Un “argento” e tre “bronzi” italiani: perché non parlare dell’UTMB?
Mi sembra incredibile, ma a tre giorni dall’arrivo a Chamonix dell’ultimo concorrente all’Ultra Trail Mont Blanc, sulla stampa italiana non trovo nessuna notizia decente, e quasi niente indicizzato dai blog (con l’eccezione lodevole di “Bio Correndo”), a parte le consuete esaltazioni o selfie del singolo atleta che l’ha finita, che in genere servono solo all’interessato.
Eppure si tratta di una specie di campionato mondiale dell’Ultratrail, una New York della corsa in montagna, che ogni anno si può permettere di aumentare le tariffe e “incattivire” i requisiti (i famigerati “punti qualificativi”), lasciando pur sempre a casa metà o più degli aspiranti corridori; e che per metà percorso si svolge in territorio italiano, tra le valli di La Thuile e Courmayeur (con sconfinamenti ancor più a est nel caso della Petite Trotte à Léon).
Provo dunque a darne notizia su Podisti.net (compiendo un’eccezione alla regola che mi ero dato quando questo sito nacque, e mi ero ripromesso di scrivere solo di gare che avessi corso in prima persona). A parziale scusante dirò che ho pestato sentieri in 5 edizioni di questa gara (3 UTMB e due TDS), dal 2007 al 2015, finendole tutte, e insomma quei sassi li conosco un pochino…
Dunque, la 14^ edizione dell’UTMB (la prima risale al 2003, e nei primi anni esisteva solo la gara “intera” di 156 km, con possibilità però di finire in graduatoria anche fermandosi all’intermedio di Courmayeur) ha classificato in tutto 4720 atleti (senza contare i giovanissimi del percorso-mini), e un numero difficilmente precisabile di staffette della terribile PTL (risultano arrivate 44 staffette complete dei loro tre membri, ma in più parecchi “cani sciolti” superstiti del loro gruppo, tra cui la celebre ultratrailer veneta Roberta Peron).
Di questi 4720, gli italiani (se non ho contato male, e se tutti hanno dichiarato la loro nazionalità) sono 447, ben ripartiti nelle quattro corse principali, anche se sono lontani i tempi in cui era un italiano quasi sessantenne, Marco Olmo, a vincere su tutti.
Nel più classico dei percorsi, la Ultra Trail portata da qualche anno a 170 km con diecimila metri da scendere e salire, e chiusa da 1468 arrivati, hanno vinto due francesi: Ludovic Pommeret in 22 ore e 2 secondi, e Caroline Chaverot in 25.15. L’unica italiana con ambizioni di primato, Francesca Canepa, si è ritirata dopo pochi km, e la prima delle nostre è risultata Graziana Pe, 11° assoluta in 32.26. Tra gli uomini da menzionare Giulio Ornati, nono assoluto in 23:25. Sono 118 gli uomini e 11 le donne cosiddette “in azzurro” che hanno chiuso, e qui farò una parzialità citando i miei amici modenesi di provincia, Francesco “Checco” Misley, 266° assoluto in 36.15, e Olivier Samain 732° in 41:39 (una ventina di minuti meno di quello che combinai io nel 2008, bei tempi). I due ragazzoni erano l’anno scorso con me alla “prova generale” della TDS, si sono innamorati della corsa e quest’anno hanno fatto il massimo, oltre tutto portando con sé una squadriglia targata Mud&Snow, come a dire che non abbiamo paura di niente.
Al secondo dei percorsi in ordine di lunghezza (ma il primo come difficoltà: vi garantisco che la discesa del Passeur de Pralognan è la cosa più difficile di tutto il complesso delle gare, più ancora della salita di Bovine inflitta a UTMB e CCC), il Trail des Ducs de Savoye di 120 km +7500 m di dislivello, sono arrivati alla fine in 1060, di cui 99 nostri connazionali. Sul podio l’italiano Franco Colle, terzo in 15.32; complimenti anche al vecchio amico “Mau delle vette”, Maurizio Scilla, che ha chiuso in 26.38. Migliore delle italiane Annalisa Faravelli, 7a assoluta in 20.43; mentre le treccine bionde della modenese Francesca Braidi hanno chiuso in 31.34 (una mezzoretta meglio di quanto feci io l’anno scorso).
La CCC, Courmayeur-Champex-Chamonix (ciò che rimane dell’antica ‘mezza’ dei primi anni, nata di 88 km e ora portata a 101 + 6100 metri) ha visto quasi 1300 arrivati di cui 122 italiani. Un altro podio per l’habitué Giuliano Cavallo, 3° in 12.19; due scandianesi a rincalzo, 29° Davide Scarabelli in 14.24, 72° Alen Sassi, in 16.06.
Un po’ di gloria, ma solo al femminile, per la più giovane delle corse, la OCC ovvero Orsières- Champex-Chamonix di “soli” 55 km e 3500 metri: fatte le proporzioni, una gara per principianti, infatti senza necessità di punti qualificativi, e finita da 1230 concorrenti di cui 97 italiani. Più brave le femminucce, se ben quattro azzurre sono nelle prime otto: Lara Crivelli e Sara Locatelli, seconda e terza a pochi metri l’una dall’altra, in 7.34; Anna Biasin 7° in 7.54 e Franca Scribani in 7.56.
Credo che a tutti, passata la stanchezza certamente enorme, rimarranno negli occhi quei paesaggi e la voglia di rivederli, fin che morte non ci separi dalla più favolosa corsa in montagna che ci sia.