L’atletica russa è fuori dai Giochi di Rio.
Il Consiglio della IAAF, riunito oggi a Vienna, ha deciso di confermare, con decisione unanime dei 24 membri, la squalifica inflitta a novembre alla Federazione Russa e ai suoi atleti, dopo i tanti casi di doping emersi ed accertati dalla Wada, l'agenzia mondiale anti-doping, e l’insufficiente tentativo del sistema sportivo di Mosca di porre apprezzabili cambiamenti nel sistema anti-doping nazionale, troppo corrotto.
Lo ha dichiarato Mikhail Boutov, segretario generale della Araf, appunto la Federazione di atletica russa, che all'agenzia di stampa Tass, ha dichiarato: “Sono in grado di confermare, la sospensione è mantenuta, al momento non in grado di rilasciare ulteriori commenti”.
La prima a reagire, Yelena Isinbayeva, la “zarina” dell’asta, due volte olimpionica, che si è detta pronta a ricorrere alla Corte per i diritti dell'Uomo per dimostrare che la sentenza della Iaaf è una forte violazione dei diritti umani.
La stessa federazione russa sta valutando il ricorso al Tas contro la squalifica; il ministro russo dello Sport, Vitaly Mutko, dopo aver sarcasticamente definito “attesa e scontata” la squalifica, ha manifestato la voglia di reagire alla sentenza.
Per gli atleti russi, almeno per i pochi “puliti”, la speranza è che il Cio li possa ammettere singolarmente, basandosi sulla fedina penale immacolata.
Al momento, però, la sospensione riguarda sia gli atleti che l’intera Federazione e quindi anche le manifestazioni di pertinenza internazionale (Iaaf e Eaa), a cominciare dagli Europei di Amsterdam del mese prossimo.