
— No — rispondeva sempre più scoraggiato Massimo Troisi nel suo celebre “Ricomincio da tre”, prima di
lamentare che un napoletano non può viaggiare, può solamente emigrare.
Da stereotipo a stereotipo.
Sono alquanto restio a raccontare che corro maratone, non perché me ne vergogni. Anzi, ne sono orgoglioso. La questione è che, appena qualcuno viene a conoscenza di questa mia insana passione, la domanda d’obbligo è immancabilmente la stessa.
— Hai fatto New York? — Nell’immaginario comune, la maratona di New York è infatti la più lunga, la più dura, la più selettiva e solo i più forti la possono affrontare.
— No — rispondo un po’ seccato, e so di stupire l’interlocutore quando gli confesso che, se dovessi decidere di superare l’Oceano per una maratona, sceglierei centomila volte Boston, piuttosto che New York.
— Boston, e cos’è mai?
Ma, senza dover varcare l’Oceano, anche in Italia ci sono maratone che meritano ampiamente d’essere affrontate. Mi chiedo infatti quante manifestazioni straniere possano contare su uno scenario simile a quello di Venezia, di Firenze e, soprattutto, di Roma. E poi, anche tra quelle che non possono fruire di sfondi straordinari, ve ne sono di godibili, non fosse altro che per la loro struttura fatta a misura di podista.
Debbo peraltro confessare che ho una particolare simpatia per la maratona di Roma (a cui, per disdette assortite, non arrivo neppure a iscrivermi), ma spero che non sia solo per questo, se la ritengo la manifestazione regina in Italia, e una delle più belle al mondo. Da tutti i punti di vista.
L’organizzazione sembra sempre pronta ad affrontare con efficienza e compostezza qualsiasi evenienza ed ha il buon gusto di non lasciarsi andare mai, anche quando le circostanze lo consentirebbero, in sperticati peana, ricorrenti invece in altri loro colleghi organizzatori, perfino in occasioni che meriterebbero piuttosto un autocritico silenzio. La città è tutta da vedere e la cittadinanza da scoprire. Pure i numeri le danno ragione, se è dall’edizione del 2007 che si mantiene costantemente sopra i 10.000 classificati.
Quest’anno rispetto all’edizione record del 2011, che vide 12.607 arrivati al traguardo, c’è stata una non banale flessione per lo più dovuta ad una giornata poco primaverile e, soprattutto, a concomitanze del tutto eccezionali e irripetibili. I 10.665 classificati rappresentano ciò nonostante un numero di tutto rispetto e consentono alla maratona di Roma di mantenere una consolidata supremazia sulle altre maratone italiane.
Chi l’ha frequentata ne ha un buon ricordo, ed anche quel mio compagno di società, a cui sparì la sacca con tutto il contenuto, ne è rimasto affascinato tanto da ritornarci, indifferente alla disavventura patita. In definitiva una maratona degna di lode ma non per questo del tutto esente da pecche.
Un difetto in effetti non le appartiene, ma lo eredita perché per il cronometraggio utilizza la ditta Timing Data Service, meglio conosciuta con l’acronimo TDS, che usualmente elabora classifiche con lacune non trascurabili in quanto omette d’indicare alcuni degli attributi che servono ad identificare i partecipanti. La lamentela l’ho già espressa in altri casi e riguarda soprattutto la mancanza di un identificativo e dell’anno di nascita dei partecipanti. Oltre a ciò, TDS consente solo che si possa scaricare un file protetto e, quindi, non elaborabile della classifica. Un download tipico dei cosiddetti sistemi proprietari.
Non ne comprendo i motivi, salvo che un simile atteggiamento non sia conseguente ad una volontà di inibire indagini e studi. E perché mai, poi?
Ma, come già affermato in un precedente intervento, una ditta privata non deve mica farsi carico degli interessi collettivi, cosa che invece un’istituzione, costituita a tale scopo, non può certo tralasciare di fare. Sino ad oggi, La FIDAL pare essersi disinteressata della questione. Resta la speranza che la Federazione, da poco rinnovatasi nelle principali cariche, voglia ora affrontare il problema imponendo una trasparenza che sola potrà assicurare sia il rispetto dei risultati tecnici in sé stessi, sia la tutela della memoria storica delle gare su strada, sia la garanzia che possano essere condotti indagini e studi liberi. Gli atti posti in essere in questi primi mesi dall’attuale Presidente della FIDAL incoraggiano una qual certa fiducia e mi fanno credere che questa mia speranza non sia del tutto campata in aria. In ogni caso, si vedrà.
Nel caso specifico, debbo inoltre riconoscere che l’organizzazione romana, a differenza di molte altre, s’è sempre dimostrata disponibile a fornire i file delle classifiche integrate dal dato relativo all’anno di nascita, ovviando quindi alle iniziali carenze informative. Resta tuttavia valido il principio: un settore, come quello delle gare su strada, merita un’attenzione pari a quella concessa all’attività su pista e non è certo commendevole che sia abbandonato in balia degli interessi e delle volontà dei privati.
