona
Grazie don Pavel, è stato un piacere ed un onore conoscerti.