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Viccari Daniela Messico Carrera de Baja 2014 a

La Carrera de Baja, gara di trail running a tappe nel sud della Baja California, la penisola messicana che si allunga tra l'Oceano Pacifico e il Mare di Cortez, era il mio sogno già da qualche anno. Innamorata da sempre del Messico, vedendo le foto della prima edizione ne ero rimasta folgorata. A gennaio, una volta confermata l’iscrizione, ho prontamente acquistato il biglietto aereo per La Paz e iniziato la preparazione per questa avventura che volevo affrontare nel migliore dei modi. Ho iniziato a macinare km, avvicinandomi anche alle ultra, a percorrere sentieri e salite e a correre praticamente ogni giorno, aumentando sempre più il chilometraggio settimanale. Dentro di me sempre impresso quell’obiettivo tanto ambito e desiderato che accresceva il mio entusiasmo e mi faceva superare ogni fatica. Sabato 18 ottobre finalmente la partenza; il viaggio è lungo, circa 24 ore, si fa scalo a Parigi, poi a Città del Messico e infine si arriva a La Paz. Qui l’incontro con tutti gli altri partecipanti, circa una trentina, provenienti da Italia, America, Messico, Svizzera e Francia, e l’incontro con gli organizzatori della gara: Alberto Rovera, Dino Bonelli, Giorgio Codias, e poi Laura e Roberto. Tutto mi appare subito perfetto. La domenica ci si trasferisce in pullman a Loreto, una piccola e tranquilla cittadina sul mare di Cortez, un'oasi di pace. Da qui partiremo per affrontare le prime tre giornate di gara.
La prima tappa è di 19 km, partenza e arrivo presso una missione gesuita molto suggestiva. Percorso pianeggiante e veloce, caratterizzato dall’attraversamento di svariati fiumi, tra andata e ritorno circa una decina. Si attraversano foreste di cactus, verdissimi, sotto il cielo blu e un sole accecante. Parto subito decisa, mi porto nel gruppo di testa, seguo Marco Olmo a poca distanza, cerco di studiare la sua traiettoria, i suoi movimenti, chi meglio di lui puoi essere la guida per una trailer alle prime armi come me… Corro fianco a fianco con Yaz, una ragazza messicana dal fisico imponente e dalla falcata decisa, bella da vedere, tosta, determinata, si vede subito che non molla un colpo, e infatti sarà la vincitrice della gara femminile. Mi diverto, fatico, mi impegno, attraversare i fiumi saltando da un sasso all’altro non è proprio semplice per chi ha poca agilità come me. Ma rimango in piedi, non scivolo, barcollo ma tengo duro. Gli ultimi km però Yaz allunga e non riesco più a starle dietro, arrivo dopo di lei di poco, terza donna, settima assoluta. In testa Rachel, una velocissima e sempre sorridente runner americana. Io sono comunque felicissima, entusiasta dei paesaggi attraversati, soddisfatta della mia gara, e termino a braccia alzate.
La seconda tappa è di 21 km, sempre pianeggiante, ma con una prima parte molto tecnica. Un terreno roccioso, con sassi molto grossi, e passaggi in strettissimi canyon e tra i cactus. Io spendo molto in quanto devo rimanere concentrata per evitare di cadere, d’altronde sono ancora agli inizi di questa specialità del running. Non riesco a seguire il gruppo di testa e mi stacco, così devo stare anche molto attenta ad avvistare le bandierine arancioni che segnano il percorso. Ad un certo punto non vedo più segnali, capisco quindi di aver sbagliato strada; come suggerito nel briefing torno indietro e aspetto che arrivi qualcuno. Mi raggiunge un ragazzo messicano, Pablo, che vedo molto sicuro di sé, e decido di seguirlo e stare con lui per evitare di perdermi nuovamente. La seconda parte di gara è decisamente più corribile perchè si percorre il letto di un fiume in secca e la maggior difficoltà diventa quella di resistere al caldo che su questo terreno arido e pesante il sole picchia e si fa sentire. Gli ultimi 2 km poi sono ancora impegnativi, si corre sulla sabbia che porta all’arrivo proprio di fronte al nostro hotel. Le gambe cotte, ma la felicità di tagliare anche questo traguardo fa dimenticare ogni fatica! E inevitabile dopo l’arrivo un bel tuffo rigenerante in piscina!
