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Ehunmilak Spagna 100 miglia in lingua basca 2015

Eh sì, questa è una gara in terra basca, a Beasain, Nord della Spagna, dove anche il cuore è basco, fin nel nome; infatti, Ehunmilak vuol dire 100 miglia nella loro lingua originale. E’ un’ultra trail, alla sua 6^ edizione, che si è corsa sulle montagne “morbide” del nord della Spagna, non più di 1.500 la più alta, però alla fine, tra continui up and down, il dislivello positivo ha segnato +11.000. I km sono 100 miglia, appunto, alias 168 km, tosti davvero e resi ancor più duri a causa di un forte temporale che ha sferzato nella seconda notte, cogliendo la “pancia” della gara sui monti, mentre i più veloci erano già arrivati. Per i meno temerari ecco le altre due distanze: la G2haundiak, coi suoi 88 km, +6.000 m, quindi comunque non è uno scherzo, e la Marimurimendi Marathon, 42 km con +2.300 m.

Per la distanza più lunga, l’ultimo ha dovuto traguardare entro 48 ore, dopo di che il “cancello” della gara ha chiuso i suoi battenti; 22 le ore a disposizione per la distanza “intermedia” e 8 per la maratona. Il totale dei partecipanti ha toccato la vetta dei 1.000 e più. Per tutte e tre lo start è stato dato dalla piazza centrale del paese, la piazza del Municipio. Grande coinvolgimento del pubblico, soprattutto per i “guerrieri” della distanza più lunga. La musica alta e lo sparo del via hanno dato brividi di emozione. Facce determinate per questi eroi moderni, muscoli allenati e con tanti tatuaggi come trofei di precedenti imprese. Buena suerte a tutti!

Alla fine passerà sotto l’arco della finish line della Ehunmilak Imanol Aleson, atleta locale che la passata edizione ha lottato contro Dominguez Ledo Javi, senza però riuscire a batterlo, fermando il crono a poco più di 24 ore. Quest’anno, l’antico avversario è rimasto fermo ai “box” a causa di un infortunio, ma era dietro le transenne ad aspettare il suo amico/nemico per stringergli la mano e abbracciarlo. Jaione Sasieta la vincitrice femminile. Ma torniamo nelle retrovie, dove la sofferenza si fa più marcata. Ogni 10 km circa ci sono ristori, che nel buio della notte sembrano accoglienti presepi, mentre al 70° e al 130° km ci sono le due basi vita, dove il podista può lasciare la sua sacca col cambio vestiti. Il bello e il brutto di questa gara? Chi meglio di chi ci ha corso dentro può dirlo? Incontro due milanesi, Marco Moro e Cristina Tasselli, che hanno scelto questa gara in quanto è propedeutica al Tor de Geants, nel loro mirino per il prossimo settembre, essendo esattamente la metà. “Durissima e calorosissima” sono i due aggettivi che usano per definire questa competizione. La prima per il terreno e il clima che, di fatto, hanno molto condizionato il loro crono finale, la seconda per lo spirito caliente del pubblico, anche lungo tutto il percorso che è un alternarsi di solitudine a passaggi partecipati nei paesini che si attraversano lungo tutta la carretera; oltre ai ben 1.400 volontari coinvolti nell’organizzazione. Il momento più brutto? “La notte sul monte dopo San Adrian, 139° km: vento forte, pioggia battente, nebbia , zero gradi e zero visibilità; grande difficoltà nell’individuazione delle balise con conseguente allungamento spropositato del tempo di percorrenza”. Il più bello? “Oltre all'arrivo, per definizione è sempre un momento magico, diciamo la prima salita vicino ristoro di Mandubia, dove l'accoglienza della gente era molto festosa e il paesaggio spettacolare”. Che per sempre rimarrà impresso nei loro cuori, campeones!

Quale il must della gara

La regola fondamentale di questa competizione è il rispetto, il rispetto per tutto e tutti: se stessi, i volontari, i giudici, gli altri corridori, gli spettatori, ma, soprattutto, l’ambiente. Dunque, mai correre fuori dalle zone contrassegnate e mai buttare spazzatura, ovvio. E’ un’avventura, come tutti trail, alla quale ci si deve accostare con umiltà: avvicinarsi alla natura, correrci dentro rispettandola.

foto: @memphismadrid; Sergio Garasa Mayayo, carrerasdemontana.com