Ennesima impresa del britannico Mo Farah oggi a Pechino ai mondiali sui 10000mt dove si conferma il numero uno incontrastato della specialità.Tanto di cappello alla star inglese perché vincere una gara di campionato, senza lepri, con le condizioni climatiche locali assai difficili per la corsa prolungata, nel fantastico crono di 27.01:13 vuol dire realizzare un impressionante capolavoro di tattica, calma, esperienza e velocità finale. Un grosso applauso lo merita il trio keniano composto da Geoffrey Kamworor, Bedan Karoki e Paul Tanui che, finalmente con una tattica quasi perfetta, tengono il ritmo altissimo sin dal primo chilometro, costringendo il britannico a tenere le antenne ben alte prima del previsto.
Solo un primo chilometro a 2.52 per posizionarsi al meglio nel gruppo dei 27 atleti al via, e poi la rumba keniana… un giro a testa... per passaggi tutti costantemente sotto i 2.44 al chilometro con lo scopo di sfiancare il fortissimo inglese. Mo Farah, ben cosciente della minaccia, si è fatto trovare pronto alla battaglia e ha dimostrato in questo contesto di non soffrire le forti andature africane. Chi scrive ha seguito la gara sulla BBC e gli osservatori inglesi facevano notare saggiamente come Farah “girasse facile” a 65-66 secondi al giro: avessero corso un secondo circa più forte al giro, forse il copione sarebbe stato diverso. Curioso il particolare di come più volte Mo Farah abbia rischiato di inciampare sia per i doppiaggi che per la marcatura veramente stretta condotta dai keniani in perfetto stile ciclistico.
Come sempre Mo Farah realizza il capolavoro all’ultimo chilometro corso in 2.28:81 dove cerca e trova, agli ultimi 500mt, la miglior soluzione tattica per le sue caratteristiche sfruttando una ingenuità di Kamwowor che gli concede di prendere la corda e di gestire quindi la sua volata con la massima capacità di controllo. Giusto segnalare altresì la gran volata lunga di Paul Tanui che faceva presagire i fuochi d'artifici agli ultimi 100 metri. Reazione lenta ma dirompente quella del keniano già trionfatore della Cinque Mulini, costretto ai 300mt ad un primo sforzo e a una progressione forte per rientrare sul duo Farah-Kamworor e poi rimanere sulle gambe ai 150mt quando invece si sarebbe dovuto averne ancora.
Livello strepitoso per questa prima finale delle lunghe distanze dalla pista con tre atleti sotto i 27:03 e 5 atleti sotto i 27.10, poi un enorme gap di circa 40sec prima di trovare altri atleti in gara. Una gara che merita un 10 pieno in un’ipotetica pagella di giornata e ci lancia in quella che sarà una grande settimana di gare sulle lunghe distanze dove assisteremo ancora a qualcosa di magnifico.
Per il team keniano, la medaglia d’argento di Kamworor e quella di bronzo di Paul Tanui a parziale consolazione della cocente delusione avuta questa mattina nella maratona maschile, totalmente anonima e incolore per i ragazzi degli altipiani. Reazione che ci aspettiamo anche dall’Etiopia che, dopo l’argento di Tsegay questa mattina, vede i propri portacolori dei 10mila decisamente lontani dai loro standards migliori, e pronti quindi a dimostrare il proprio valore su distanze inferiori grazie anche a quella atleta chiamata Genzebe Dibaba.