La terza tappa è la più lunga, 32 km, ed è quella che personalmente ho amato di più. I primi 8 km sono su una pista sterrata molto corribile. Partiamo tutti insieme noi del gruppo di testa, io, Yaz, Rachel tra le donne, Pasquale, Marco, Jean Christophe tra gli uomini. Appena la strada inizia a salire però si prendono le distanze perchè la tappa è di montagna e gli specialisti vengono fuori. Gli uomini prendono il via, Yaz li segue a ruota, lei in salita è una jena, ha una potenza incredibile ed è impossibile starle dietro. Seguo Rachel che invece sui sali scendi sembra essere più “umana”. Il percorso diventa sempre più tecnico e dopo la salita impegnativa, ma corribile, iniziano tratti di scalata e discese per niente semplici, dove è fondamentale rimanere concentrati per evitare di scivolare. L’istinto porta a cercare di aggrapparsi alle piante per rimanere in piedi durante le discese, ma considerando che la maggior parte sono cactus è bene stare attenti a dove si mettono le mani… Si attraversano fiumiciattoli saltando da un sasso all’altro, si sale e si scende continuamente, facendo attenzione a non perdere di vista le bandierine arancioni che segnano il percorso. Faccio gioco di squadra con Rachel, lei davanti che tiene il passo e io dietro che cerco di avvistare i segnali per dirigere la traiettoria. E’ divertente, corriamo ridendo e scherzando sulla nostra “non tecnicità”, nel frattempo faccio anche pratica di americano e, affaticata dalla gara, non è proprio semplice. I km finali sono più corribili, nel greto di un fiume in secca prima, dove l’insidia maggiore è rappresentata dagli insetti che si attaccano alle gambe, e su una bella strada sterrata, dove invece la grande fatica è data dal caldo torrido e dal sole a picco. Mi accorgo che Rachel non mi segue più, io invece sto benone e proseguo nella mia corsa verso il traguardo posto nel centro di Loreto. Poco prima dell’ingresso nel paese però mi rendo conto di aver sbagliato qualcosa, non vedo più le frecce che segnano il percorso, devo tornare indietro; per un attimo mi trovo spiazzata, cotta anche dal caldo, non vedo nessuno intorno e non riesco più ad orientarmi. Poi mi torna alla mente quello che era stato spiegato nel briefing, proseguo fino alla foce del fiume, e da lì entro in paese. La mente però è ancora un po’ offuscata, perdo nuovamente di vista i segnali, mi ingegno, cerco quindi di scrutare dov’è il campanile visto che l’arrivo è di fronte alla chiesa, lo vedo, e dopo qualche minuto mi trovo all’arrivo, cotta dal sole e dalla fatica, ma contenta del risultato. Sono seconda, e Rachel arriverà 14 minuti dopo di me. Passo seconda anche in classifica generale.