Un neo, quindi, a cui l’organizzazione stessa pone rimedio e che, in fondo, forse scuote la coscienza di pochissimi, sia perché dei principi ormai quasi nessuno sa più che farsene, sia per la difficoltà a riconoscere un qualche risvolto importante nel fatto che una classifica sia redatta in maniera incompleta. Di ben più facile evidenza è invece la questione riguardante i premi da destinare agli atleti italiani.
Come noto, la FIDAL ha stabilito che nelle gare nazionali ed internazionali “gli organizzatori dovranno prevedere un montepremi pari al 25% del totale, riservato esclusivamente ai soli atleti italiani e da distribuire sulla base del loro ordine d’arrivo”. Tutto ciò al fine di incentivare la partecipazione dei nostri connazionali. Ebbene, al di là di ogni giudizio di merito, la norma citata a volte non assume neppure la consistenza di grida manzoniana tanto essa viene disattesa e scansata.
Se c’è infatti un dato soggetto alla più sfrenata fantasia è proprio quello della nazionalità degli atleti. Tanto per dare un esempio, c’è una master d’una certa fama, che a volte compare come Britannica, altre come Canadese e, in alcuni casi, diventa anche una nostra connazionale. In questa incredibile confusione non è facile barcamenarsi e lo è ancor meno per un partecipante. Poniamo infatti il caso che un atleta italiano arrivi secondo e dubiti che chi l’ha preceduto gareggi, come dichiarato, per l’Italia ma per altra nazione. Come potrà appurare se ha ragione di dubitare o no? La risposta appare semplice: basterà utilizzare le scheda degli atleti presenti sul sito della FIDAL. Niente di più sbagliato, perché la FIDAL non rende nota tale informazione, né per i propri affiliati né, tantomeno, per quelli UISP o degli altri enti di promozione sportiva con essa convenzionati.
All’atto pratico all’atleta in questione restano due vie: presentare reclamo al buio, rischiando la tassa in questi casi dovuta, oppure mugugnare e lasciar perdere. Il che non mi pare proprio il massimo della garanzia giuridica.
Se qualcuno è propenso a fare il furbo, può pertanto sfruttare un sistema informativo non particolarmente esauriente. Se qualcuno ha fantasia, può invece eluderla.
La maniera più in voga è quella di condizionare i premi in denaro destinati agli italiani alle prestazioni da essi conseguite. Ad esempio, il primo italiano ha diritto ad una certa somma, però solo se chiude la maratona entro un certo tempo. Sarà pertanto sufficiente fissare un tempo limite non alla portata d’un nostro connazionale (del tipo, 2h08’00”), per garantirsi che l’importo del primo premio sia bell’e risparmiato.
È per altro del tutto comprensibile che gli organizzatori abbiano interesse, per una questione d’immagine, che i premi siano appannaggio di atleti che ottengono riscontri cronometrici di eccellenza e, per questioni economiche, che i costi possano essere contenuti nei limiti di un budget sempre più risicato. Molto meno comprensibile il poco interesse con cui la FIDAL ha sinora seguito l’applicazione della norma.
Comunque sia, il regolamento della maratona di Roma prevede per il primo classificato italiano un premio di 5.000 €, solo se è in grado di mantenersi entro le 2h12’00”, ed a scalare per il decimo un premio di 200 €, se la sua prestazione non è superiore a 2h20’00”. Per le classificate italiane i premi sono di pari entità e sono erogabili alla prima, qualora si mantenga entro le 2h27’00”, ed a scalare alla decima, purché ottenga un tempo non superiore alle 2h40’00”.
Chiunque potrà facilmente constatare che le graduatorie del 2012 hanno un solo italiano in grado di tenersi entro le 2h12’00” ed undici entro le 2h20’00”. Per le atlete italiane ne abbiamo una capace di tempi entro le 2h27’00” ed otto entro le 2h40’00. Pertanto, se si vuole una manifestazione di qualità, la via ora seguita appare certamente la migliore possibile; se invece si vuole incentivare la partecipazione degli atleti italiani, com’è nel dettato della norma, probabilmente una delle peggiori. Tant’è che nell’edizione di quest’anno il primo italiano ha ottenuto 2h34’31” e la prima italiana 2h59’40”, e il montepremi non è stato distribuito. Verosimilmente la presenza di Lalli avrebbe reso lo scenario meno mesto, senza però modificare più di tanto la sostanza delle cose.
In definitiva, se s’intende effettivamente sostenere la norma introdotta, forse sarebbe il caso d’intervenire con qualche correttivo che tenga anche conto dei costi che essa comporta per chi organizza le manifestazioni. Allo stato attuale, così com’è applicata, non soddisfa le esigenze per le quali è stata introdotta. Anzi finisce per conseguire effetti del tutto opposti.
E passiamo ora ai vincitori di categoria.
Iniziamo con I primi della classe, Getachew Terfa Negari (2:07:56) e Helena Kirop (2:24:40) che hanno ottenuto riscontri cronometrici di tutto rispetto, a testimonianza d’una gara di livello eccellente che ha visto, nel settore maschile, ben 8 atleti esprimersi entro le 2h10’00” e, in quello femminile, 3 atlete attorno alle 2h25’00”.
