Continua la querelle legata a Markus Rehm, saltatore in lungo diversamente abile, che dopo l’exploit estivo prima a 8,24 m e poi a 8,29 m si ripete ai Campionati Mondiali di categoria a Doha, con un fantastico 8,40 m.
La misura, che quasi certamente lo collocherebbe su qualsiasi podio olimpico o mondiale delle gare per normodotati, rialimenta il dibattito dopo che la federazione tedesca non lo convocò per gli Europei. A suo tempo il presidente Clemens Prokop aveva dichiarato che la federazione avrebbe continuato a svolgere degli approfondimenti per verificare l’eventuale “effetto catapulta” di cui beneficerebbe l’atleta grazie a questo arto in fibra di carbonio.
Speriamo che si arrivi presto ad una chiarificazione. Di certo le ambizioni di Rehm di seguire l’esempio di Oscar Pistorius, partecipando ad un’olimpiade, sono più che comprensibili.
Come forse avrete già letto nel nostro pezzo precedente (clicca qui), l’atleta, che è amputato alla gamba destra, utilizza una protesi sulla quale vengono sollevati molti dubbi, anche dai suo stessi avversari. Protesi che peraltro risulterebbe essere anche più lunga di qualche centimetro rispetto all’altro arto, come ammesso dallo stesso interessato.
Rehm resta in fiduciosa attesa, in quanto ha dichiarato che non vuole vincere col sospetto. In realtà, forse basterebbe che al momento dello stacco utilizzasse la gamba sinistra e non la protesi destra. Ma ci rendiamo conto che ciò sia molto più facile a dirsi che a farsi.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.