Per la quarta tappa compiamo un lungo trasferimento, 3 ore di pullman e mezz’ora circa di barca, per raggiungere una piccola oasi paradisiaca, la Isla Magdalena, 150 km di lunghezza meno di 1 km di larghezza, da una parte il mare calmo di Cortez, dall’altra le onde dell’Oceano Pacifico. Nessuna presenza umana se non noi concorrenti e lo staff organizzativo; solo noi e le dune… splendida sensazione! La tappa è corta, circa 10 km, e non essendoci dotazione obbligatoria decido di correre senza camelback portandomi solo una bottiglietta d’acqua. Sono km di pura e intensa fatica! Correre su e giù dalle dune è tanto fantastico quanto incredibilmente difficile. Continuo a sprofondare, ho difficoltà a trovare l’appoggio giusto, la leggerezza non è certo una mia caratteristica, e spendo tantissimo ad ogni passo. Ogni km mi sembra lungo 3...  Il sole picchia pesantemente e riflette sulla sabbia bianchissima. Vorrei bere continuamente e bagnarmi la testa ma devo centellinare il mio mezzo litro di acqua perché non ci sono ristori. La seconda parte di gara si corre sulla battigia, lungo l’oceano; in teoria più corribile, in pratica un lungo trascinamento di gambe stremate dai km di dune. Una cosa si può fare: sviare la mente dalla fatica concentrandosi sullo spettacolo circostante, il cielo blu, la sabbia bianca e l’acqua cristallina. E cullata da quest’immagine azzardo anche una volata finale sulle dune… arrivo terza, ma rimango seconda in classifica generale, anche se per soli 2”. Prima di tornare sulla terra ferma impossibile non fare un bagno nell’oceano, meraviglioso! Viccari Daniela Messico Carrera de Baja 2014 b
La quinta tappa è decisiva per la classifica e, per la prima volta dall’inizio della Carrera de Baja, sento molto la gara. Parto quindi con un po’ di tensione addosso. Il percorso è un sali scendi attraverso cinque montagne da scalare e ridiscendere sia in andata che al ritorno con partenza e arrivo su una meravigliosa spiaggia bianca a mezz’ora circa da La Paz, playa Tecolote. I km sono “solo” 10, ma sotto il sole cocente della tarda mattinata e con i dislivelli che ci attendono, decido questa volta di munirmi comunque di camelback con 1 litro d’acqua di riserva. Si parte con una sorta di giro di lancio, io, Rachel, Yaz, Pasquale e Marco siamo tutti insieme; poi, non appena iniziano le montagne si prendono le distanze. Cerco di seguire Rachel, visto che la mia gara deve essere impostata su di lei. Ci si arrampica sulle rocce e si scende con molta cautela. La seconda discesa però è davvero impegnativa, una parete ripida fatta di sassi che cedono ad ogni passo. Non riesco a trovare l’appoggio, scivolo, non mi faccio niente, ma in un attimo rivivo la caduta sul Resegone e mi assale una brutta crisi: tachicardia, ansia, gambe che cedono e non riescono più a spingere. Il caldo torrido poi non aiuta. Mi bagno la faccia e la testa sperando di riprendermi, ma non ho più forza nelle gambe. Uso le braccia per aiutarmi in salita e per cercare degli appoggi in discesa. E’ sempre più dura; anche quando incrocio gli altri atleti in gara, che ormai sono tutti amici, faccio fatica a reagire anche solo per un saluto. Rachel intanto si allontana a poco a poco. Gli ultimi km sulla spiaggia mi trascino senza più un briciolo di forza e con il cuore a palla. Mi butto a terra stremata, mi viene da piangere... lacrime di fatica e di gioia… alla fine sono terza… e felice! Felice di aver realizzato il mio sogno! Mi butto in mare vestita, con tanto di scarpe e camelback, per festeggiare! Un’esperienza meravigliosa, unica, che mi ha regalato emozioni indescrivibili! Qualche momento di crisi c’è stato, difficoltà e fatica non sono mancate, nonostante la preparazione e la mia capacità di resistenza, ma la gioia di correre in posti paradisiaci, la sensazione di essere un tutt’uno con la natura, i paesaggi meravigliosi che riempiono gli occhi e il cuore mi rimarranno dentro per tutta la vita. Momenti di corsa in totale solitudine, ma anche tanti momenti in compagnia. Perché il bello della Carrera de Baja è stato anche la possibilità di conoscere persone speciali, ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, di varie nazionalità. Un gruppo affiatato con cui si è instaurato subito un bel rapporto che ha permesso di vivere e condividere al meglio la nostra avventura. E poi tutto lo staff organizzativo, che merita decisamente un bel 10 e lode! Alberto Rovera, Dino Bonelli, Giorgio Codias, Laura e Roberto, un team di persone preparate, professionali e disponibili, ma nello stesso tempo amichevoli e solari, e complici delle nostre “mattate”. Impeccabili in tutto, niente è stato mai lasciato al caso. Tutto curato e scrupolosamente organizzato. I percorsi ottimamente studiati da Alberto, i briefing precisissimi di Giorgio, le foto splendide di Dino hanno contribuito a rendere la Carrera de Baja un’esperienza memorabile, che consiglio a tutti! Perché la Carrera de Baja è più di una gara, è un’emozione da vivere!