Per quanto riguarda i master, i trentacinquenni si sono difesi con prestazioni appena sufficienti: Roberto di Gregorio ha prevalso tra gli MM35 con il personale di 2:37:00 e Marisa Russo — probabilmente all’esordio nelle maratone — tra le MF35 con il tempo di 3:07:26. Neppure nella categoria successiva si sono avuti tempi di rilievo: Monia Coletti ha primeggiato tra le MF40 in 3:08:35 e Andrea Zambelli, primo italiano in classifica, ha regolato i coetanei della MM40 in 2:34:31.
Anche gli MM45 non si sono distinti più di tanto, ed è stato sufficiente ad Antonio Gallone un usuale 2:43:40 per metterli in fila; ancor più modesto il tempo di 3:26:27 con cui Margherita Fraternali ha primeggiata tra le MF45.
Negli MM50 Andrea Moccia ha dominato con un ottimo 2:40:18, mentre è bastato un discreto 3:25:44 per consentire alla tedesca Christine Campbell James d’aver ragione delle pari età della MF50.
Di spicco invece il risultato ottenuto dalla olandese Gerda Verburg che con 03:26:11 ha tenuto a bada una coriacea Eugenia Ricchetti e tutte le altre avversarie della categoria MF55. Buono pure il tempo che ha consentito ad Euro Pellegrini, per la prima volta sotto le 3 ore (02:55:24), di prevalere tra gli MM55.
Ottimo riscontro cronometrico per Mario Pentangelo che, con un per lui usuale 02:56:05, ha tenuto a debita distanza i pari età della MM60. Più combattuta la categoria MF60 che ha visto la vittoria della transalpina Myriam Tyberghein con un discreto 03:55:25.
Eccellente la prestazione di 03:02:28 con cui Francesco La Regina ha maramaldeggiato nella categoria MM65, relegando la concorrenza a più di 20 minuti di distacco; con uno scarto analogo, Paola Cenni s’è imposta tra le MF65 conseguendo un 04:11:37 di buona fattura.
La MF70 è stata appannaggio di Anna Maria Panzironi, espressasi in 05:34:00; nella categoria MM70, Giuseppe Cristin ha regolato la concorrenza imponendosi con un perentorio 03:33:27.
Gloria infine per lo sloveno Ivan Tacer e per il bravissimo Giuseppe Succu, impostisi rispettivamente tra gli MM75 e gli MM80 con i tempi di 04:38:39 e 04:35:25 .
La grande mole di record elaborati ha comportato qualche inevitabile errore nelle indicazioni delle società di appartenenza. Per questo nella lista riassuntiva che segue le società di due vincitori di categoria differiscono da quelle indicate nella classifica ufficiale.
Categoria |
Cognome |
Nome |
Anno |
Società |
Tempo reale |
Assoluti M |
Negari |
Getachew Terfa |
1983 |
ETH |
02:07:56 |
Assoluti F |
Kirop |
Helena |
1976 |
KEN |
02:24:40 |
MM35 |
Di Gregorio |
Roberto |
1974 |
Tivoli Marathon |
02:37:00 |
MF35 |
Russo |
Marisa |
1977 |
ASD Marathon Massafra |
03:07:26 |
MM40 |
Zambelli |
Andrea |
1970 |
Atletica Scandiano |
02:34:31 |
MF40 |
Coletti |
Monia |
1969 |
Fit Program By Naiadi |
03:08:35 |
MM45 |
Gallone |
Antonio |
1966 |
G.S. Podistica Preneste |
02:43:40 |
MF45 |
Fraternali |
Margherita |
1967 |
|
03:26:27 |
MM50 |
Moccia |
Andrea |
1959 |
G.S. Bancari Romani |
02:40:18 |
MF50 |
Campbell James |
Christine |
1962 |
U.S. Roma 83 - GER |
03:25:44 |
MM55 |
Pellegrini |
Euro |
1958 |
Athletic Club 96 Ae Spa |
02:55:24 |
MF55 |
Verburg |
Gerda |
1957 |
NED |
03:26:11 |
MM60 |
Pentangelo |
Mario |
1949 |
A.S. Runners Ciampino |
02:56:05 |
MF60 |
Tyberghein |
Myriam |
1953 |
FRA |
03:55:25 |
MM65 |
La Regina |
Francesco |
1947 |
ASD Atletica Carmagnola |
03:02:28 |
MF65 |
Cenni |
Paola |
1947 |
GS Lital |
04:11:37 |
MM70 |
Cristin |
Giuseppe |
1942 |
Spotorni Run |
03:33:27 |
MF70 |
Panzironi |
Anna Maria |
1943 |
Atletica Tusculum |
05:34:00 |
MM75 |
Tacer |
Ivan |
1937 |
SLO |
04:38:39 |
MM80 |
Succu |
Giuseppe |
1932 |
G.S. Bancari Romani |
04:35:25 |