Doping di stato, l’accusa per la Russia che emerge dal rapporto Wada, redatto dalla commissione indipendente guidata dall'avvocato canadese Richard McLaren.
In particolare, in 97 pagine, descrivendo almeno 577 positività coperte per atleti di 31 sport, paralimpici compresi, si afferma che il doping dello sport russo era coperto e favorito dallo Stato, dal ministero dello sport di Mosca, con il controllo dei servizi segreti, con un vero e proprio “sistema di falsificazione” dei test, con il laboratorio di Sochi impegnato a consentire agli atleti russi dopati di partecipare ai Giochi Invernali del 2014. “Attivissimo” anche il laboratorio di Mosca, per almeno 312 casi: il sistema cominciò con Vancouver nel 2010, e coinvolgendo 21 discipline olimpiche su 28, “lavorò” per i Giochi di Londra 2012, i mondiali di atletica di Mosca 2013, le Universiadi (2013) e i Mondiali di nuoto di Kazan 2015, con la manipolazione o la sostituzione di provette di urina e sangue con campioni “puliti” prelevati in precedenza.
Così, il comitato esecutivo della Wada ha fatto recapitare al CIO una richiesta di esclusione dai Giochi di Rio di tutti i team della Russia. Ha chiesto, inoltre, che sia negato l'accredito per i Giochi a "funzionari del governo russo e dirigenti" e che siano sollecitate le varie federazioni sportive internazionali affinché prendano provvedimenti contro le 'consorelle' russe.
E l’USADA, l’agenzia antidoping americana, ha subito appoggiato la WADA chiedendo l’esclusione dell’intero sport russo da Rio.
Il CIO si è detto pronto "alle più dure sanzioni" nei confronti di persone e organismi coinvolti nello scandalo doping della Russia: il presidente Tomas Bach, ha parlato di "un inedito e choccante attacco all'integrità dello sport e dei Giochi Olimpici", in attesa dell'esecutivo convocato d'urgenza per il 19 luglio.
Frattanto, il presidente russo Putin ha disposto che tutti i dirigenti pubblici accusati nel rapporto Wada siano temporaneamente sospesi dai loro incarichi fino alla fine delle indagini, come è subito avvenuto per il viceministro dello Sport russo Iuri Nagornykh, ma al contempo ha minacciato una scissione della Russia dal Comitato Olimpico, sostenendo: “Il movimento olimpico, che ha un colossale ruolo unificatore per l'umanità, potrebbe di nuovo trovarsi sull'orlo di una scissione. La situazione rievoca involontariamente un'analogia con l'inizio degli anni '80, quando molti Paesi dell'Occidente per l'intervento delle truppe sovietiche in Afghanistan boicottarono le Olimpiadi di Mosca, e quattro anni dopo l'Urss per ritorsione rispose con il boicottaggio dei Giochi di Los Angeles".
Da segnalare anche la presa di posizione del Comitato olimpico russo, secondo cui sarebbe sbagliato impedire agli atleti "puliti" di partecipare ai Giochi di Rio: "Siamo categoricamente in disaccordo con chi ritiene la possibile esclusione dai Giochi di centinaia di atleti russi puliti un'accettabile conseguenza spiacevole delle accuse presenti nel rapporto".
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in riferimento al caso Russia, lunedì 18 ha dichiarato: "Il rapporto Wada è molto duro, ci sono dati inquietanti. È sorprendente il timing della questione, domani il Tas si deve pronunciare sul ricorso dei russi per l'atletica, che sono sub judice come la vicenda Schwazer. Questa cosa indubbiamente crea un problema, tanto è vero che mi risulta oggi ci sia un Esecutivo via telefono. Non so quali provvedimenti arriveranno ad adottare. Ho letto le parole di Bach che sono eclatanti ed eloquenti".
Ma, ieri pomeriggio, martedì 19, l'esecutivo del CIO ha deciso di rinviare una sentenza definitiva sul caso doping della Russia, passando dal bando totale ad una formale procedura disciplinare nei confronti delle persone coinvolte nel rapporto Wada, nominando una Commissione disciplinare, anche in attesa della sentenza TAS del 21 luglio sul ricorso degli atleti russi squalificati dalla Iaaf (Tas che ha iniziato le audizioni sul ricorso dei 68 atleti, una decisione potrebbe essere presa domani, giovedì 21).
Ecco la nota: “Esamineremo con cura il rapporto McLaren valutando le opzioni legali, confrontando il bando totale di tutti gli atleti e il diritto alla giustizia individuale”.
La partecipazione di ogni atleta ai Giochi di Rio dovrà così essere decisa dalle varie Federazioni internazionali (il CIO ha perciò chiesto alla WADA i nomi dei russi le cui provette sono state manipolate), mentre nessun dirigente implicato nel doping sarà accreditato.
Inoltre, l’esecutivo del CIO ha deciso lo stop ad ogni manifestazione sportiva sotto patrocinio del Comitato Olimpico Internazionale in territorio russo fino al 31 dicembre.
Intanto, il ministro dello Sport russo Vitali Mutko ha negato ogni suo personale coinvolgimento nello scandalo doping definendo le accuse "irreali e impossibili", sostenendo che la sospensione di alcuni dirigenti russi deve essere considerata "temporanea".
E il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha dichiarato di attendere che la Wada fornisca le prove del coinvolgimento dei servizi segreti russi (Fsb) nello scandalo doping, informazioni che potrebbero essere utilizzate per l'inchiesta in corso in Russia.
Lo stesso Peskov ha aggiunto: “La Russia non boicotterà i Giochi di Rio. Siamo grandi sostenitori delle idee olimpiche e membri della famiglia olimpica e non vogliamo che queste situazioni danneggino il movimento olimpico”.